Trento
Sanità Trentina: dal primo al quinto posto in Italia, calano i servizi ma aumenta di 150 milioni la spesa

Non è un quadro positivo per l’azienda sanitaria trentina quello che esce dall’ultimo rapporto «Crea» sulla sanità.
Le quasi 600 pagine bocciano la sanità Trentina che in 4 anni scivola dal primo al quinto posto in Italia a fronte, nello stesso periodo, di un bilancio che lievita di ben 150 milioni di euro.
La situazione critica riguarda la diminuzione delle prestazioni e l’ormai cronica difficoltà del reclutamento del personale.
L’emergenza Covid è ormai alle spalle, almeno per tutte le altre regioni italiane, ma non per il Trentino che probabilmente non è stato abbastanza lungimirante e organizzato pensando che l’emergenza sarebbe finita prima o poi.
Le numerose segnalazioni da parte dei citttadini per i disservizi giornalieri sono in aumento e in tutti i settori. Ad aggravare ancora di più le cose sono i dati Istat sui tumori che stimano in 390.700 le nuove diagnosi di tumore nel 2022 (fonte: ‘I numeri del cancro in Italia 2022‘), a fronte delle 376.000 nel 2020.
Oggi 3,6 milioni di cittadini italiani vivono oggi con una diagnosi di cancro (dati del 2020), contro i 2,5 milioni del 2005. Non si può non pensare che questi numeri siano stati generati dalla pandemia forse gestita in modo non consono fino in fondo.
Presso l’azienda sanitaria la situazione è critica nei reparti di radiologia, oculistica e cardilogia. A dirlo è il dottor Giuliano Mariotti direttore sanitario dell’apss inventore dei codici rao che conferma che sull’onda lunga della pandemia la sua creatura «soffre» ormai di gravi problemi.
L’ultimo rapporto «Crea» sulla sanità certifica che sono 1.400 in media i pazienti a carico di ciascun medico di base in Trentino. A questo si sommano un calo di 285 mila prestazioni ambulatoriali (cittadini che probabilmente si sono rivolti a strutture private e fuori regione) con un totale di 4.300 ricoveri ospedalieri in meno e 2.500 accessi in meno i day ospital.
Si potrebbe pensare che visto il notevole calo dei servizi l’azienda sanitaria goda di ottima salute oppure in questi anni abbia risparmiato. Invece purtroppo no infatti il bilancio è lievitato di 150 milioni di euro in più.
Va ricordato che la sanità trentina assorbe circa il 35% dell’intero bilancio della provincia autonoma di Trento. Una zavorra insomma che deve preoccupare i nostri amministratori. Dal 2019 al 2022 l’efficienza è stato un tema importante in parte colmato anche dai gettonisti (vedi pronto soccorso) che però appesantisce ancora di più i bilanci della PAT. Il reperimento del personale, problema ormai cronico per la nostra provincia fa il resto sul fronte efficienza.
A questo proposito sempre il professor Mariotti a TgTrentino consiglia: «C’è una scuola di formazioni di medici generali a Trento, ma è chiaro che bisogna favorire l’interesse nei confronti di questa scuola da pare dei medici». Un commento di certo laconico, ma la domanda è: «Come mai non ci si è pensato prima?»
Sempre il rapporto Crea scrive che in tutte le regioni italiane c’è stata una «significativa riduzione delle liste di attesa in tutte le Regioni italiane ad eccezione della P.A. di Bolzano e della P.A. di Trento»
Tra il 2016 ed il 2021, il livello di finanziamento del fabbisogno sanitario standard è cresciuto maggiormente nel complesso delle Regioni settentrionali rispetto a quelle centrali e meridionali (Nord +2,0% medio annuo vs +1,6% medio annuo Centro e +1,5% medio annuo Sud).
A livello regionale, nel medesimo periodo, la Province Autonoma di Trento vanta un altro record negativo: è infatti insieme a Bolzano e alla Lombardia la Regioni in cui la quota di finanziamento del fabbisogno sanitario è cresciuta maggiormente: rispettivamente +3,0%, +2,6% e +2,2% medio annuo; all’opposto si sono posizionate la Basilicata (+1,0% medio annuo) e Liguria e Molise (+1,2% medio annuo entrambe). Ripetendo l’analisi al netto dei maggiori introiti.
Per quanto concerne la spesa pubblica 10 , risulta massima nella P.A. di Bolzano e in Valle d’Aosta (rispettivamente € 2.805,4 e € 2.518,3 pro capite), seguite dalla P.A. di Trento (€ 2.466,3) e dal Molise (€ 2.314,9); all’estremo opposto si collocano Campania (€ 2.047,8) e Lazio (€ 2.314,9).
Siamo messi male anche con le strutture psichiatriche. Nel 2020, in Italia, si registrano 26.425 posti (5,3 per 10.000 residenti, +1,4% rispetto al 2017) in strutture psichiatriche residenziali attive, con tassi che vanno da 1,0 per 10.000 residenti in Calabria e P.A. di Trento, a 16,7 in Valle d’Aosta. Rispetto al 2017, nella maggioranza delle Regioni si registra un aumento (il maggiore: +104,5% in Campania, da 1,2 a 2,5 posti per 10.000); i posti calano soprattutto nel Centro-Nord: la diminuzione più consistente nella P.A. di Trento (-73,6%). Nel 2020, i posti in
strutture semiresidenziali sono pari a 15.055 (3,0 per 10.000 residenti, +1,8% rispetto al 2017). I tassi vanno da 0,1 per 10.000 residenti in P.A. di Trento a 6,0 in Friuli Venezia Giulia. Rispetto al 2017, in quasi tutte le Regioni si registra un aumento (il più alto: +24,7% in P.A. di Bolzano). (Scarica qui il rapporto crea completo sulla sanità)
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