Trento
Truffa tamponi, chiuse le indagini: 92 persone indagate per corruzione e associazione a delinquere
Sequestrati 120.000 euro provento dell’attività illecita e sottoposti a sequestro 100 green pass falsi

La Procura della Repubblica presso il Tribunale di Trento ha concluso la fase delle indagini preliminari che ha visto i Carabinieri del Comando Provinciale investigare sul caso del tamponificio trentino che vendeva i certificati con esito a richiesta.
Nel giro 92 le persone coinvolte che, a diverso titolo, sono chiamate a rispondere dei reati di associazione per delinquere, corruzione, falsità ideologica e accesso abusivo a sistema informatico. Se rinviate a giudizio e condannate le pene potrebbero essere pesantissime.
Le indagini sono state avviate nei primi giorni dell’anno a seguito di alcune segnalazioni giunte agli inquirenti circa le anomale modalità con cui venivano praticati i test da parte di Gabriele Macinati, (foto) un infermiere che agiva in regime di libera professione (esiti che giungevano al cellulare dei pazienti prima ancora che fosse trascorso il tempo minimo di immersione del campione nel reagente) presso 2 ambulatori allestiti nel palazzetto dello sport di Pergine Valsugana e in uno stabile di Trento Nord.
Dagli accertamenti condotti dai militari è emerso che, presso gli ambulatori in questione, nell’arco di due mesi sarebbero stati effettuati ben 33000 tamponi (una media di circa 600 tamponi al giorno), dato assolutamente abnorme e peraltro non riscontrato nel corso dei servizi di osservazione effettuati in prossimità dei siti. Ulteriori approfondimenti hanno consentito di appurare che il professionista, avvalendosi della collaborazione di altri 4 coindagati, aveva allestito un vero e proprio “tamponificio” al quale in molti sarebbero ricorsi, al fine di ottenere referti di favore.
Nello specifico, chi avesse avuto bisogno di una certificazione verde valevole per 48 ore, richiedeva un esito negativo, chi invece, volendo evitare la vaccinazione senza rinunciare alle libertà consentite dal cd. green pass rafforzato, richiedeva una attestazione di positività, al fine di conseguire l’agognato certificato al termine del periodo di isolamento prescritto.
Nel corso delle investigazioni sono stati chiusi 2 centri dove venivano effettuati i tamponi, sequestrati 120.000 euro provento dell’attività illecita e sottoposti a sequestro 100 green pass falsi.
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