Trento
Martedì 26 aprile Toni Capuzzo incontra i trentini

Il circolo cultura il Mosaico di Trento – fondato nel 1983 sull’onda del carisma espresso dal fondatore di Comunione e Liberazione (CL), don Luigi Giussani – propone per il 26 aprile un incontro online con il celebre giornalista Toni Capuzzo (clicca qui per collegarti)
Il titolo dell’incontro, Che vittoria sarà quella che pianterà la bandiera su un cumulo di macerie?, e il relatore scelto, dicono molto dello spirito dell’iniziativa, che intende prendere le distanze dalla lettura superficiale e affrettata offerta dai principali media sull’ attuale guerra in Ucraina.
Per capire meglio da dove nasca l’iniziativa, sarà bene andare un po’ indietro nel tempo, quando Comunione e Liberazione accolse e rilanciò la posizione del papa Giovanni Paolo II contro la prima guerra del Golfo (siamo nel 1991).
Nella sua recente autobiografia, Roberto Formigoni, il più celebre esponente politico del movimento ecclesiale di Cl, ricorda, proprio riguardo a quel conflitto: “Consideravo sbagliato l’approccio degli Stati Uniti e dei loro alleati, subito minacciosi, che avrebbe portato a una nuova guerra con grandi distruzioni e perdite di vite umane. L’Iraq aveva certamente compiuto un’azione inaccettabile (l’invasione del Kuwait, ndr), ma non bisognava peggiorare le cose e soprattutto dimenticare le cause che avevano portato a quella situazione…”.
Allora il papa e Cl con lui denunciarono apertamente la strumentalità dell’intervento americano in Iraq, volto non tanto a salvare il popolo irakeno da un dittatore come Saddam (prima grande amico dell’Occidente, poi, improvvisamente elevato a “nuovo Hitler”), quanto ad impossessarsi di un paese geopoliticamente ed energeticamente importantissimo.
Il tempo, che è galantuomo, ha dato ragione a Giovanni Paolo II e a Cl: oggi infatti nessuno dubita che le due guerre del Golfo abbiano causato solamente danni inenarrabili (si parla di almeno 650 mila morti e di 2 milioni di profughi), senza risolvere alcuno dei problemi di quel paese (eppure nessuno ha mai sanzionato gli Usa, né alcuno ha mai definito Biden “macellaio” per aver appoggiato quella guerra, come molte altre successivamente).
Di più: nessuno dubita oggi del fatto che a quell’epoca la propaganda americana abbia violentato innumerevoli volte la verità dei fatti, prima presentando l’esercito irakeno come il “terzo esercito del mondo”, poi accusando Saddam di avere armi chimiche ed armi di distruzione di massa che nessuno avrebbe mai trovato.
Ricordo ancora un articolo uscito sul settimanale di Cl di allora, Il Sabato, a firma Renato Farina. Era intitolato De bello ballico, e raccoglieva, a guerra finita, tutte le balle che le tv e i grandi giornali ci avevano raccontato, soprattutto con la tecnica dell’immagine (ne ho parlato qui: https://voce24news.it/fake-news-luso-delle-immagini/).
Proprio questo fatto, che la verità è la prima vittima di una guerra, deve aver spinto gli organizzatori dell’incontro ad invitare il già citato Capuozzo: giornalista di lungo corso, universalmente stimato, che oggi cerca di fare un po’ il grillo parlante, mettendo in dubbio certi aspetti di una narrazione sulla guerra che è spesso evidentemente faziosa e lacunosa, quando non apertamente falsificante.
Una guerra per la quale, secondo molti osservatori, potrebbero valere le stesse parole utilizzate da Formigoni nel passo sopra citato per gli eventi del 1991: perché anche oggi l’approccio americano è “subito minaccioso” (e cioè teso ad impedire in ogni modo qualsiasi mediazione e soluzione diplomatica) e piuttosto incline a “peggiorare le cose” e a “dimenticare le cause”.
Forse tra qualche anno ci troveremo a fare, per la guerra attuale, le stesse considerazioni valide per quella del Golfo? Ci chiederemo se è stato saggio soffiare sul fuoco, inviare armi, falsificare più e più volte le informazioni, proprio per giustificare quell’invio di armi, e se tutto ciò è stato davvero utile al popolo ucraino, o non è servito piuttosto ad allungarne l’agonia e a far crescere il numero dei morti?
Capuzzo saprà risponderci, o almeno saprà aiutarci a porre domande sagge, in un momento in cui i poteri che vogliono la guerra non ammettono né dubbi nè tentennamenti.
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