Trento
Mines Hodza, un profilo preoccupante: gli arresti domiciliari “sono abbastanza”?

Si aggrava sempre di più la situazione di Mines Hodza, il cittadino nato in Italia di origine kosovara e residente nel Basso sarca arrestato il 18 giugno dai Carabinieri del Ros con l’accusa di stare progettando un attentato terroristico in Trentino e attualmente agli arresti domiciliari presso l’abitazione dei suoi genitori.
Come si era visto nelle clip diffuse dai Carabinieri (clicca qui per vedere le immagini delle telecamere installate in casa di Mines Hodza) il ragazzo si stava preparando per “fare una torta” ovvero per creare una bomba che sarebbe dovuta esplodere in Trentino entro il mese di agosto (poi lui e la ragazza sarebbero partiti per la Nigeria dove si sarebbero uniti all’Isis).
Le ore passate davanti al PC – oltre ad aver fatto al ragazzo un gran lavaggio del cervello – hanno permesso a chi di dovere di risalire a chat e attività online del ragazzo: inutile il cercare giustificazioni, Hodza era nel pieno di un processo di radicalizzazione mosso dagli jihadisti in rete.
Oltre alle informazioni sugli esplosivi, alle preghiere e agli allenamenti quotidiani, i dettagli che si continuano ad aggiungere giorno dopo giorno portano alla luce un quadro generale sempre più inquietante e preoccupante.
Per quanto riguarda la moglie di soli 18 anni, i due si sarebbero sposati in moschea, nonostante sia indagata anche lei, Hodza è stato accusato di averla reclutata e influenzata al punto da averla resa disponibile a sacrificarsi per lo Stato Islamico.
Grazie alla segnalazione dell’FBI fatta lo scorso febbraio, i Carabinieri del Ros hanno potuto indagare e fermare questa coppia. Al momento, però, Hodza è agli arresti domiciliari con braccialetto elettronico presso il domicilio dei propri genitori mentre la ragazza è a piede libero. Come già detto, la famiglia non era d’accordo con questa sua radicalizzazione, con il rasarsi i capelli e con il farsi crescere la barba. Anzi, la famiglia di Hodza si era definita preoccupata delle recenti stranezze del figlio: gli attriti c’erano e anche alcuni dissapori riguardanti al comportamento di lui nei confronti dei membri della sua stessa famiglia.
Guardando tutta la situazione, però, sorge spontaneo chiedersi se essere così “morbidi” nei confronti di questi due soggetti sia di fatto la cosa giusta: lei a piede libero e lui agli arresti domiciliari. Con tutti i problemi che l’Isis ha causato (e continua a causare) nel mondo, con la scia di sangue infinita che questa organizzazione si porta dietro, com’è possibile che non ci sia stato subito una sorta di “pugno di ferro” nei loro confronti? Dopo un’operazione così accurata e precisa, perché si è optato per una conseguenza così (almeno per ora) lieve? Non si corre il rischio che le autorità vengano viste come “troppo buone” davanti a queste situazioni?
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