Rovereto e Vallagarina
Avio, la spada dell’età del Bronzo sull’«autostrada della preistoria»

Quali segreti custodisce la spada dell’età del Bronzo scoperta sul Monte Baldo nel Comune di Avio al confine con la provincia di Verona?
A chi apparteneva quel prezioso reperto archeologico rinvenuto nel maggio dello scorso anno sotto poche decine di metri a circa 1.360 metri di quota? Quale era la sua funzione e quale è stato il suo reale utilizzo? Strumento da combattimento oppure oggetto di culto offerto a qualche divinità pagana? E’ stata perduta oppure lasciata intenzionalmente proprio lì nel luogo (o nelle vicinanze) del suo ritrovamento? Tanti interrogativi ai quali gli esperti di archeologia hanno cercato di rispondere (magari in attesa di una campagna scavi) alla presentazione e alla consegna alla comunità di Avio della spada risalente a 3.300 anni fa ritrovata casualmente in località Acquenere da un escursionista di Costermano, Mirko Miele di 37 anni, appassionato di storia.
Molti gli interrogativi, tante le risposte ma ancora parecchi i “misteri” legati ad un reperto appartenuto molto probabilmente ad una élite guerriera e dalla forte connotazione simbolica e sacrale.
La soddisfazione per un reperto così importante che va ad arricchire la collezione dell’Antiquarium di Avio (ospitato nella Casa del Vicario) è arrivata dal sindaco Ivano Fracchetti con i ringraziamenti allo scopritore e alle Sovrintendenze beni artistici di Verona (alla quale la spada era stata consegnata) e di Trento che l’ha restaurata e consegnata ad Avio.
“Un altro elemento prezioso per capire la nostra storia antica e in particolare la presenza dell’uomo migliaia di anni fa sul Baldo, via di accesso dalla Pianura Padana per le Alpi“. Un gesto, quello di Mirko Miele, sottolineato più volte per ribadire l’importanza di un rapporto con gli amministratori del territorio e gli enti di tutela: “Quando vengono ritrovati oggetti di questo tipo l’invito è quello di consegnarli alla Sovrintendenza per destinarli, dopo averli studiati e restaurati, alle comunità di appartenenza perché fanno parte del loro patrimonio“.
“La montagna e la preistoria” è stato il filo conduttore del convegno molto affollato all’auditorium con le relazioni di grandi esperti: da Paolo Bellintani a Paola Salzani, da Franco Nicolis a Marco Avanzini, da Mara Migliavacca a Maurizio Battisti al Soprintendente per i beni culturali Franco Marzatico.
Preziosi gli elementi emersi dagli interventi dei relatori non solo per conoscere la spada dell’età del Bronzo (1.350-1.000 a.C. circa) ma anche per stabilire relazioni con altri reperti di questo periodo, le prime tracce dell’uomo sul Monte Baldo, la frequentazione degli Alti Lessini, la protostoria del territorio di Ala-Avio e della Vallagarima.
Il reperto è emerso lungo l’ipotetico tracciato di quella che è stata denominata “l’autostrada della preistoria“, ovvero il percorso utilizzato già dell’uomo di Neanderthal come via di penetrazione nella catena centrale alpina che ha lasciato il segno della sua presenza sul crinale della montagna emersa dai ghiacciai nelle numerose selci (la pietra lavorata per ottenere lame da taglio usate per uccidere gli animali, per scuoiare e lavorare le pelli…) “esportate” poi fin sulle Dolomiti, selci e territorio già oggetto di studi e di ricerche oltre quarant’anni fa dallo studioso Domenico Nisi.
“Le prime tracce dell’uomo trentino sono qui, sul Monte Baldo” ha sottolineato Avanzini ricordando le migliaia di strumenti (selci) rinvenuti sui rilievi baldensi dei Comuni di Avio e di Brentonico ma anche in territori del Veronese come Prada, Lumini, Ferrara di Monte Baldo. Di epoche successive molti altri ritrovamenti, a testimonianza della frequentazione delle montagne della Bassa Vallagarina fin da epoche remote, sia sul versante della Sega di Ala e in Alta Lessinia, sia sul Baldo: punte di lancia a Pra Alpesina, il coltello di malga Artillone, lo scalpello di Bronzo di Corna Piana…
Tornando alla spada delle Acquenere, il reperto è sostanzialmente integro salvo la perdita degli elementi mobili dell’ammanicatura della quale però rimangono i ribattini per il fissaggio. La spada è stata ripetutamente affilata, quindi era un’arma da guerra che presenta una particolarità: risulta intenzionalmente piegata all’attacco dell’immanicatura per renderla inutilizzabile. E questo fa ritenere che fosse destinata come offerta votiva a qualche divinità.
Ipotesi suffragata sia dal luogo del ritrovamento (altri rinvenimenti di questo tipo sono provenienti da siti in prossimità di luoghi isolati, di valichi montani o di corsi d’acqua come le spade emerse dal Leno o dal letto del Sarca) che dalla scoperta poco distante (a Malga Artillone) di un coltello del bronzo anch’esso intenzionalmente piegato. Ma il sito di malga Acquenere può riservare altre sorprese?
Da un paio di sopralluoghi fino a questo momento non sono stati rinvenute altre testimonianze, ma, ha assicurato il Soprintendente della Provincia di Trento Marzatico, “andranno sviluppati ulteriori accertamenti per verificare la presenza ed eventualmente portare alla luce altre testimonianze in un’ottica di partecipazione e di condivisione con l’amministrazione comunale di Avio e la Soprintendenza di Verona“.
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