Le Vignette di Fabuffa
Aborto, legge 194: i pro e i contro e la Boldrini contestata dalle femministe

La gazzarra romana dell’altro giorno tra Laura Boldrini e l’attivista di “Non una di meno”, dimostra in quale anfratto becero e vergognoso si sia infilato il dibattito sull’interruzione volontaria di gravidanza, volgarmente detta aborto.
Si tratta di una materia da maneggiare con cura, perchè riguarda il livello più intimo, fisico e psichico, della donna. Proprio per questo, nessuno potrà mai arrivare a comprendere cosa senta una persona (troppo spesso, per età, più vicina alla bambina che alla donna) nel decidere di interrompere una gravidanza. Sarebbe una materia da trattare con comprensione, rispetto e discrezione, con uno sfondo di religioso silenzio.
Invece, pro e contro l’interruzione volontaria di gravidanza, usano questo delicato argomento buttandola sempre in caciara, con tanta demagogia e il chiasso di una curva sud al gol annullato alla propria squadra.
Il mondo femminista vanta il primato nel difendere la legge 194 e da sempre lo fa ribadendo il diritto della donna di fare ciò che vuole del proprio corpo. Diritto insindacabile, sacrosanto.
Il problema è che l’integralismo femminista ha portato a considerare l’aborto come fosse un comune contraccettivo. Approccio che ha dato fiato alle polemiche antiabortiste.
Insomma, hanno tutti torto. Hanno torto le femministe di “Non una di meno“, che cacciano dalla piazza contestatrice Laura Boldrini, e ha torto l’effimera Laura Boldrini, che non ha saputo dire di meglio che, “e allora fatevi rappresentare dalla Meloni”.
Hanno torto gli integralisti pro-vita, che troppo spesso parlano di interruzione di gravidanza senza conoscerne il risvolto più delicato, soprattutto, senza rendersi conto del dramma in cui vivono tante ragazze.
Ragazze che, dopo atroci dubbi da spezzarti il cuore e da toglierti il fiato, annientate da mille sofferenze, non trovano via di uscita se non quella del ricorerre alla 194.
E hanno torto le fanatiche e i fanatici del diritto all’aborto, colpevoli di aver creato un grave equivoco tra aborto e contraccezione, equivoco che ha portato alla trattazione dell’argomento della legge del 1978, con una leggerezza abominevole.
Uno Stato davvero civile e democratico deve garantire una 194; e al tempo stesso deve garantire programmi di prevenzione, di ordine sociale, culturale e di educazione sanitaria, che coinvolgano le famiglie, le scuole, i centri di aggregazione e i consultori.
Tutto ciò per dar vita ad una società che, domani, registri una sensibile riduzione del numero delle interruzioni volontarie di gravidanza, col motivo che sempre meno ragazze ne avranno bisogno.
Magari a quel punto il mondo femminista urlerà polemicamente che sempre meno donne decidono di assecondare il sacrosanto diritto all’ autodeterminazione nella gestione del proprio corpo, e gli ultrà pro-vita diranno che è la vittoria delle battaglie antiabortiste.
In realtà, anche questa volta, avrranno torto entrambi i fronti: la verità sarebbe, semplicemente, che vivremmo in una nazione più attenta ai bisogni dei cittadini. Insomma, più civile.
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