Trento
Payback dispositivi medici, proroga al 30 aprile per i pagamenti
Sospiro di sollievo per le aziende trentine che dovrebbero restituire allo Stato oltre 250 milioni di euro

Il Governo ha prorogato al 30 aprile il pagamento dei 2,2 miliardi del payback 2015-2018 da parte delle aziende di dispositivi medici. Per molte aziende trentine è una boccata di ossigeno.
In Trentino infatti sono decine le aziende colpite dal provvedimento studiato da Matteo Renzi che approsimatamente dovrebbero restituire allo Stato oltre 250 milioni di euro.
Un colpo insostenibile per le aziende fornitrici che porterebbe a un default generalizzato e, per conseguenza, minerebbe la tenuta del sistema sanitario provinciale: non sarebbero più garantiti i rifornimenti dei materiali tecnico-medicali e degli altri dispositivi sanitari, nonché la manutenzione di quelli in utilizzo, e sarebbe quindi impossibile garantire la continuità delle cure ai pazienti.
La proroga del payback sanitario fino al 30 aprile prossimo – approvato ieri sera in Consiglio dei ministri grazie al governo di Giorgia Meloni – è solo il primo passo per affrontare in modo strutturale un contenzioso avviato dal governo del Pd guidato da Matteo Renzi, con l’introduzione di una norma di dubbia legittimità, che ha visto la sua attuazione dopo 7 anni da parte del ministro, Roberto Speranza.
“Fratelli d’Italia fin dalla manovra ha voluto portare avanti questa battaglia con l’obiettivo, concordato col governo, di dare risposte ad aziende che rischiano il fallimento” – ha dichiarato la capogruppo di Fratelli d’Italia in commissione Bilancio, Ylenja Lucaselli, che aveva sollevato nel corso dell’esame della manovra la criticità.
Ma non solo nella riunione, sempre secondo quanto filtrato, si è parlato anche di una riscrittura dei criteri del payback che secondo quanto denunciato dalle aziende oggi non è equo.
Inoltre, qualora i conti dello Stato in primavera dovessero essere migliori c’è anche l’ipotesi di una riduzione degli importi da pagare e di un innalzamento del tetto di spesa dall’attuale 4,4% al 5,2%.
Si punta quindi a congelare i pagamenti, rinviando di sei mesi la scadenza per i rimborsi, per poi provvedere ad una riforma complessiva del meccanismo una volta individuate le coperture necessarie nel prossimo Documento di Economia e Finanza.
«In questo momento di grande incertezza – spiega il presidente di Confcommercio Trentino Giovanni Bort – le Aziende cercheranno comunque di fare quanto nelle loro possibilità per mantenere inalterato il livello di supporto che quotidianamente viene fornito al Sistema Sanitario, ma è evidente che se si troveranno nelle condizioni di dover coprire questi sforamenti, di cui non sono assolutamente responsabili, non potranno onorare i contratti in essere mantenendo gli standard di fornitura sino ad oggi garantiti».
L’appello alla Provincia di Trento è dunque quello di sospendere i pagamenti in attesa anche dei numerosi ricorsi attivati presso i Tribunali amministrativi di tutta Italia.
Tutto nasce da una legge del Governo Renzi, nel 2015, che introduce il PayBack sui dispositivi medici per le aziende sanitarie.
Il Premier Draghi poi la rende attuativa prima della sua definitiva uscita da Palazzo Chigi. Una legge dimenticata da tutti per anni che ora rischia di far fallire centinaia di aziende e mettere sulla strada intere famiglia.
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