Italia ed estero
Fronte comune Italia, Grecia, Cipro e Malta: «Delusi dai ricollocamenti». Nuova stretta del governo verso le ONG

Non si placa la questione dei migranti che continua a creare tensioni in tutta l’Europa. Pronta per la prossima settimana la nuova stretta contro le ONG. Il governo Meloni ha intenzione di preparare nuovi provvedimenti contro le ONG che non seguono le leggi vigenti.
Ci saranno importanti sanzioni ed eventuali confische dei mezzi e nuovi provvedimenti per bloccare gli sbarchi illegali. Il governo infatti sta pensando di tornare ai vecchi decreti inventati da Salvini che colpivano direttamente i “volontari” presenti sulle ONG. La linea della Meloni è drastica sul problema migranti.
Ad illustrarla è anche il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi: “Altro che solidarietà Ue, finora l’Italia ha affrontato da sola il problema. Quest’anno sono sbarcate quasi 90.000 persone. Tredici paesi europei si sono impegnati a ricollocare circa 8.000 persone. Finora ne sono state ricollocate in tutto 117. A fronte di questo si vuole imporre il principio che noi siamo l’unico approdo d’Europa per gli immigrati illegali“.
A dargli manforte, il sottosegretario alla presidenza Giovanbattista Fazzolari, considerato l’alter ego della premier: “Se guardiamo le navi delle Ong, il porto più sicuro è la Tunisia, in Europa è Malta. L’Italia non ha obblighi superiori a quelli francesi. Ma i Paesi europei hanno stabilito che si deve sbarcare qui e non ci possono essere spostamenti. Vogliamo porre la questione in modo sereno, e far rispettare la legge”.
La grande novità che scalfisce l’omertà della comunità Europea è la dichiarazione congiunta Italia, Malta, Cipro e Grecia, i Paesi di primo ingresso in Europa nel Mediterraneo, che definiscono “increscioso e deludente” il mancato rispetto degli accordi sui ricollocamenti. “Purtroppo il numero di impegni di relocation assunti dagli Stati membri partecipanti rappresenta solamente una frazione molto esigua del numero effettivo di arrivi irregolari“, si legge nella nota. Il meccanismo, aggiungono, si è dimostrato “lento” per alleviare la pressione sui Paesi “di prima linea”.
Intanto la Francia torna all’attacco criticando ancora l’Italia: “Da Giorgia Meloni metodi inaccettabili” -ha dichiarato la ministra degli esteri francese Catherine Colonna, aggiungendo che “ci saranno conseguenze”.
L’invito a fare altrettanto rivolto agli altri stati Europei però non ha ottenuto l’effetto sperato. Germania e Olanda infatti hanno risposto picche, schierandosi col governo Meloni, mentre dagli altri stati europei è arrivato il silenzio. Segno che il polverone alzato dal governo italiano affonda la lama in una ferita che l’Europa ad oggi deve ancora rimarginare.
Italia, Malta, Cipro e Grecia invitano le Ong a “rispettare” la “cornice giuridica internazionale sulle operazioni di search and rescue“. “Ogni Stato – si legge in una nota congiunta – deve effettivamente esercitare la giurisdizione e il controllo sulle navi battenti la propria bandiera”.
I quattro Paesi, inoltre, ritengono “urgente e necessaria” una discussione sul coordinamento delle Ong nel rispetto delle convenzioni internazionali”. “Tutti gli Stati di bandiera si assumano le loro responsabilità in conformità con i loro obblighi internazionali”, conclude la nota invitando l’Ue ad adottare le misure per avviare la discussione.
Dopo anni di silenzio e di umiliazioni ricevute dall’Italia, di promesse mai mantenute dall’Europa per i ricollocamenti dei migranti arriva finalmente una svolta. Il governo Meloni preparerà nel prossimo consiglio dei ministri delle nuove misure per regolare il “lavoro” delle OMG.
Viene registrato anche l’intervento del ministro degli Esteri italiano, Antonio Tajani, chegiudica la reazione francese è stata sproporzionata. “Noi sul tema migranti abbiamo posto un problema politico, non volevamo creare alcuna polemica – ha detto infatti intervistato dal Corriere della Sera – Da parte della Francia c’è stata una reazione sproporzionata, anche per questioni loro di politica interna. Vogliamo un’azione europea più forte, perché i settemila chilometri di costa italiana sono la frontiera Sud dell’Europa. Anche Manfred Weber, il presidente del Ppe, ci ha dato ragione”.
“È l’Europa che deve fare un piano, non l’Italia – ha quindi aggiunto Tajani –. Serve una scelta condivisa sul ricollocamento. Noi porremo il tema immigrazione con grande serenità e determinazione, perché il problema va avanti da anni e dobbiamo assolutamente risolverlo. Chiederò quale accordo dice che quelli italiani sono i porti dove devono sbarcare tutti i migranti. Non mi risulta che esista”.
Intanto Bruxelles fa sapere come il dossier migranti sia prioritario per l’Ue, che, dopo lo scontro tra Italia e Francia sui ricollocamenti, sta lavorando a un vertice ad hoc, con l’idea di riunire i ministri dell’Interno europei e non solo i tecnici.
La riunione potrebbe tenersi negli ultimi giorni di novembre e dovrà essere convocata dalla presidenza ceca del Consiglio europeo. La decisione ufficiale dovrebbe arrivare la prossima settimana
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