Valsugana e Primiero
Bare ritrovate nel capannone di Scurelle: si chiude con un decreto penale di 9.750 euro

Il 17 aprile del 2019 i carabinieri del Noe si erano trovati davanti un autentico film dell’orrore, quando verso mezzogiorno appena entrati nel capannone di Asola di Scurelle in Valsugana ex Samatec poi acquisita da Pasquazzo Costruzioni, che a sua volta l’aveva ceduta alla Eurosic di Vobarno che ha poi affittato il capannone per vari utilizzi.
Un fonte anonima aveva avvertito che nella struttura c’erano molte cose sospette, e così il Noe insieme ai vigili del fuoco, il sindaco di Scurelle e il personale dell’azienda sanitaria aveva deciso di effettuare un blitz. (leggi cosa hanno trovato)
Dentro la drammatica scoperta: in un capannone fatiscente e pieno di rifiuti di ogni genere anche una trentina di bare abbandonate fra detriti e polvere, accatastate una sull’altra e con dentro dei resti di persone decedute da molti anni.
La lente d’ingrandimento era subito caduta sulla cooperativa sociale «Linea Momenti» di Pergine che conduceva un’attività di per sé non illegale, se attuata secondo le norme, attraverso la sottoscrizione di contratti per il servizio di esumazione con diverse amministrazioni comunali venete ma anche del Trentino.
La scoperta aveva creato un grave allarme sociale in Trentino ed era finito su tutti i media nazionali. Le indagini avevano appurato che la tariffa dei centri crematori si differenzia parecchio in base alla presenza o meno della bara, con una differenza nei costi dagli 800 se le spoglie vengono portate a cremare con la cassa e invece 400 euro, senza.
La bare quindi transitavano per il capannone degli orrori dove venivano spogliate del zinco e della cassa in legno che venivano recuperate e rivendute, con un ulteriore guadagno.
Le spoglie del morto venivano depositate dapprima in sacchetti di nylon e messe all’interno di casse di cartone. E qui il guadagno oscillava dai 400 ai 500 euro per ogni bara. Si parla di un business di oltre 300 mila euro e in soli pochi mesi.
Il giudice nel merito ha emesso un decrerto penale di condanna da 9.750 euro per l’accusa di vilipendio di cadavere e gestione illecita di rifiuti.
Il decreto penale di condanna è un istituto previsto dagli articoli 459 e seguenti del codice di procedura penale. La finalità della norma è quella di perseguire reati meno gravi senza una concreta attività di udienza e mediante un’istruttoria semplificata, accelerata e sommaria. Gli effetti del decreto penale di condanna equivalgono sostanzialmente a quelli di una sentenza di condanna: questa non potrà tuttavia che essere soltanto di tipo pecuniario.
Con il decreto penale di condanna infatti non sarà possibile condannare l’imputato a pena detentiva (arresto o reclusione), e quest’ultima, ove prevista dalla norma penale, dovrà necessariamente essere convertita in pena pecuniaria (ammenda o multa).
Da dire che Guido Beber, titolare della cooperativa “Linea Momenti” ha sempre respinto con forza le accuse spiegando più volte che le operazioni di smaltimento non erano nascoste, ne tantomeno vietate. Ora Beber dovrà decidere se pagare e mettere una pietra «tombale» sulla vicenda oppure valutare l’opposizione alla sentenza e tentare la via del giudizio nelle aule del tribunale di Trento.

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