Trento
Esternalizzazione magazzino Sait: 70 dipendenti con le spalle al muro
Alessia Ambrosi chiede l’intervento della provincia per scongiurare il passaggio di 70 dipendenti a Movitrento

«La volontà di esternalizzare il magazzino Sait ha messo 70 lavoratori in una situazione di precarietà. Già, perché la perdita del contratto integrativo aziendale sembra una prima avvisaglia di futuri tagli al personale in nome della razionalizzazione dei costi. Una razionalizzazione a spese dei lavoratori dunque, e penso in particolar modo agli “over-50” da oltre 20 anni impiegati presso il magazzino per cui un reinserimento nel mercato del lavoro prima della pensione sarebbe molto complesso». A dirlo è la consigliera provinciale di Fratelli d’Italia Alessia Ambrosi che torna sul caso dei 70 dipendenti del Sait a «rischio» licenziamento.
Secondo la consigliera infatti la razionalizzazione decisa dai vertici del Sait non sarebbe così urgente visto l’aumento degli utili registrato dal Consorzio Sait, e viste le prospettive favorevoli di ripresa del fatturato anche in zone a forte vocazione turistica che hanno risentito della contrazione degli arrivi invernali durante la pandemia.
Alessia Ambrosi si chiede quindi «che fine abbia fatto lo spirito mutualistico e sociale che dovrebbe rappresentare la vera finalità del Consorzio. I lavoratori sono di fatto messi con le spalle al muro in un periodo di grave difficoltà che tante famiglie trentine stanno attraversando a causa dell’inflazione su energia, alimenti e molti altri beni di consumo».
Quello che è certo è che nei prossimi giorni i dipendenti saranno convocati individualmente dalla società per “accogliere” autonomamente la cessione del proprio contratto a Movitrento, con annessa perdita del contratto integrativo aziendale. «È chiaro che non sia prevista alcuna scelta – aggiungge Ambrosi – e sostanzialmente i dipendenti saranno tenuti a scegliere tra una riduzione del proprio stipendio e la perdita del posto di lavoro. I lavoratori del magazzino lamentano anche l’assenza della Provincia come interlocutore e attore privilegiato in questa delicata fase. Provincia che dovrebbe tenere adeguatamente in considerazione la “salute” del nostro sistema della cooperazione, a lungo fiore all’occhiello del territorio trentino».
L’esponente di Fratelli d’Italia auspica anche che la PaT intervenga al più presto nella trattativa fra azienda e lavoratori, garantendo che i diritti e la dignità di 70 persone, 70 famiglie trentine, siano pienamente rispettati.
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