Arte e Cultura
Vittorio Sgarbi visita “Il presepe di Padre Kino” di Luigi Ballarin al Mart di Rovereto

Anche Vittorio Sgarbi ha voluto ammirare “Il presepe di Padre Kino” realizzato dall’artista veneziano Luigi Ballarin.
Il quadro, che rimarrà esposto sino all’8 gennaio 2023 nel salone di ingresso del Mart, Museo di arte moderna e contemporanea di Trento e Rovereto, consiste in una grande tela (m 3,60 x 2,40) che interpreta la narrazione con cui padre Venerabile Eusebio Chini, noneso di Segno e missionario gesuita a cavallo dei Sei e Settecento nella Nuova Spagna, oggi Messico e Arizona, avrebbe potuto raccontare ai suoi Nativi Pima il mistero della Natività e della Sacra Famiglia.
L’OPERA IN MOSTRA – Una capanna fatta di pelli, tipica delle tribù del popolo nativo Pima; Maria e Giuseppe nei costumi di quelle parti; un bisonte al posto del bue e un puma al posto dell’asinello; tre capi indiani nei loro abiti coloratissimi che sostituiscono i nostri Re Magi.
Le donne indios che portano alla Sacra capanna le ceste intrecciate; alcuni giovani in piena danza tribale negli sgargianti costumi delle feste; gli uomini che espongono fieri le ceramiche prodotte con le loro mani; i bambini che giocano… e, sullo sfondo, il Padre a cavallo, il Kino venuto da lontano, che scruta il cielo seguendo con gli occhi attenti il corso della cometa che ebbe modo di studiare nel viaggio per mare con cui raggiunse, appunto, la Nuova Spagna di allora.
E laggiù, sulla destra, persa nel blu della notte e appena distinguibile tra le ombre dei giganteschi saguari del desierto de Sonora ecco il profilo della missione di San Xavier del Bac (Tucson, Arizona), una delle ventiquattro costruite dal missionario trentino nel corso del suo apostolato oltre oceano.
“Il “germe” originario della Fede è racchiuso, in fin dei conti, nella nascita di un neonato migrante in terra lontana assieme ai suoi genitori, eppure accolto dalla gente più povera ma anche dai sapienti del mondo di allora come un Figlio importante – spiega Mauro Neri nel suo testo critico – Segno di speranza per i deboli e di conferma per i grandi.
Oggi le forme e le armonie cromatiche di Luigi Ballarin entrano nel tempio laico dell’arte moderna e contemporanea del Trentino per raccontare la Natività di duemila anni fa spalmando sulla grande tela gli stessi toni semplici e suscitando la medesima magia che dovettero affascinare il cuore dei Pima nell’ascoltare la narrazione del loro padre Kino. Lo ha capito molto bene l’amico Franco Panizza, che si è prontamente attivato per far sì che fosse proprio padre Chini ad augurare Buon Natale a tutti i visitatori del Mart di Rovereto”.
UN RICHIAMO ALLA SEMPLICITA’ – Di fronte a questa Sacra Rappresentazione ambientata nel cuore arido del deserto più terribile del mondo, che però fa riemergere in ognuno di noi le immagini dei tanti presepi della nostra infanzia, veniamo proiettati a duemila anni fa per rivivere quella stessa sorpresa, quello stesso incanto meravigliato che dovettero provare gli uomini e le donne di Betlemme nel seguire la stella cometa in cielo e nell’arrivare al cospetto di un evento che non può non toccare l’immaginazione delle donne e degli uomini di oggi.
“Quello di Kino, attraverso l’arte di Luigi Ballarin, è un richiamo alla semplicità di un Natale positivo, sorridente, calmo e magari anche un po’ silenzioso – conclude Mauro Neri – Il silenzio della riflessione su quel che sta accadendo attorno a noi; il silenzio del nostro cuore davanti alle cento e cento guerre che agitano i popoli della Terra; il silenzio di fronte alla gioia infinita di una madre e di un padre che non sanno staccare gli occhi dal figlio appena nato; il silenzio dello stupore ma anche della speranza.
Perché in fin dei conti nella notte di Natale non possiamo non sognare che l’Uomo riemerga dal buio della notte e si lasci illuminare dalla luce strisciante di una stella cometa che attraversa il cielo e dalla figura di un uomo vestito di nero in sella al suo cavallo che invita ognuno di noi a seguirlo sulle strette e faticose vie, che però conducono a quella capanna di pelli che si alza dalla sabbia del deserto. In cui tutto ebbe inizio”.
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