Trento
Trucca 5 esami universitari per uscire con il massimo dei voti: 33enne condannata dalla Cassazione

E’ stata condannata definitivamente dalla Cassazione una studentessa di Ingegneria civile dell’università di Trento che aveva truccato 5 esami.
La ragazza aveva già un’ottima media di voti ma per lei non era abbastanza. Il caso è venuto alla ribalta quando, l’esito dell’esame di tecnica urbanistica, da 30 era diventato 30 e lode.
La condanna, per la donna, ora 33enne, è stata di 3.000€ da versare alla Cassa delle ammende ed è stato dichiarato inammissibile il ricorso della difesa.
I capi d’imputazione erano di “accesso abusivo a sistema informatico, detenzione abusiva di codici di accesso e falso materiale in atto pubblico”.
A quanto pare la 33enne, durante il corso della sua laurea, aveva vinto due concorsi per collaboratori amministrativi. Erano concorsi a tempo parziale che avevano dato alla ragazza la possibilità di entrare a contatto con una funzionaria amministrativa degli uffici dell’ateneo.
Proprio per questa ragione la studentessa aveva le password del sistema. Poteva insomma ritoccare e trasferire informazioni nella carriera universitaria.
I concorsi, protratti per un anno e mezzo all’interno degli uffici amministrativi, avevano dato alla ragazza la possibilità di capire quale fosse la password di accesso al server della funzionaria.
Allora, grazie a questi dati, la ragazza era stata in grado di aggiustarsi alcui voti. Fra questi, oltre a quello di Tecnica Urbanistica, anche quello di Costruzioni idrauliche, aumentato da 29/30 a 30/30 e di Sicurezza Strutturale, da 26/30 diventato 29/30. E’ stato poi imputato il falso superamento dell’esame di Geotecnica.
La registrazione dei dati falsi avveniva grazie alle credenziali sottratte alla funzionaria amministrativa e grazie all’accesso dei dati di metodologia Erasmus che era conosciuto dalla 33enne. Lei, durante il tirocinio infatti svolgeva il lavoro di inserimento di dati Erasmus.
La studentessa è stata anche accusata di aver falsificato la firma di un docente. Secondo la cassazione che ha condotto una perizia grafologica, la firma sarebbe proprio dell’imputata.
La tesi portata avanti dalla difesa non è risultata avere fondamento secondo i giudici e per questo la condanna è stata confermata. A denunciare il tutto erano stati alcuni compagni della ragazza che si erano accorti dei voti che si alzavano magicamente. Allora era partita la segnalazione e poi l’indagine.
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