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Prima di Falcone e Borsellino? Rosario Livatino

Tutti conosciamo, più o meno, l’eroismo dei giudici Falcone e Borsellino, e la morte cui andarono incontro per rimanere fedeli alla loro missione.
Noi trentini sappiamo qualcosa anche di un altro magistrato coraggioso, Carlo Palermo, già sostituto procuratore a Trento, dal 1975 al 1984, e poi vittima di un attentato mafioso, nel trapanese, con un’autobomba che ne causò il ferimento, ma non la morte.
Meno nota, invece, è la vicenda di Rosario Livatino, anch’egli magistrato, ucciso a soli 38 anni, il 21 settembre 1990 dalla Stidda agrigentina, una delle tante organizzazioni mafiose presenti in Sicilia e in contrasto con Cosa Nostra.
Rosario Livatino è stato un personaggio straordinario, a cui due magistrati italiani, Alfredo Mantovano, da poco sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri, e Domenico Airoma, in collaborazione con il professor Mauro Ronco, hanno dedicato recentemente un volume di grande successo, “Un giudice come Dio comanda. Rosario Livatino, la toga e il martirio” (edizioni de Il Timone: https://www.iltimone.org/prodotto/un-giudice-come-dio-comanda/).
Nel volume gli autori ricordano che ai funerali di Livatino, nel duomo di Agrigento, alcuni magistrati assistono al rito e “accompagnano la bara“: sono proprio Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, destinati anche loro ad essere ammazzati di lì a pochi mesi.
Chi è Rosario Livatino, il giudice che dispone di mezzi limitati, non ha tutela personale, applica le poche e scarne norme dell’epoca in tema di repressione della criminalità mafiosa? Quali i suoi comportamenti e le sue convinzioni? Perchè la Chiesa lo ha dichiarato beato il 9 maggio del 2021? A questa e ad altre domande risponderà la mostra organizzata dal circolo culturale il Mosaico e visitabile sino al 21 novembre presso il Collegio Arcivescovile di Trento.
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