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Trento

Vive in un camper sulle montagne trentine, la storia di Dimparu: “Tutto per la libertà”

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Si chiama Dimitri Cristofolini, in arte “Dimparu” l’uomo che, dopo il primo lockdown ha deciso di vivere in completa libertà. Si è spogliato delle sue “mura domestiche” e ha cominciato a vivere in un van, con una sola regola: “Non svegliarsi mai nello stesso posto”.  

Dimitri è un operaio di una grossa ditta e, appena finito di lavorare sale sul suo camper e visita i migliori luoghi del Trentino.  Tavole da campeggio, tramonti sulle valli visti dal letto e grigliate in mezzo al bosco sono gli elementi delle sue giornate. 

Uno stile di vita un po’ “wild” che da’ molto più senso alla vita del camperista rispetto alla televisione e ai programmi “trash”. 

Come ti è venuto in mente di adottare questo stile di vita?

“E’ iniziato tutto ad ottobre 2020 durante la pandemia. Il primo loockdown l’ho passato a casa con la mia ex ragazza e quando ci hanno chiusi in casa ho capito che c’era qualcosa che non andava.

Avevo sempre avuto l’idea di fare un’esperienza di vita del genere, di vivere in un van e di spostarmi ogni sera in un posto diverso del Trentino.  Anche perché abbiamo dei luoghi fantastici, dal Garda a Pinè, al Bondone. 

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Quando ci hanno chiusi in casa mi sono chiesto quale alternativa ci fosse. L’alternativa è stata lasciare tutto e andare a vivere in un furgone. 

Sono andato nel comune di Trento e ho dichiarato di essere senza fissa dimora. Dopo mille polemiche sono riuscito a farmi dare la residenza in camper, in “via casa comunale 1”, una via fittizia di Trento”. 

Cos’è successo durante il secondo lockdown? Ti hanno mai fermato?

“Il mio domicilio lo dichiaro quando mi fermano. In zona rossa io mi muovevo dove volevo.  I carabinieri mi hanno fermato e non sapevano dove rimandarmi.

Non esiste una legge che mi imponga di pagare un mutuo a vita e di comprarmi una casa. La legge italiana dice solamente che si deve vivere con dignità. Io, nel mio “supercamper” lo sto facendo”. 

La decisione di vivere in questo modo l’hai presa proprio per la zona rossa?

“Quello è stato l’input per dire: “lo faccio”. L’idea di essere libero però l’ho sempre avuta. 

Quando tornavo a casa la sera e mi mettevo sul divano guardando la televisione pensavo a quanto mi stavo perdendo. In quei momenti sarei potuto essere stato in Val dei Mocheni a guardare un tramonto. 

Invece ero lì a vedere la televisione(cosa che in camper non ho) e guardavo questi programmi stupidi sognando di essere non chissà dove, ma qui, per le nostre valli, libero”. 

La problematica più grande affrontata a causa del tuo stile di vita?

L’inverno scorso è stato rigidissimo e le acque del mio van si erano ghiacciate completamente.  Io ero nel panico più totale. Per tre giorni non sono riuscito a fare la doccia. 

Ho provato a fare di tutto fino a quando non mi è venuto in mente di andare a Riva del Garda dove le temperature sono molto più alte.  La differenza delle temperature in Trentino è pazzesca. In una notte si sono scongelate le acque”. 

E per quanto riguarda i tuoi genitori? Cosa ti hanno detto quando gli hai detto di voler vivere in questo modo?

“All’inizio loro si immaginavano chissà cosa. Poi, seguendomi sui social, hanno capito come vivo in realtà”. 

E’ un’esperienza che vuoi solo per un certo periodo di vita o pensi che continuerai a vivere in questo modo?

“Non penso continuerò tutta la vita ma fino a quando non mi stufo o fino a quando non trovo un equilibrio con un’altra persona.  Per ora abito su questa casa mobile su per le montagne. 

Una cosa che ho capito nel mio modo di vivere è che siamo troppo fissati nel “questo è mio” e “questo è tuo”. Durante la zona rossa invece ci hanno insegnato che solo chi era fortunato ad avere un grande giardino poteva continuare a “vivere”. 

Io, vivendo nel van, potevo accedere agli spazi pubblici che sono appunto di tutti.  Le “viotte” erano diventate casa mia.  In zona rossa ero su fisso e c’ero solo io. 

Siamo troppo fissati con quel pezzo di terreno che ci compriamo quando ci sono degli enormi spazi di tutti al quale tutti possono accedere e che tutti devono rispettare. 

E’ un modo di vivere alternativo che mi sta soddisfacendo molto”.

 

 

 

 

 

 

 

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