Valsugana e Primiero
Una comunità ostaggio di un 12 enne, l’appello drammatico della mamma: «Nessuno ci aiuta, sono disperata»
In un paese della Valsugana emerge una situazione drammatica che fa tornare indietro di 100 anni la nostra regione

La drammatica storia è stata scoperta in un paese della Valsugana e dimostra come la sanità e la nostra società debba fare ancora molto per limitare i disagi delle famiglie e aiutare le «vere» famiglie in difficoltà.
Un storia incredibile che ci proietta indietro di 100 anni e che riguarda la tragica storia di una famiglia straniera lasciata completamente sola in balia di un ragazzino 12 enne con gravi disturbi mentali. Vittima purtroppo la mamma del ragazzino che disperata si è rivolta anch’essa al nostro giornale per chiedere aiuto alle istituzioni.
Tutto parte dalla denuncia di alcuni residenti. «Un ragazzino di 12 anni continua a causare notevoli disagi a tutta la comunità procurando parecchi danni agli edifici pubblici» – comincia così la lettera che poi ricostruisce solo alcuni fatti successi di recente.
«Anche ieri dal balcone di casa il ragazzino ha lanciato vasi e pesi da palestra verso le persone che passavano sulla strada principale. Sono dovute intervenire due pattuglie di carabinieri, una della polizia locale, due ambulanze e parecchi pompieri per riuscire a tenere la situazione sotto controllo. Questo ragazzino purtroppo abita nel secondo piano della mia abitazione. Può solamente immaginare i miei figli come possono essere rimasti quando ha iniziato a lanciare cose dal balcone mentre stavano giocando nel loro giardino» – aggiungono i residenti
I comportamenti del 12 enne non sarebbero isolati ma sempre più frequenti. «E se uno di questi vasi avesse colpito in testa uno dei miei figli? Non avrei potuto dire che era una disgrazia ma sfiga visto che il ragazzo è già segnalato agli assistenti sociali! Deve capitare il morto perché le autorità possano fare qualcosa?» – Si chiede un residente
I residenti hanno paura per i propri figli piccoli, «se questo ragazzino è in casa come possiamo stare tranquilli se i nostri figli stanno giocando nel prato? Siamo ostaggi di un ragazzo di 12 anni perché nessuno si vuole prendere la responsabilità di dichiararlo Tso. Se questa è l’Italia mi vergogno di essere Italiano!»
Come spiegato sopra anche la mamma del ragazzino si è rivolta al nostro giornale per chiarire una situazione che la vede vittima di quanto succede. Costernata, sofferente e in preda ad un pianto dirotto al telefono ha denunciato una situazione insostenibile e la mancanza di aiuto da parte di tutti
«Mio figlio – racconta la mamma – è violento ed è stato più volte ricoverato in ospedale e inserito in una comunità per ragazzi difficili. Ieri è stato ancora una volta inadeguatamente dimesso dall’ospedale di Trento dove ha aggredito me e gli operatori sanitari. Noi invece avevamo chiesto che rimanesse in ospedale per trovare una soluzione comunitaria anche per il fine settimana».
La mamma non ha solo il problema del figlio malato. Anche il marito purtroppo soffrirebbe degli stessi problemi, il tutto per colpa pare degli effetti della guerra combattuta molti anni fa nel propio paese africano.
È la stessa mamma che denuncia: «Io e mio marito, che già abbiamo problemi di salute, non riusciamo più a gestire nostro figlio a casa. I nostri vicini temono giustamente per i loro bambini. Noi veniamo picchiati da nostro figlio giornalemente e abbiamo paura. Siamo andati in pronto soccorso per le percosse ricevute da lui. L’assistente sociale ha scritto al giudice del tribunale dei minori ma per ora la situazione non si sblocca».
E ancora: «È scandaloso che la legge non permetta di perseguirlo, siamo molto preoccupati, stressati e arrabbiati. Vogliamo che resti ricoverato in ospedale per salvaguardare la salute e l’incolumita fisica nostra e dei nostri vicini. Bisogna che la neuropsichiatria infantile, il servizio sociale, il Comune e le comunità provvedano una soluzione adeguata e subito».
Il ragazzo è stato ricoverato poche ore fa presso una struttura della Valsugana – ci confida la mamma disperata – «ma siamo ormai terrorrizzati che posso tornare di nuovo. Abbiamo fatto denuncia alle forze dell’ordine, alle assistenti sociali, alle istituzioni ma nessuno fa nulla, siamo disperati»
È sintomatico come a volte vengano tolti i figli alle famiglie per un non nulla, (vedi Bibbiano) ed invece non venga aiutata una famiglia che dopo numerosi casi di violenza chiede l’allontamento del proprio figlio e il ricovero in una struttura adeguata per il bene proprio, del minore e della comunità.
Un ulteriore incongruenza e contraddizione che accompagna ormai da tempo il «sistema» Italia su queste tematiche. Oggi è toccato alla Valsugana, domani magari in Vallagarina, nel capoluogo oppure in val di Non o nulle Giudicarie, per dire che il buon senso dovrebbe far pensare a prevenire certe situazione e non a subirle senza la possibilità poi di risolverle.
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