Trento
Affido minori: «Il Trentino non è Bibbiano, ma serve maggiore assistenza psicologica e psichiatrica»

Si sono conclusi ieri i lavori della Commissione speciale di indagine sui minori in affido. La commissione era nata sull’onda emotiva di quanto successo nel 2019 a Bibbiano per poi trasformarsi in una struttura di indagine che ieri ha diffuso i primi dati sulla situazione in Trentino.
Il sistema dei servizi sociali e delle strutture di accoglienza sia del pubblico sia affidate al Terzo Settore di cui il Trentino dispone per occuparsi dei minori la cui tutela ha reso opportuno il loro allontanamento dalla famiglia, è di buona qualità ma presenta alcune criticità che richiedono interventi da progettare soprattutto sul versante dell’assistenza psicologica e psichiatrica allo scopo di aggiornare e migliorare ulteriormente l’approccio a questo complesso e delicato settore.
Il Trentino, insomma, non è Bibbiano. Questo in sintesi l’esito di tre anni di lavoro della Commissione speciale di indagine in materia di affidamento dei minori istituita nel 2019 dal Consiglio provinciale per verificare le procedure e i servizi attivi in questo campo nel nostro territorio. A presentare le conclusioni a cui l’organismo è arrivato sono stati ieri i consiglieri provinciale chiamati a farne parte: la presidente Mara Dalzocchio (Lega), la vicepresidente Sara Ferrari (Pd), Lucia Coppola (gruppo misto-Europa Verde), Pietro De Godenz (UpT), Luca Guglielmi (gruppo Fassa) e Katia Rossato (FdI).
Dalzocchio ha ricordato che a chiedere al Consiglio di istituire questa Commissione speciale di indagine era stata la Lega e che ciò ha permesso di approfondire il tema dell’affidamento dei minori in affido nel Trentino con un lavoro durato tre anni che ha permesso anche di visitare 5 strutture di accoglienza per bambini e adolescenti.
Le conclusioni di questa verifica della situazione sono state raccolte in una relazione finale e sintetizzate con una mozione proposta al Consiglio.
Il documento che arriverà in aula a fine ottobre, chiede di impegnare la Giunta provinciale in 4 direzioni: a potenziare l’assistenza psicologica oggi carente nelle strutture che ospitano i minori in affido; ad assegnare ad almeno due assistenti sociali la valutazione e la decisione circa l’eventuale allontanamento di bambini e ragazzi dalla famiglia; a creare un equipe multidisciplinare che analizzi caso per caso queste scelte; e infine a istituire un osservatorio che garantisca il monitoraggio dell’intero sistema.
La storia dell’organismo – Nominata il 9 ottobre del 2019 dal Consiglio provinciale e insediatasi il 5 novembre dello stesso anno, la Commissione speciale d’indagine in materia di affidamento dei minori ha concluso i suoi lavori. L’organismo è stato presieduto da Mara Dalzocchio (Lega) e dai consiglieri Sara Ferrari (Pd, vicepresidente), Luca Guglielmi (Fassa), Lucia Coppola (Misto-Europa Verde), Pietro De Godenz (UpT), Denis Paoli (Lega), Katia Rossato (Fratelli d’Italia). Il mandato che la Commissione speciale aveva ricevuto dall’assemblea legislativa provinciale era di verificare entro due anni (ma nel novembre del 2021 era stata concessa una proroga fino ad oggi) le procedure relative all’affidamento di minori e l’adeguatezza dei relativi servizi.
L’attività svolta – Dopo essersi insediata il 5 novembre 2019, la Commissione ha intrapreso un lungo percorso conoscitivo e di approfondimento delle procedure di affidamento e dei relativi servizi esistenti in Trentino. Nel 2020 a causa dell’emergenza epidemiologica da Covid-19, l’attività ha subito un rallentamento e per questo si è resa opportuna la proroga di anno.
Complessivamente l’organismo si è riunito 17 volte e ha dedicato 7 di queste sedute all’ascolto di 32 soggetti. Prima di effettuare le consultazioni la Commissione ha voluto inquadrare la disciplina che regola l’istituto dell’affidamento, le procedure e i servizi. Poi si è confrontata con i vari attori che intervengono nella procedura di affido e si occupano della gestione dei servizi dedicati. Per l’istruttoria la Commissione speciale ha anche visitato alcune comunità socio-educative per l’accoglienza di minori in affido e si è soffermata sul tema della prevenzione.
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