Io la penso così…

Adunata alpini Rimini: i lumaconi e il «me too» nostrano

Pubblicato

1 mese fa

17 Maggio 2022

Redazione Trento

Egregio Direttore,

ho voluto far passare qualche giorno dai presunti fatti di Rimini, per vedere cosa e come esce dal cilindro del me too nostrano. Sia ben inteso che se qualcuno si lamenta di avances spinte o offese vere e proprie ho il dovere di credere, fino a rigorosa verifica, che il fatto sia vero.

Ho parlato di avances e offese perché una pacca sul deretano, il fischio, l’apprezzamento triviale, nonostante il diverso orientamento della Cassazione, è sproporzionato che venga qualificato come violenza sessuale, perché deve esistere sia un buon senso nel qualificare le cose, sia una ragionevole graduazione nella gravità dei fatti e nella qualifica penale dei fatti che sconvenienti sono e tali rimangono.

Premesso questo, concordo pienamente con l’analisi fatta da Mauro Corona e cioè che un conto è il verificarsi di fatti vergognosi durante la sfilata ufficiale dei soli alpini, il che non è avvenuto, e un conto il verificarsi dei fatti in occasione o in mezzo alla calca delle manifestazioni di contorno, che sono aperte a tutti, e proprio per questo frequentate special modo da coloro che intendono dare fondo alle libagioni alcoliche disponibili con grande abbondanza.

Ma questo, se si è onesti intellettualmente, accade in ogni manifestazione di piazza incontrollata o, peggio, abusiva, quale le varie movide che ogni notte affliggono le città, i capodanni, le manifestazioni di contorno ad eventi sportivi e così via, ove nessuno si sogna di mettere all’ indice la manifestazione in se o gli organizzatori, per non parlare dei rave che sono un mondo a parte, spesso inesistente per lo Stato.

Il grave dell’intera questione è che sono stati vergognosamente silenziati episodi ben più gravi avvenuti, ad esempio, nel Capodanno di piazza a Milano, che non doveva neanche tenersi per via della pandemia in atto, solo perchè aggressori erano immigrati di prima e seconda generazione e l’ amministrazione inerte era quella dem del sindaco Sala.

Ancora più grave è che si vadano a ripescare presunti accadimenti, ancora dell’adunata a Trento del 2018, ponendo sotto accusa l’ iniziativa di un locale pubblico, altamente criminosa a posteriori ma lecita ai tempi, quale l’elezione di una “miss maglietta bagnata alpina“. Una follia, perché nessuno ha imposto alla maglietta bagnata di turno di farsela bagnare da alcuno e, se lo ha permesso, lei stessa ha calpestato la sua dignità. Una follia ancora più evidente perché il femminismo a scoppio ritardato e sulla scia del me too è semplicemente sospetto.

La caratura di una donna (o di un uomo) si vede non dal piagnucolio televisivo postumo, ma dalla preventiva scelta intelligente e ponderata delle frequentazioni di persone e luoghi, dalla fermezza del rifiuto all’ occorrenza, dal ceffone o dal calcio dato al becero lumacone di turno, perchè non esiste per costui peggiore punizione del fare una figura marrone davanti ai suoi compari di bevute .

Il reato di violenza sessuale lasciamolo ai casi dove effettivamente questa autodeterminazione e difesa della propria dignità non è stata possibile. Come quelli degli episodi criminosi avvenuti a margine del Capodanno (abusivo) di Milano, che non hanno scatenato il me too di capodanni passati, ma neanche di questo, e non hanno avuto dignità di spazio televisivo.

Avv. M.Stefano Sforzellini – Trento

(Potete inviare le email al direttore da inserire nella rubrica «io la penso così» scrivendo a: redazione@lavocedeltrentino.it – La vostra opinione conta, sempre….)