Italia ed estero
La mamma fatta a pezzi in casa a Milano: la figlia di Trento lancia l’allarme

Omicidio volontario, vilipendio e soppressione di cadavere. Sono queste le accuse nei confronti di Rosa Fabbiano, la figlia di 58 anni sottoposta a fermo perché avrebbe ucciso e fatto a pezzi la madre Lucia Cipriano nell’appartamento di via Boves a Melzo, in provincia di Milano.
Il provvedimento emesso dal pm di turno Elisa Calanducci coordinata dall’aggiunto Laura Pedio è arrivato nella notte dopo che gli inquirenti hanno sentito la 58enne e le altre due figlie della vittima.
A dare l’allarme è stata l’altra figlia Loredana Fabbiano che abita a Trento e che non riusciva a parlare con la madre da settimane. “L’ho appena vista, sta bene, non preoccuparti“, le ripeteva la sorella Rosa quando dalla sua casa di Trento cercava di mettersi in contatto con la madre.
Ogni giorno una scusa diversa. E la preoccupazione saliva ogni giorno di più, fino a ieri quando Loredana ha preso l’auto e ha raggiunto la casa di famiglia, in via Boves a Melzo.
Ad attendere Loredana nell’androne, la sorella maggiore. “Non salire, la mamma è morta. Portami dai carabinieri“. La donna sconvolta è subito saltata in macchina per dirigersi verso la caserma in un clima surreale, ma al primo semaforo Rosa ha aperto la portiera ed è scappata. Loredana ha così deciso di tornare indietro, a casa della madre.
Dentro sembrava tutto in ordine, fino a quando la donna è entrata in bagno e ha visto l’indescrivibile: “Mamma, cosa ti hanno fatto?”, ha urlato disperata. Ha chiamato il 118 e i carabinieri, raccontando tutto. Le pattuglie si sono subito messe ulle tracce di Rosa e sono riuscite a trovarla in fretta: la 57enne era in fuga a piedi nei campi. Entrambe le sorelle sono poi state portate in caserma.
Rosa Fabbiano era l’unica tra le tre figlie dell’84enne a occuparsi della madre e ad avere le chiavi della sua casa. Le sorelle minori, una residente come la vittima a Melzo, l’altra appunto a Trento, non vedevano Lucia da mesi.
Stando alle indagini, sembra che l’omicidio sia stato commesso due mesi fa, tra fine marzo e i primi di aprile. Il giorno del delitto, Rosa potrebbe aver accompagnato la madre fino al bagno e poi averle coperto la bocca con il nastro adesivo, prima di sigillare la vasca con il telo, fino a provocare la morte per asfissia.
La donna avrebbe infine utilizzato una sega, trovata e sequestrata dai carabinieri di Milano, per sezionare in più punti il cadavere. Il corpo della vittima, in avanzato stato di composizione, sarà analizzato dai medici legali e dall’antropologo forense, per confermare le cause della morte e a quando risale.
Una vicina ha riferito ai carabinieri di aver notato, a metà aprile, del fumo uscire dalla finestra della casa della vittima. Era probabilmente prodotto dal rogo – avvenuto secondo gli investigatori in un momento successivo a quello dell’omicidio – degli abiti della donna, ritrovati bruciati in casa. I vicini hanno parlato anche di odori nauseabondi, non dovuti al fumo. La vasca da bagno, in cui era adagiato il cadavere, era sigillata con un telo di cellophane.
All’interno dell’appartamento, che aveva tutte le finestre spalancate, i carabinieri hanno trovato diversi profumatori per ambiente, forse utilizzati per occultare l’odore.
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