Alto Garda e Ledro
Centrale a Biomassa in Valle di Ledro: cronaca di un incidente annunciato

23 di gennaio, mattina presto, la Valle di Ledro è ancora assorta nei silenzi della notte, si cominciano a sentire i primi risvegli della natura. A Tiarno di Sopra sono le 6 del mattino e tutto sta per cambiare. La centrale a biomassa in poco tempo sta per essere avvolta da altissime fiamme e una enorme nuvola di fumo acre sta per diffondersi in tutto il paese.
Per la quarta volta da quando è stata messa in funzione la centrale è oggetto di un incendio, questa volta in modo molto serio.
Prima di avventurarci nel descrivere le tribolate vicende che nei suoi sei anni di esercizio hanno caratterizzato questa impresa con a capo Ledro Energia Srl gruppo Alto Garda Servi SpA, vogliamo per prima cosa esprimere gratitudine a tutto il corpo dei vigili del fuoco che con grande professionalità hanno affrontato la difficilissima situazione.
Siamo inoltre felici che nessun addetto o cittadino sia stato ferito o coinvolto nell’incidente.
Facciamo un po’ di cronistoria e partiamo dal 2014 quando un imprenditore storico della Valle, con idee solitamente al passo con i tempi, decide di sviluppare quello che parecchi anni prima era stato un timido tentativo di teleriscaldamento che aveva visto interessati gli stretti parenti.
Si mette al lavoro, sviluppa una serie di contatti tra cui i dirigenti della AGS SpA servizi di Riva del Garda e l’allora sindaco di Ledro. Quest’ultimo interessato a fornire energia termica al vicino plesso scolastico. Vengono quindi poste le basi progettuali della Centrale a Biomassa di Tiarno di Sopra con produzione di energia elettrica e termica e produzione di pellet a direzione Ledro Energia Srl.
Sembrerebbe un’ottima idea ma non a tutti i cittadini la cosa convince. Nasce un comitato, AS.PRO Ledro, contro la centrale i cui motivi di contrarietà si possono così riassumere: la centrale è troppo vicina all’abitato, troppo rumore, rischio d’incendio, aumento delle emissioni in zona, illogica destinazione a teleriscaldamento e in contro tendenza rispetto allo sviluppo di fonti ad energia rinnovabile ad emissioni zero. Non ultimo si sottolineava la mancanza di esperienza da parte dei proponenti nel gestire una attività tecnologica non semplice e per loro del tutto nuova.
Manifestazioni, ricorsi al TAR, raccolta firme, non sono servite a fermare il progetto. A sostenere il progetto si scomoda anche l’Università di Trento dipartimento di ingegneria civile, ambientale e meccanica che si dichiara certo dei benefici ambientali derivanti dall’intervento in particolare per la realizzazione del teleriscaldamento.
Un esempio di ciò che avviene spesso nelle dispute ove da una parte ci sono i cittadini con tutte le loro preoccupazioni e con i loro ragionamenti di buon senso che invitano alla prudenza, e dall’altra i tecnici che rassicurano sugli aspetti più critici. Quindi fidiamoci dei tecnici.
Nel 2017 l’impianto viene messo in funzione, costruito all’interno del capannone che l’imprenditore di cui sopra aveva venduto alla Ledro Energia Srl.
Ci sono voluti più di due lunghi anni per mettere in funzione in modo minimamente decente l’impiantistica. Durante quei due anni si sono succedute una serie di fumate abnormi con dispersioni in atmosfera ben oltre i limiti, malfunzionamenti dovuti ad una carenza di capacità tecniche nella messa a punto dell’impiantistica. Esiste a questo proposito una cospicua corrispondenza con APPA documentata da fotografie.
Nel frattempo il fiore all’occhiello dell’iniziativa, il collegamento con la rete di teleriscaldamento, arranca e il numero di utenti allacciati si limitano a poche unità, vanificando in questo modo quella parte di riduzione delle emissioni tanto certificata dai tecnici.
Negli anni gli utenti rimarranno inalterati, a continuare sarà invece la lunga serie di cattivi funzionamenti della centrale fino al 2020 anno nel quale la situazione diventa intollerabile dal punto di vista del rischio incendio. Quantitativi enormi di cippato lasciati senza alcuna protezione e totalmente fuori dai valori autorizzati. Oltretutto risulta sempre più critica la separazione tra attività della centrale e l’attività della vicina segheria.
Vengono inviate ulteriori segnalazioni ad APPA, ad altri enti ed anche ai vigili del fuoco nelle quali si evidenza una grave situazione di rischio incendio e di gestione non adeguata delle emissioni di polveri diffuse dovute anche allo stoccaggio di grandi quantitativi di cippato lasciato all’aria aperta. Era agosto 2020. Finalmente APPA decide di intervenire passando in rassegna tutte le 13 segherie della zona e riscontrando, a quanto ci è dato sapere, una diffusa difformità di conduzione degli impianti di combustione di biomassa.
Nel corso degli ultimi tre anni la centrale ha avuto ben quattro, incluso quello di gennaio 2023, episodi di incendio. Bisogna evidenziare che l’ultimo, il più grave dei quattro, ha diffuso in atmosfera una serie di sostanze tossiche dovute a diversi materiali andati combusti tra cui anche i moduli fotovoltaici con all’interno sostanze gravemente tossiche.
Tutto ciò a 50 metri dall’abitato ed a 75 metri dal plesso scolastico, scuola materna e primaria.
In quale direzione si sarebbe potuto andare se avessimo ascoltato quei cittadini che cercavano di far ragionare almeno i decisori pubblici? Per risolvere il fabbisogno energetico degli edifici pubblici si sarebbero potute installare pompe di calore geotermiche alimentate da impianti fotovoltaici. Ciò non solo per il plesso scolastico ma anche per le abitazioni del paese. Sarebbe potuta nascere una centrale fotovoltaica magari in condivisione con i vari cittadini , anticipato così lo sviluppo delle comunità energetiche d’attualità oggi.
La valle di Ledro sarebbe diventata in questi otto anni trascorsi un esempio virtuoso e lungimirante di sostenibilità ambientali riducendo, questo con certezza, in modo drastico le emissioni in atmosfera e lasciando giocare i bambini del paese al sicuro in un ambiente dall’aria più pulita.
Invece passa alla cronaca per i disastri all’ambiente causati da scelte poco oculate.
Una cosa tuttavia va urgentemente risolta e speriamo lo facciano le autorità preposte, vanno riscontrate le responsabilità ma ancora più urgente va completamente cambiata la direzione tecnica della centrale.
Articolo scritto per la Voce del Trentino con il contributo di Pietro Zanotti – Presidente Ledro Inselberg APS
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