Italia ed estero
E se questa volta la Germania ci salvasse dalla terza guerra mondiale?

La storia non si ripete mai in modo identico. Chi oggi cerca di leggere i fatti dell’Ucraina con gli occhi del passato, rimane irrimediabilmente ingannato. Non siamo all’epoca della seconda guerra mondiale, né dell’URSS o dell’Europa di Degasperi, Adenauer e Schuman. La storia corre velocissima.
Ottant’anni orsono gli americani vennero in Europa a liberarci dalla dominazione tedesca; poco dopo anche l’Italia aderì alla Nato, in funzione anti URSS; nello stesso tempo incominciava a nascere l’Europa.
Oggi l’Urss non c’è più; la Nato resiste e si espande, ma con funzione molto diversa dalle origini; l’Europa sulla carta e molto più grande e forte di un tempo, ma nella realtà è una struttura non solo diversissima da quella immaginata dai padri fondatori, ma anche terribilmente accentratrice per alcuni aspetti, e incredibilmente disgregata ed inefficace, per altri.
Questo breve cenno ai tempi che cambiano per dire cosa? – Che la Germania, che fu all’origine di due guerre mondiali, potrebbe oggi, se avesse un po’ di coraggio, essere il paese che scongiurerà la terza. E che gli Stati Uniti, che 70 anni fa aiutarono a salvarci dalla Germania nazista che aveva devastato l’Europa, e che poi ne propiziarono la ricostruzione, oggi sono i principali affossatori del “Vecchio Mondo”. Un bel ribaltamento di ruoli.
Assistiamo tutti, infatti, all’evidenza di una guerra per procura tra Biden, vero burattinaio di Zelensky, e la Russia che non vuole rinunciare al suo ruolo di superpotenza, di Putin. Sono almeno 8 anni che Biden va dicendo e scrivendo che Putin “non ha l’anima” e che l’Ucraina è un paese chiave nello scontro tra i “buoni” e i “cattivi”.
Scontro aperto dunque, tra Atene e Sparta, tra Washington e Mosca, ma anche guerra, sotto traccia ma asprissima, contro Berlino. Che capisce e che prova, per quanto possibile, a divincolarsi, cercando soluzioni diplomatiche, opponendosi in parte all’escalation, resistendo, per ora, all’embargo sul gas russo. Ma con tantissime difficoltà, esterne ed interne, dovute anche alla debolezza del neocancelliere, che non è Angela Merkel, non guida una “grossa coalizione” granitica, e che si trova ostaggio di due partiti, i Verdi e Liberali, che sembrano non capire la gravità della situazione, per il loro paese e per il mondo intero.
Recentemente i giornali hanno rivelato che prima dello scoppio della guerra vi fu un tentativo del cancelliere Scholz, subito respinto da Zelensky, di arrivare ad una soluzione diplomatica con Putin. Ci si potrebbe chiedere se il presidente ucraino, che oggi sappiamo protetto dai servizi segreti americani e britannici, abbia davvero resistito in faccia, contemporaneamente, a Russia e Germania, per follia propria, o perché incoraggiato a farlo da qualcun altro un poco più forte.
Ma avanzato questo dubbio, rimane un fatto: la Germania di Scholz ha cercato di scongiurare la guerra, così come già aveva fatto la Germania della Merkel, opponendosi sia all’entrata dell’Ucraina nella Nato, sia all’invio in quel paese di armi americane, durante l’amministrazione Obama-Biden.
Il mondo dem e neocon americano, d’altra parte, non vede di buon occhio quello che chiama esplicitamente il “Quarto Reich”, cioè una Germania forte, che guida l’Europa, che compera il gas russo, magari attraverso il Nord Stream 2, che fa affari con i cinesi… insomma che pur rimanendo alleata degli Usa gioca apertamente le sue partite economiche e politiche.
Il numero della rivista Limes del dicembre 2018, intitolato “Essere Germania”, esordiva così, nell’introduzione: “[…] Sul fronte esterno, la frizione latente con Washington, emersa alle cronache con l’intercettazione approvata da Obama del cellulare di Merkel.
Aggravata dalla presunzione tedesca di poter mettere dito nella guerra indiretta russo-americana in Ucraina, a sostegno di un proprio robusto quanto discusso candidato alla successione di Viktor Janukovic. Arto subito reciso da Washington al grido di ‘Fuck the EU!’ -beninteso ‘Fuck Germany!’- simpatica apostrofe di Victoria Nuland, assistente segretaria di Stato deputata ad assicurare il successo delle rivolta antirussa, senza tedeschi né altri europei tra i piedi”.
Fuck the Eu!, Fuck Germany!: Victoria Nuland è ancora oggi, dopo essere stata accantonata da Trump, una delle registe principali delle vicende ucraine, ed evidentemente ha ben chiaro quanto questo conflitto vada alimentato e reso il più possibile “interminabile” proprio per fiaccare, oltre alla Russia, l’Europa in generale e la Germania e la Francia in particolare (dell’Italia, asservita grazie all’uomo di fiducia Mario Draghi, non importa gran che: conta poco, ed obbedisce in fretta).
Solo così si spiega l’arroganza con cui il ciarliero presidente ucraino ha lanciato in questi giorni le sue invettive, più e più volte, contro Angela Merkel, contro il cancelliere Scholz e contro l’attuale presidente federale della repubblica Frank-Walter Steinmeier. Non so come si dica nella lingua di Zelensky, ma è facile che i suoi suggeritori, Nuland e Blinken in testa, gli abbiano comunicato il concetto da amplificare nella propria lingua: “Fuck Germany, now Fuck Scholz!”.
A noi invece non resta che sperare che proprio la Germania, in un sussulto di dignità e realismo, ritrovi coraggio e, insieme alla Francia, si opponga a trascinare l’Europa in quell’avventura senza ritorno che tanto sembra piacere ai nostri ex alleati d’oltre Oceano.
Articolo uscito sul quotidiano La Verità a firma dell’autore
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