Politica
Quella democrazia bislacca

Che strampalata idea è quella del “popolo sovrano” che tramite il voto elettivo cede la sua “sovranità” al Parlamento rinunciando alla sovranità (principio per cui il potere dello Stato si fonda sulla volontà di tutti i suoi cittadini. Come da l’art. 1, comma 2 della costituzione); all’autonomia (dal greco: «che si governa da sé»).
Con riferimento a enti e organi dotati del diritto di autodeterminarsi e amministrarsi liberamente nel quadro di un organismo più vasto, senza ingerenze altrui nella sfera di attività loro propria); l’indipendenza (condizione di chi, sia Stato o Nazione, sia persona, in politica, economica, ecc. ecc. non subordinata e comunque autonoma) per accettare di divenire suddito.
Che eccentrica idea è pensare che la democrazia sia solo rappresentativa, e non debba invece essere un’organizzazione di pesi e contrappesi con l’esercizio effettivo della democrazia diretta.
Che idea balzana è credere che l’eletto sia guidato dall’interesse per la comunità, e non sia invece dominato dalle rigide regole del partito che lo ha nominato.
Che amena idea è quella di eleggere uno sconosciuto a rappresentante nelle istituzioni democratiche pensando che lavori per il bene comune, quando per avere quei voti che gli hanno consentito l’incarico si è comportato in maniera disinvolta.
Che curiosa idea è quella di credere che i rappresentanti nelle istituzioni non possano essere scelti tramite sorteggio. Avremo modo di riprendere in seguito questa visione oggi innovativa; in realtà assai antica.
Che stravagante idea è quella di certi sedicenti partiti indipendentisti che vogliono candidarsi alle elezioni di questa Repubblica con l’intento di riformare le istituzioni “dal di dentro”, quando negli ultimi decenni tutti i partiti che hanno ricevuto il consenso per questo fine, si sono poi omologati al regime.
Proveremo a fornire l’ennesima una prova dell’irriformabilità di questo regime “democratico”.
Il senese Mauro Aurigi, già Consigliere comunale (M5S) della sua città, ad un certo punto scrisse: «…alle politiche del 2013 il M5S prende il 25% dei voti e 162 parlamentari. Mi dissi che era venuto il momento di rispolverare quel mio vecchio progetto. L’ho messo nero su bianco, ma a rileggerlo mi è sembrato sconvolgente, eccessivo, forse incomprensibile per i più (figurarsi: ripristinare la leva obbligatoria per donne e uomini!).
L’ho tenuto nel cassetto fino a quando recentemente è successo che sia Salvini che Renzi hanno riproposto la leva obbligatoria. Ma niente a che vedere con questo progetto. Salvini l’ha fatto per ricollegare le forze armate ai vari territori (in testa ovviamente gli alpini e le loro montagne con le varie Valbrembane filo-leghiste) ma anche e soprattutto affinché gli Italiani imparassero a sparare (sic!).»
In Premessa al suo Progetto di Legge Aurigi faceva alcune considerazioni: «Quando si parla delle invasioni barbariche quale causa materiale e immediata della rovinosa caduta dell’Impero Romano, siamo portati a pensare ad un’unica, sincrona valanga umana irresistibile che tutto travolse al suo passaggio. Niente di più falso: l’invasione si distribuì in ben tre secoli e siccome le tribù barbariche erano nomadi o seminomadi, difficilmente potevano contare ― vecchi, donne e bambini compresi ― più di qualche migliaio di individui ciascuna.
Solo i Franchi pare raggiungessero la considerevole cifra di 100.000 individui, sempre donne, fanciulli e vecchi compresi, ma in realtà con quel nome s’identificavano una decina di tribù separate e spesso in conflitto tra di loro».
«L’Impero romano, al contrario, era al culmine della sua espansione, era ottimamente organizzato sul piano logistico e burocratico e forse contava 50 milioni di abitanti. Com’è possibile allora che quelle poche tribù, incolte e indisciplinate e scollegate tra di loro e che si muovevano separatamente e in tempi diversi (le invasioni interessarono il III, IV e V secolo d.C.), abbiano potuto mettere in ginocchio un simile colosso, abbiano potuto attraversare da una parte all’altra, come un coltello nel burro, tutta quell’enorme estensione di terre civilizzate?»
La risposta, che nessuno di noi ha trovato sui libri di scuola, va ricercata nel fatto che l’Impero non disponeva più di un esercito popolare. Da secoli infatti i Cesari (tre su quattro morirono assassinati), diffidando per loro natura del popolo in armi – di quelle legioni popolari, ossia, che erano state le massime artefici della costruzione dell’Impero stesso – avevano disarmato i cittadini ed armato i mercenari, che alla fine furono arruolati, anche gli ufficiali e i generali, esclusivamente tra quei barbari più o meno assimilati che poi si squaglieranno come neve al sole di fronte a Goti, Vandali, Longobardi, Franchi o Unni.
«Si pensi che Roma da sola contava forse un milione e mezzo di abitanti (ma non manca chi sostiene fossero molti di più) ed era protetta da mura imprendibili, le più formidabili dell’Impero. Non meno di 500.000 uomini in quella città potevano quindi impugnare le armi. Che speranza potevano avere le poche migliaia di briganti sotto le mura? Eppure Roma fu facilmente e ripetutamente espugnata e saccheggiata e la maggior parte dei suoi terrorizzati abitanti, resi inermi da secoli di disabitudine alle armi, trucidata o dispersa: non molto tempo dopo a Roma non restavano che 20.000 individui.
«Probabilmente al Pentagono USA non devono avere riflettuto su quella vicenda, visto che l’esercito di volontari stipendiati inviato in Iraq nel 2003 era già composto per il 48 per cento da stranieri assoldati (come non vedervi un primo segno di cedimento anche di questo impero?).»
Così Mauro Aurigi arriva alla proposta: La nostra attuale struttura militare, come quelle degli altri paesi europei aderenti alla NATO, fu costruita per funzionare, in caso di attacco dell’URSS, da cuscinetto in maniera da dare agli Americani i 10 giorni di tempo per approntare il contrattacco (ma da quei 10 giorni l’Europa e il nostro Paese sarebbero usciti distrutti).
«Ora dobbiamo riconquistarci il diritto di organizzare la Difesa su un piano assolutamente diverso: la difesa del territorio attraverso la guerriglia partigiana (urbana e “alla macchia”) che è l’unico sistema attraverso il quale il piccolo sconfigge anche il nemico più mostruoso, come la storia ha largamente dimostrato: i Romani contro Annibale prima della battaglia di Canne, i coloni americani contro l’Inghilterra alla fine del ‘700, la Spagna antinapoleonica, la Resistenza in Europa durante l’occupazione nazista, gli Algerini contro i francesi, il Vietnam prima contro i Giapponesi e poi contro i Francesi e quindi contro gli Americani, l’Afganistan di ieri contro l’Armata Rossa e successivamente contro gli Americani. Perfino il brigantaggio meridionale italiano (in realtà si trattò di una rivolta di popolo che coinvolse masse contadine incolte e male equipaggiate) riuscì a tenere in scacco l’esercito sabaudo, uno dei più agguerriti d’Europa, per ben 8 anni. Secondo alcuni storici le perdite piemontesi, mai rese note dall’Esercito che vi impiegò fino a 130.000 effettivi, superarono quelle delle 3 guerre d’indipendenza.»
La prova che quest’idea può funzionare? Il 9 Settembre 2018 su un quotidiano online scrivemmo tra l’altro [https://www.lindipendenzanuova.com/ritorno-della-naja-funziona-solo-il-modello-svizzero-quello-di-salvini-e-stile-ventennio/ ]:
«Se la furia delle guerre mondiali ha risparmiato la Svizzera non lo si deve affatto – come pure tanti credono – alla sua dichiarata neutralità. Quale Hitler se n’è mai stropicciato? No! Se nessuno ha invaso la Svizzera è perché questo Paese ha sempre potuto contare su un efficientissimo deterrente militare; abbinato alla sua propensione a “far affari” (= contrattualismo, che è un nome con cui si qualifica il federalismo) con entrambe le parti in conflitto».
«Per esempio, gli svizzeri tennero ai nazisti pressappoco questo discorso: «Invadeteci, e ogni svizzero fra i 18 e i 50 anni d’età si nasconderà sulle Alpi per portare un’interminabile guerra d’attrito. D’altro canto, se sarete tanto furbi da non invaderci, saremo lietissimi di fornirvi i migliori prodotti della nostra industria, fra le più avanzate del mondo. A pagamento, s’intende.»
«E questo è esattamente ciò che avvenne. Non solo gli elvetici fornirono alla Germania hitleriana cannoni antiaerei, generatori di corrente, strumenti di precisione, macchine utensili; non solo permisero ai nazisti di servirsi delle loro ferrovie per far affluire rifornimenti al loro alleato Mussolini: essi chiesero e ottennero altro in cambio. Energia. Carbone dalla Ruhr. Elaborarono una formula pignolescamente precisa: per ogni tonnellata di materiale bellico in transito, tot quintali di carbone. Tale patto (foedus) permise alla Svizzera di restare indenne e sopravvivere ai cinque lunghi anni di conflitto. Poiché la Svizzera non ha un grammo di carbone né una goccia di petrolio. E l’energia elettrica non sarebbe bastata. Funzionò. I tedeschi non toccarono la Svizzera. E le fornirono energia sufficiente, non solo a mandar avanti il Paese, ma a farlo prosperare mentre il resto d’Europa cadeva in rovina.»
A ben vedere poteva essere una posizione che l’Italia avrebbe potuto assumere nel conflitto Russo-Ucraino. Ma poiché nel Belpaese domina la partitocrazia, oggi abbiamo una Forza Armata professionale che si presta a fare un po’ di tutto: missioni in territorio straniero con oltre 7.000 militari dislocati in 35 missioni nell’ambito di coalizioni multinazionali, sotto l’egida dell’Onu, della Nato, dell’Unione europea o di accordi bilaterali.
L’Operazione Strade Sicure che coinvolge circa 5.000 militari in ausilio alle forze dell’ordine e pubblica sicurezza. l’ausilio della forza armata alla protezione civile per proteggere la popolazione, il paese e le infrastrutture in caso di disastri naturali.
Le misure Anti-Contagio da Covid-19 [ https://www.esercito.difesa.it/Pagine/covid-19.aspx ].
la raccolta dei rifiuti urbani [ https://archivio.ecodallecitta.it/notizie/106599/napoli-rifiuti-esercito-al-lavoro-asia-il-problema-non-e-la-raccolta-ma-il-conferimento/ ].
Concludendo, che buffa democrazia, quella italiana, in cui è consentito che ti mettano le mani in tasca, e si elegge il miglior uomo per farlo. Che stramba democrazia la nostra, dove non sono i governati che controllano i rappresentanti politici; coloro i quali devono eseguire la volontà del “popolo sovrano” e dove le proposte, anche quella di riformare le forze armate, non ricevono alcuna attenzione.
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