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Trento

Giovanni Coletti a Tgcom24: «Crescita ragazzi autistici dramma mondiale»

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Nel pomeriggio di oggi, sabato 28 gennaio, Giovanni Coletti, presidente della Fondazione Trentina per l’autismo, è stato invitato a Tgcom24.

L’argomento è stato incentrato sulla situazione dello spettro autistico in Trentino ed in Italia. Coletti a precisa domanda della giornalista ha spiegato l’importanza del «Dopo di Noi», «Ci sono i fondi stanziati – ha spiegato Coletti – ora usiamoli»

«Oggi non esiste il dopo di noi per l’autismo – ha aggiunto Coletti – alle soglie dei 25/30 anni si dovrebbe pianificare con la famiglia, non il “parcheggio” in un’ associazione, ma strutturare un filone di pensiero dove la qualità di vita dei ragazzi potrebbe dare soddisfazione sia al ragazzo che alle famiglie. Oggi c’è un pensiero molto forte e il cosa accadrà con il dopo di noi  è quasi un dramma come la diagnostica iniziale, ritornano l’ansia e la paura quando i figli hanno 25/30 anni, in quanto molti genitori non vedono futuro per il figlio»

È stata una occasione anche di parlare di Casa Sebastiamo, l’eccellenza trentina a cui guardano molti in Italia e in Europa a cui credevono in pochi all’inizio, e questo il presidente della fondazione lo ha sottolineato all’inizio del suo intervento. «Dicevano che era un azzardo ora vengono da tutta Europa per vederla»

«Casa Sebastiano è una rivoluzione per via delle innovazioni presenti e degli strumenti con  i quali i ragazzi e le ragazze con autismo possono crescere acquisendo nuove informazioni e comportamenti. Questa differenziazione è necessaria per svolgere la parte riabilitativa nel migliore dei modi, infatti  gli aspetti di approccio con i ragazzi e gli adulti sono simili, ma non uguali a quelli utilizzati per i bambini. Per i più piccoli per esempio viene utilizzata la diagnostica, mentre per adolescenti e adulti oltre alle cure a livello sanitario c’è bisogno anche di socialità, esperienze sul territorio e contatto con altre persone» – ha risposto a precisa domanda Coletti.

Secondo Coletti «servono almeno 5 ore alla settimana minino di riabilitazione perchè i ragazzi autistici hanno potenzialità enormi. La politica deve fare la sua parte, infatti le istituzioni devono capire che la crescita dell’autismo è un dramma mondiale e che questi ragazzi vanno riabilitati quando sono giovani per così risparmiare risorse economiche ingenti quando diventano adulti».

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Qual è la reazione delle famiglie dopo la diagnosi di autismo di un figlio? Ha chiesto la giornalista a Giovanni Coletti 

«L’autismo è come uno tsunami molto forte che arriva all’interno delle famiglie e che destabilizza gli equilibri famigliari. Rappresenta un trauma molto forte e la tensione che si crea in famiglia è altissima rispetto a quella determinata da altre patologie; uno dei motivi è che ancora oggi non c’è una linea ben determinata e soprattutto legiferata dalle istituzioni, infatti non ci sono leggi che determinano un modello di riabilitazione per l’autismo.

Uno dei grandi problemi è la diagnosi che non viene fatta precocemente, per la maggior parte dei casi si attende che il bambino si “sblocchi” da solo , poi però  nei primi anni di vita i genitori decidono di individuare una diagnosi e molto spesso sono disposti a spostarsi in  giro per l’Italia. In seguito, dopo la drammaticità iniziale i genitori  cercano terapie che possano garantire le migliori sistemazioni  per il figlio.

Oggi in Trentino sono presenti due centri di diagnosi: il primo si occupa della diagnosi di primo livello, mentre l’altro è la diagnostica fatta dall’università di Rovereto ed è una diagnosi di secondo livello. É importante sottolineare che una persona affetta da autismo è unica, non esistono casi uguali, ognuno ha delle proprie caratteristiche e un proprio livello di gravità che si estende da 1 a 100. » – ha concluso Coletti.

L’autismo riguarda già, oggi, milioni di persone anche in Italia: la rilevazione del 2019 dell’Osservatorio Nazionale Autismo dell’Istituto Superiore di Sanità riporta l’impressionante dato di 1 bambino ogni 77 nella fascia di età dai 7 ai 9 anni che presenta un Disturbo dello Spettro Autistico.

Un problema enorme, che coinvolge a catena tutta la società: dalla sanità alla scuola, dai servizi socio-educativi e socio-sanitari al mondo del lavoro, dove almeno un terzo delle persone con autismo potrebbe confluire.

 

 

 

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