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Azione di classe contro la Juventus per il caso plusvalenze, i tifosi devono essere risarciti

Risarcimento danni. È la richiesta che l’associazione Codici avanza tramite l’azione di classe promossa nell’ambito del caso plusvalenze che vede coinvolta la Juventus.
“La vicenda è nota a tutti – dichiara Ivano Giacomelli –, ma a nostro avviso finora si è parlato poco delle conseguenze per i consumatori. Il danno causato dalla ormai ex dirigenza bianconera, infatti, non riguarda solo il campionato di Serie A, ma anche i tifosi che hanno sottoscritto un abbonamento o hanno acquistato biglietti per vedere singole partite. Sono stati danneggiati. Per questo devono essere risarciti, come chiediamo con l’azione che abbiamo deciso di avviare”.
“Chi si abbona, chi va allo stadio – sottolinea Carmine Laurenzano – lo fa anche perché crede nella prospettazione della forza della squadra che tifa. Oggi, invece, emerge che i bilanci sono falsati. I 15 punti di penalizzazione inflitti alla Juventus per la Serie A, a cui potrebbe fare seguito una sanzione in campo europeo, derivano dal fatto che la dirigenza ha falsato la prospettazione del club.
Una condotta talmente grave da pregiudicare gli esiti del campionato. Di fronte alla falsa prospettazione della realtà, riteniamo che i consumatori, in questo caso i tifosi della Juventus, debbano ottenere una riduzione del prezzo dell’abbonamento o del biglietto acquistato, se non addirittura la risoluzione del contratto ed il rimborso integrale. Crediamo che questa sia la strada da seguire nel caso plusvalenze e come associazione siamo pronti a percorrerla per tutelare i consumatori, coinvolti e danneggiati dal comportamento scorretto della dirigenza della loro squadra del cuore”. Ricordiamo che la Corte di Appello della Figc nelle motivazioni della sentenza ha parlato di “Illecito grave, ripetuto e prolungato. I nuovi atti provano l’intenzionalità”. La Juve annuncia il ricorso, il legali del club: “Decisioni viziate da evidente illogicità”.
E ancora: «Scopo del processo sportivo non è giungere a una determinazione esatta dell’ammontare delle plusvalenze fittizie, ma individuare se vi siano effettivamente state e se il fenomeno sia stato sistematico“. Sono questi due dei passaggi più significativi delle motivazioni con le quali la Corte d’Appello Federale ha argomentato le ragioni del -15 inflitto alla Juve il 20 gennaio scorso, in aggiunta alle altrettanto pesanti inibizioni ai suoi dirigenti.
Non la somma delle singole plusvalenze fittizie, notoriamente non individuabili oggettivamente come tali, ma l’intenzionale alterazione delle operazioni di mercato emersa dall’impressionante mole di documenti giunti dalla Procura della Repubblica di Torino.
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