Arte e Cultura
Trento ricorda Giuseppe Gerola venerdì 13 maggio al Famedio e al Castello del Buonconsiglio

Venerdì 13 maggio una lapide nel Famedio del cimitero di Trento e un volume dedicato all’archeologo ricorderanno la straordinaria figura di Giuseppe Gerola, uno tra i personaggi più carismatici per la storia dell’arte trentina ed italiana vissuti a cavallo tra fine Ottocento e i primi decenni del Novecento.
La giornata commemorativa inizierà alle ore 14.30 al Cimitero Monumentale di Trento dove avrà luogo la cerimonia di solenne apposizione della lapide in suo onore, voluta congiuntamente dalla famiglia e dal Comune di Trento quale omaggio all’illustre trentino.
La lapide sarà collocata nel prestigioso Famedio, accanto a personaggi illustri come Paolo Oss Mazzurana, Tommaso Gar, Cesare Battisti e Alcide Degasperi. La cerimonia sarà aperta dal sindaco di Trento, Franco Ianeselli che assieme al direttore del Castello del Buonconsiglio Laura Dal Prà e alla famiglia ricorderanno la figura di Gerola.
A seguire, alle ore 16.30, nella Sala delle Marangonerie al Castello del Buonconsiglio, sarà approfondita l’affascinante ed esemplare storia di Giuseppe Gerola, attraverso le parole del professor Gian Maria Varanini, già docente dell’Università di Verona e di Trento, nonché fine studioso della sua opera, e dello storico e scrittore Fabrizio Rasera. Grazie alla loro disponibilità sarà presentato il volume miscellaneo appena edito da parte del museo del Castello del Buonconsiglio dal titolo. “Il riscatto della memoria. Le rivendicazioni italiane d’arte e di storia da Ettore Modiglaini a Giuseppe Gerola 1919-1923” curato da Laura dal Prà con testi di Francesca de Gramatica, Mirko Saltori, Anna Simonati e Claudio Strocchi.
La pubblicazione ripercorre a più mani la tormentata e cruciale vicenda relativa alle trattative con i responsabili delle più importanti istituzioni austriache per il recupero di fondamentali testimonianze della storia dell’arte trentina e altoatesina per vari motivi presenti da tempo nelle più grandi collezioni dell’impero asburgico, oltre che del recupero degli archivi trasferiti oltralpe nel corso del XIX secolo.
Di tale fase, che vide in prima fila Giuseppe Gerola per il Trentino Alto Adige, accanto a figure del calibro di Corrado Ricci, Ettore Modigliani, Gino Fogolari (cugino di Cesare Battisti nonché Soprintendente per le Gallerie del Veneto), Paolo D’Ancora, Guglielmo Pacchioni, Giovanni Battista Rossano, e molti altri ancora, la storiografia si è finora occupata molto poco.
Per il territorio trentino costituisce invece un elemento fondamentale per il risarcimento del patrimonio culturale, gravemente intaccato dal depauperamento determinato da vendite, donazioni, e, non ultimo, episodi di saccheggi ad opera della soldataglia. Di qui la rilevanza del volume dedicato a queste tematiche, che è stato possibile condurre a termine anche grazie alla generosità con la quale la famiglia Gerola, e in particolare di Paolo e della sorella Lauramaria, ha messo a disposizione il consistente archivio documentale in proprio possesso, che ha integrato con elementi inediti e preziosi quanto già disponibile presso la Fondazione S. Bernardino a Trento, la Biblioteca Comunale, la Fondazione Museo Stiorico, l’archivio storico del Castello del Buonconsiglio e il “Fondo Corrado Ricci” della Biblioteca Classense a Ravenna.
Venerdì 13 maggio Trento renderà omaggio a Giuseppe Gerola: stabilitosi a Trento al termine della Grande Guerra, organizzò la prima struttura di tutela e conservazione del patrimonio culturale trentino e fu il primo direttore del museo Castello del Buonconsiglio inaugurato nel 1924. Gerola recuperò negli anni dal 1919 al 1923, subito dopo l’ annessione del Trentino al Regno d’Italia, beni artistici, bibliografici ed archivistici migrati in territorio asburgico.
Gerola riportò al Castello del Buonconsiglio alcuni tra i i pezzi più importanti delle attuali collezioni – il rarissimo Evangeliario Purpureo del V secolo su pergamena color porpora, il Sacramentario Udalriciano del 1042, i Codici musicali trentini del XV secolo, la Fontanella madruzziana in bronzo, i reperti archeologici da Civezzano, il morione Spaur, decine di volumi antichi oltre ad occuparsi del recupero degli archivi migrati oltralpe nel corso del XIX secolo.
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