Trento
La petizione: 8.238 insegnanti e cittadini per dire no al disegno si legge «Zerosei»

L’appello sottoscritto da 8.238 insegnanti e cittadini è stato consegnato ieri pomeriggio al presidente Walter Kaswalder.
Chiedere il coinvolgimento dei docenti della scuola d’infanzia e il confronto con esperti per valutare e individuare assieme eventuali modalità di intervento. Lo chiedono le insegnanti Michela Lupi e Elena Adami che ieri pomeriggio hanno depositato a palazzo Trentini una petizione popolare sottoscritta da 8.238 tra insegnanti e cittadini.
Le docenti hanno consegnato al presidente Walter Kaswalder un testo contenente una dettagliata disamina di sette temi relativi al mondo della scuola dell’infanzia che vorrebbero fossero affrontati con il coinvolgimento degli operatori del settore e di esperti. Insomma, non solo contrarietà sulle aperture a luglio o sulla cosiddetta riforma “Zerosei” (il ddl della consigliera de La Civica Vanessa Masè ha appena iniziato il suo percorso in Consiglio), sottolineano, ma la volontà di affrontare assieme, con una serie di proposte e in modo organico i temi in vista di un allargamento dello sguardo sulle problematiche della scuola dell’infanzia.
Tra i temi sul piatto (citati dalla petizione) ci sono dunque anche il numero di bambini per sezione, la mancanza di personale qualificato, la modalità di assegnazione degli incarichi annuali, la gestione 210 ore, l’aumento della quantità di bambini con bisogni educativi speciali.
“L’urgenza di raccordarsi con i cambiamenti avviati a livello nazionale verso il sistema 0-6 – recita la petizione – non deve tradursi in un cambiamento frettoloso ed unilaterale soprattutto in una Provincia che gode di competenza esclusiva in questa materia”. La scuola dell’infanzia è una scuola perché ha una funzione educativa e non ricreativa e considera il bambino come un protagonista attivo dei processi di apprendimento e non come un soggetto da intrattenere, precisano le insegnanti.
Nel ricevere le firme, il presidente Kaswalder, ha evidenziato come i tempi siano cambiati (da quando i bambini portavano con sé all’asilo la legna per alimentare la stufa) e con essi le necessità dell’infanzia.
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