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Ieri il commosso addio a Davide Rebellin, Gilberto Simoni: «Provo vergogna per uno Stato che non riesce a fermare questa strage»

Si sono svolti ieri nel Vicentino i funerali di Davide Rebellin. Tantissime le persone che hanno raggiunto il Duomo di Lonigo per l’ultimo omaggio a Davide, che lo scorso 30 novembre, ha perso la vita mentre si allenava sulle strade di casa, investito da un tir a pochi mesi dal suo ritiro dal ciclismo professionistico dopo una carriera iniziata nel lontano 1994.
Sono stati ben 61 i successi collezionati in carriera. Tra i più importanti sicuramente le tre classiche delle Ardenne: Freccia Vallone, Liegi Bastogne Liegi e Amstel Gold Race.
Tantissimi gli ex ciclisti che hanno volutorendergli omaggio: Pippo Pozzato, Fabio Baldao, Paolo Bettini, Alessandro Ballan, Marino Basso, Daniele Bennati tanto per citarne alcuni.
Con loro anche il campione trentino di Palù di Giovo Gilberto Simoni visibilmente commosso che ha rilasciato dichiarazioni forti: “Davide era un amico, un compagni di squadra, era un onore essere battuto da lui in corsa, lascia un vuoto incolmabile” – continua – “quasi una morte al giorno in bici sulle strade, provo vergogna verso uno Stato che non ha il coraggio di fermare questa strage”.
Lo stesso Simoni su i suoi canali social in tarda serata di ieri ha scritto: «Che giornata difficile oggi. Salutarti per l’ ultima volta è stata la sfida più dura che mi hai lanciato. Non ho parole per il dolore che porto dentro. Ma ne ho tante per la rabbia che non riesco a calmare. Davide non era perfetto, ma sicuramente era il Migliore! Il Miglior Avversario, Miglior Compagno. Quante sfide.
Un orgoglio batterti e un orgoglio essere battuta da te. Con te, Ale Bertolini ed io nella stessa Squadra son bastati tre mesi per portarla in cima ai vertici mondiali. Che intesa, troppo facile andare d’ accordo con te. Sei sto l’ unico che al mondiale di Lisbona ti sei messo davanti a proteggermi.
Eppure noi 2 non ci siamo mai regalati niente, sembra impossibile, ma in te mai nessuna invidia e avresti gioito per me quel giorno. Militari assieme. L’ 8-89 nessuno ha potuto discutere con te, troppo bravo, anche da essere preso in giro da una banda di Ragazzacci che eravamo.
Il primo ad uscire in bici, l ultimo ad arrivare, mai un ordine lasciato in sospeso, sempre pronto a fare il tuo dovere. Che rabbia perdere un Campione Cosi! Quasi un morto al giorno in bicicletta. Che Rabbia. Che rabbia perdere un figlio un padre un compagno un amico. Campioni anche loro perché per i loro Cari il vuoto che lasciano è Incolmabile. E che Vergogna.
La stessa vergogna che ho verso uno Stato che non riesce nemmeno a prendere in considerazione di fermare questa strage. Un paese che in quanto a giustizia e sicurezza sociale non si puo definire all avanguardia.
Quanti morti ancora per avere una legge che tuteli chi ė sulla strada. Non c’è scritto da nessuna parte che la strada e solo di uno, di chi ha una macchina di chi ha un camion Che Italia è questa se manca il rispetto per i nostri figli i nostri cari i nostri amici. Da quando e morto Davide questa strage non si è fermata. Noi non chiediamo la pena di morte per i colpevoli. Chiediamo una Giustizia Equa che serva a che tutto questo non succeda più. Davide sei stato un esempio da seguire per tutti quanti noi ciclisti e vorrei che lo fossi ancora, che la tua morte non sia vana…che la tua morte sia da esempio perche finalmente qualcuno fermi questa strage. Ciao Campione. Continua a pedalare ancora, per tutti quanti Noi!»
Il vincitore di due giri d’Italia con Rebellin ha condiviso un lungo cammino ciclistico ma anche di vita, nel 1989 furono insieme nel servizio militare, entrambi classe 1971 e divisi solo da due settimane dalla nascita, questa volta però si sono divisi per sempre.
La morte di Rebellin pone ancora una volta l’attenzione sulla sicurezza stradale dovec’è ancora molto da “pedalare”. Ad oggi infatti è ancora in discussione una delle proposte che ruotano attorno al metro e mezzo di distanza in caso di sorpasso, la legge “salva ciclisti”.
A tal proposito, anche il Trentino le società sportive invocano da anni una struttura protetta attraverso la quale i ragazzi possano allenarsi e praticare ciclismo in totale sicurezza in particolare per i più piccoli. Il movimento ciclistico trentino meriterebbe questa struttura visto anche i numeri degli atleti, il tempo è scaduto da troppo tempo.
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