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Nel 2015 è stato il tormentone del capoluogo che poi si è diffuso anche a livello nazionale dove l’ex Sindaco Andreatta e la giunta di sinistra sono stati derisi e attaccati.
È stato anche scritto un libro sul tema (NdR – di Giorgio Antoniacomi) e sono state aperte molte petizioni. Molte trasmissioni comiche hanno riportato la situazione facendo diventare Trento, «da città del concilio a città del coniglio».
Le opposizioni nell’agosto del 2015 deridevano il sindaco dicendo: «Si apra il derby Aquila San Venceslao contro i conigli del cimitero, chi vince diventi icona per il gonfalone della città con il comico Lucio Gardin arbitro»
Ritornando al serio, i parenti dei defunti ricominciano a lamentarsi per la presenza dei conigli che divorano in pochi secondi i fiori sulle tombe devastandole.
«Da alcuni mesi nel cimitero di Trento scorazzano i conigli che devastano le tombe dei nostri cari – scrive una lettrice – purtroppo nonostante i reclami, chi di dovere non è intervenuto per eliminare questi animali che vivono indisturbati all’interno del cimitero. Noto un degrado totale e mancanza di rispetto verso i nostri defunti».
A restituire dignità al cimitero di Trento fu allora Claudio Cia che cominciò a incalzare l’amministrazione comunale a darsi una mossa. Clamorosa fu la sua iniziativa che lo vide portare al sindaco due conigli a Palazzo Thun fra due ali di folla che applaudivano. (foto sotto)
Insieme a lui anche la consigliera Bruna Giuliani della lega.
Anni orsono il fenomeno non era stato preso in considerazione dal comune che poi si è ritrovato a constatare che il cimitero era diventato un allevamento di conigli che vivevano indisturbati tra e sotto le tombe scavando tane dove si rifugiavano nidificando.
Alla fine dopo non poche peripezie e liti con gli ambientalisti si arrivò a capire che i simpatici animali dalle lunghe orecchie arrivavano dalle roste dell’Adige.
Le operazioni di cattura dei conigli presenti all’interno del cimitero furono affidate alla professionalità dell’Associazione Cacciatori trentini. Gli animali catturati erano stati collocati presso strutture idonee e che si erano dichiarate disponibili ad accoglierli, quali ad esempio aziende agricole e fattorie didattiche.
Allora ci fu una grande inerzia da parte del comune, ora, in virtù della passata esperienza speriamo la cosa venga risolta in fretta.


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