Italia ed estero
I giovani scappano dall’Italia: “mancano possibilità vere”

L’Italia sta affrontando un momento davvero difficile: tantissimi giovani pensano ad andare via da questo paese, alla ricerca di lavoro e fortuna fuori dai confini del Bel Paese.
Di recente, abbiamo avuto occasione di scambiare qualche parola con alcuni ragazzi, andando a scavare in quella che è la loro opinione dell’Italia, del lavoro e della domanda/offerta.
Sebastian – 27enne colombiano – dopo anni passati in Italia, nel 2019 ha lasciato la penisola italiana con la famiglia, alla volta della Germania.
“Per quanto riguarda le possibilità di lavoro, basta tenere presente che un giovane qualificato di 25 anni in Italia è un tirocinante, mentre in Germania è un impiegato a tempo pieno con un salario e prospettive di carriera a breve termine.
In Italia tornerei per turismo, ma di certo non per vivere.
Mancano possibilità vere per i giovani. Il lavoro sottopagato è normalizzato ed il lavoro freelance è ostacolato.“
Alessandro – trentino di quasi 29 anni – nella sua vita ha fatto vari lavori e, da quattro anni, ha aperto una propria attività (Wanderersouls).
“Ormai sono passati 10 anni da quando sono entrato nel mondo del lavoro – racconta il 29-enne – sto per compiere 29 anni e fortunatamente posso dire di aver sempre lavorato. Per lavorare e non rimanere a casa ho cercato sempre di rinnovarmi facendo differenti corsi formative e lavori, passando dalla ristorazione fino a essere responsabile tecnico in un’azienda.
Adesso da ormai 4 anni ho una mia attività (tengo a precisare che non sono un eccezione alla regola, ma molti sono come me). Se devo essere sincero in questo momento provo un grande sconforto e rabbia per la situazione del lavoro in Italia e per come vengono etichettati i giovani.
Proprio ieri mi è capitato di leggere online un pezzo che spiegava che i giovani non vogliono più lavorare la sera, i sabati e le domeniche dando la colpa al reddito di cittadinanza.
La prima domanda che mi sorge spontanea è: ma le persone vanno mai nei ristoranti, nei centri commerciali, nei bar la sera? Non notano che la stragrande maggioranza del personale che li serve sono giovani?
Più di un dubbio mi sorge spontaneo: la difficoltà nel trovare ragazzi a lavorare in questi settori è generale o limitata ad alcune attività? Io credo fortemente che la risposta sia la seconda, credo che quello che si semina si raccoglie e chi in questo momento non trova personale dovrebbe farsi qualche domanda e cercare di cambiare qualcosa.
È la semplice legge della domanda e offerta. Sono sempre dell’idea che non si possono addossare le colpe totalmente a qualcuno e che forse andrebbero riviste alcune scelte prese dallo stato Italiano. Molti danno la colpa al reddito di cittadinanza, ma basterebbero alcuni minuti per andare a cercare i dati delle richieste per sfatare il mito che siano i giovani a beneficiarne di più.
Credo che, per cambiare la situazione, le aziende – con l’aiuto dello Stato – debbano investire sui giovani e non sfruttarli, aumentare loro gli stipendi e la qualità della vita sul posto di lavoro. In questo momento gli stipendi bassi e alcune realtà che lucrano sui lavoratori stanno distruggendo i sogni di ogni giovane.
Guadagnando 1000 euro al mese e con il caro vita attuale non si ha la possibilità di crearsi degli obiettivi e investire nel proprio futuro. Sono totalmente convinto che quando ai ragazzi verrà data la possibilità di potersi creare dei sogni e degli obiettivi, anche il mondo del lavoro ne gioverà e non ci saranno più queste problematiche.”
Risulta quindi evidente che, alla frustrazione delle aziende, si va a contrapporre la rabbia dei giovani di oggi che si vedono tarpare le ali da uno Stato che non li tutela e nemmeno li valorizza. C’è la necessità di trovare al più presto un punto di incontro, un dialogo a cuore aperto dove ci deve essere però tanta onestà. Forse, solo allora, si avrà l’occasione di creare le basi per un ambiente di lavoro sano e corretto che poterà certamente enormi benefici all’Italia di domani.
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