Valsugana e Primiero
Lo studio del mondo vegetale e l’erbario: i naturalisti di Telve nell’Ottocento

Un pubblico numeroso ha partecipato alla serata culturale organizzata dall’Ecomuseo Lagorai il 28 novembre, dal titolo “Naturalisti di Telve tra Sette e Ottocento: don Ferdinando Paterno, Casimiro e Giovan Battista Sartorelli”. Relatori: Franco Gioppi storico e Francesco Festi – Florista – della sezione Botanica Fondazione Museo Civico di Rovereto.
La scienza che studia le forme di vita del regno vegetale offre un mondo di storie interessanti, biografie di personaggi che hanno dedicato la loro vita alla botanica, una materia ampia e multidisciplinare a volte sorprendente.
Se pensiamo che tra fine Seicento e prima metà dell’Ottocento diverse spedizioni esplorative videro la partecipazione di giovani scienziati che tornando nel vecchio continente pubblicarono libri che divennero dei veri best sellers.
Le osservazioni naturalistiche, l’alto numero di nuove specie schedate e portate in Europa, come ad esempio le palme del Cile, gli eucalipti e ficus macrophylla d’Australia, le araucarie del sud America o le più celebri sequoie della California fecero aumentare l’interesse per la botanica.
Fra questi viaggiatori scienziati che poi diverranno anche parte attiva nella crescita e diffusione degli orti e parchi botanici, ricordiamo il celebre Charles Darwin (1809-1882) che segnalò diverse specie di piante e fiori nel suo “Viaggio di un naturalista intorno al mondo”.
Per gli studi botanici è fondamentale costruire un erbario, consultando antiche collezioni di piante essiccate, accuratamente individuate e classificate scientificamente.
La raccolta dei campioni prevede l’etichetta contenente varie informazioni: la denominazione scientifica della specie, data e luogo di raccolta e quota, il nome del raccoglitore e del determinatore.
Gioppi introduce le biografie dei tre botanici illustri di Telve, accanto ad altri studiosi trentini come Francesco Ambrosi, Enrico Gelmi, Pietro Cristofori che ebbero contatti con i naturalisti telvati.
Attraverso la letteratura dei personaggi che svolgevano attività farmaceutica in Trentino nel corso dell’800, si scopre la medesima passione per la botanica, alimentata da escursioni nelle vallate alla ricerca di nuove specie vegetali. Era importante anche in quell’epoca il confronto e lo scambio del sapere.
Francesco Ambrosi (Borgo Vals. 1821 – 1897) studiò da autodidatta scienze naturali, storia e filosofia, dedicandosi principalmente agli studi botanici, dei quali rimase affascinato grazie a Francesco Facchini (Forni Fiemme 1788-1852) e Casimiro Sartorelli (1774-1852), approfondendo la conoscenza della flora in Valsugana e intorno a Trento.
Creò un erbario ricco di specie indigene, acquisite con lo scambio ed i contatti con i più importanti botanici dell’epoca tra cui Alberto Parolini (di Bassano), Francesco Facchini e Sartorelli. La sua opera più significativa in questo campo è “la Flora del Tirolo Meridionale”, rimasta incompleta.
Ambrosi si interessò anche di zoologia, scrivendo alcune memorie sugli uccelli ed un importante trattato sull’orso del Trentino. Numerosissime le sue pubblicazioni, tra cui “La Valsugana descritta al viaggiatore” (1879). Fu Direttore della Biblioteca e del Museo di storia naturale di Trento, nonché membro dell’Accademia degli Agiati di Rovereto.
Enrico Gelmi (Trento 1855-1901) è stato uno dei più attivi esploratori della botanica trentina di fine ‘800; dopo aver frequentato il ginnasio a Trento si laurea in Farmacia presso la Facoltà di Innsbruck, ma ritornato a Trento, dedicherà il resto della sua vita allo studio della botanica, aiutato in questa sua predisposizione dalle possibilità economiche della famiglia.
Prezioso il suo erbario che ha costituito il nucleo storico più importante del Museo di scienze naturali, nei pressi di Pergine raccoglie il primo esemplare della sua raccolta (Corydalis intermedia). Tra le sue opere principali ricordiamo “Il monte Bondone di Trento, la sua flora”.
Casimiro Sartorelli (Telve 1774-1852) farmacista a Borgo e botanico, conoscitore della flora trentina, era fratello del sottoispettore forestale Giovan Battista Sartorelli (Telve 1780-1853). Si trova traccia della sua attività di botanico (e di zoologo) soprattutto negli archivi di Bassano, ma non a Trento.
Aveva creato un giardino sperimentale ad uso farmaceutico a Borgo nei pressi del Santuario della Madonna d’Onea. Casimiro fu mentore di Francesco Ambrosi.
Anche Giovan Battista Sartorelli, fratello più giovane, aveva passione per le piante ma svolse l’attività di Ispettore in provincia di Bergamo nell’ambito della conservazione dei boschi. Risultano scritti rinvenuti a Trento, oltre ad una monografia sulle querce, mentre altri articoli e documentazione è andata perduta o sottratta.
Don Ferdinando Paterno (1779-1852) di carattere riservato, divenne parroco di Tezze nel 1812, e premissario (sacerdote incaricato della prima Messa). Viveva in semplicità nella sua casa con orto botanico e un libro di storia naturale, senza interesse per la carriera ecclesiastica. Erano i primi passi di un’esistenza dedicata allo studio delle piante, al suo erbario e alle escursioni che intraprendeva in territorio trentino e veneto.
Per strana coincidenza l’anno della sua morte (1852) è lo stesso di altri botanici come C.Sartorelli e Facchini, il cui erbario fu ceduto ad Ambrosi con l’idea di pubblicarlo, purtroppo l’opera è rimasta incompleta.
Francesco Festi inizia la sua conferenza con alcuni cenni di Storia floristica, analizzando lo stato della botanica in Trentino fino alla prima metà dell’Ottocento.
Con la prima pubblicazione di “Systema Naturae“ Linneo (1707-1778) medico e naturalista svedese ideò il metodo di classificazione che adotta la nomenclatura binomia, assegnando agli organismi viventi due nomi, uno per il genere e uno per la specie.
Tale opera cancellò le teorie precedenti, successivamente al binomio latino venne aggiunta l’abbreviazione del cognome del naturalista coniatore.
In Trentino si colse la bontà del metodo da parte dei fratelli Perini di Trento, del farmacista di Rovereto Pietro Cristofori, dei fratelli Sartorelli in Valsugana, del farmacista Giuseppe Boni (1813-1846) delle Giudicarie e del grande botanico Francesco Facchini (1778-1852).
Intensi furono i contatti tra questi studiosi ed i botanici veneti, tra cui Giovanni Montini (1802-1854) farmacista di Bassano e autore di un famoso erbario e soprattutto il conte Alberto Parolini (1788-1867), proprietario di un grande giardino botanico a Bassano del Grappa.
I farmacisti e studiosi di botanica inizialmente per procurarsi le piante si rivolgevano agli erbolari, con riferimento alla figura del pastore detto anche “rizotomo”, cioè persona istruita a raccogliere piante con le radici, indicando il punto esatto dove è stata trovata la specie.
Ambrosi cita spesso l’orto di Casimiro Sartorelli, ecco alcune specie: Colchicum autumnale, Lathraea squamaria (Borgo loc. Piagaro), Dianthus armeria (Borgo d’Onea), Sicyos angulatus (pianta coltivata dal Sartorelli).
Dove si trova ora l’erbario di Casimiro Sartorelli?
L’erbario storico è stato riordinato e custodito presso la Fondazione Museo Civico di Rovereto, che oggi è costituito dall’erbario “storico” risalente alla seconda metà dell’Ottocento (il più antico del nord Italia) e un erbario “nuovo”, raccolto a partire dagli anni Ottanta del Novecento, in fase di continuo accrescimento, grazie anche al lavoro di ricerca legato al censimento della flora locale.
All’atto di apertura al pubblico, avvenuta nel 1855, il Museo disponeva di un erbario di tutto rispetto che proveniva soprattutto dal Trentino ma anche dall’ex Impero Austro-Ungarico.
L’erbario ha subito vari danni nel corso della prima guerra mondiale, un certo numero di campioni è andato perduto, mentre per altri si sono verificati deprecabili scambi o perdite di cartellini. Era costituito principalmente dall’erbario di Pietro Cristofori (1765-1848), cui erano aggiunte raccolte di altri botanici (Graziadei).
Casimiro Sartorelli ormai anziano a causa delle difficoltà economiche decise di vendere l’erbario a Francesco Ambrosi, il quale interessò Fortunato Zeni e nel 1852 avvenne il trasferimento del prezioso erbario al Museo di Rovereto.
La serata termina con la presentazione del “Calendario Ecomuseo 2023” dedicato interamente alle erbe spontanee ed officinali, agli usi e rimedi curativi del passato grazie ad una ricerca partecipata effettuata da Linda Martinello (professionista appassionata di ambiente, agricoltura e sviluppo locale sostenibile). Per info 3494195678 oppure [email protected]
Nel 2023 è prevista una pubblicazione dedicata a questo affascinante argomento; piante e antichi rimedi, proprietà e ricette tradizionali delle varietà ancora presenti sul territorio.
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