Trento
Violenza giovanile in aumento, la psicologa: “Molto più preoccupante la depressione fra i ragazzi”

Alla ribalta della cronaca locale sono emersi negli ultimi mesi alcuni fatti di violenza giovanile di gruppo. Sono numerosi gli episodi di risse che hanno visto coinvolti anche molti ragazzi.
E’ quanto accaduto per esempio al Palaghiaccio di Pergine. Alcuni giovani si sono dati appuntamento e se le sono suonate. Un episodio simile è successo poi anche a Lagundo, in Alto Adige.
In questo caso però ad essere coinvolti sono stati dei minori ancora più giovani degli appartenenti al gruppo di Pergine. Il fenomeno, in ogni caso, è crescente in tutta la penisola. Sorgerebbe spontaneo affibbiare le colpe di tutto ciò alla pandemia.
Per questa ragione, noi de “La Voce del Trentino” abbiamo richiesto il parere di Marica Malagutti, psicologa forense che tratta con minori e che collabora con il Tribunale di Trento.
Gli ultimi fatti di cronaca fanno pensare ad un fenomeno di violenza giovanile che sta crescendo. Mi vengono in mente i pestaggi davanti al palaghiaccio di Pergine e a Lagundo.
Si può dunque dire che gli atteggiamenti violenti fra i giovani stanno crescendo?
“Secondo gli ultimi dati Istat, la violenza giovanile è in aumento. Lo vedo anche all’interno del mio studio.
Mi sono arrivati molti casi di violenza giovanile. Anche di violenza sessuale che utilizza come mezzo anche gli strumenti che usiamo quotidianamente, quindi internet, le chat, Telegram, whatsapp”.
Da quale età comincia la violenza?
“Dai 12 in poi cominciano ad aumentare. Dopo l’età dello sviluppo cominciano ad aumentare perché sono legati alla sessualità purtroppo”.
Una delle cause di questo fenomeno potrebbe essere la pandemia?
“La mia opinione personale è che tutti tendiamo a dare colpa alla pandemia. In realtà però la pandemia ha immobilizzato le persone, dal punto di vista pratico, lavorativo e fisico e ha soffocato tutte le relazioni.
Da quando sono state aperte le porte è possibile ci sia stato un aumento ma non direi che sia la causa. Potrebbe essere un fattore ma non certo centrale.
La violenza c’è sempre stata, fa parte della nostra società e del nostro modo di vivere. Forse in certi casi l’ha acutizzata ma non diamo colpa solamente alla pandemia”.
Per quale ragione alcuni giovani in questo periodo preferirebbero trovarsi per picchiarsi anziché per esempio giocare a pallone?
“Questo c’è sempre stato. La differenza che c’è fra i giovani di adesso e le generazioni precedenti è che noi usiamo i telefoni.
Le famose bande, che si scontrano, ci sono sempre state.
Se la violenza viene maggiornmente fuori, è perché, grazie all’informazione, se ne parla. In ogni caso c’è sempre stata”.
E’ un modo per sfogarsi?
“Quando la persona è nella fase dell’adolescenza ha degli impulsi che non aveva prima.
Questi impulsi, qualcuno non riesce a controllarli. Per questo, a volte si tramutano in atteggiamenti aggressivi sia verbalmente che fisicamente.
In questo gioca molto l’educazione della famiglia in sé ma anche delle istituzioni. Forse, se in questo periodo di apertura c’è stata più violenza è perché i ragazzi sono stati lasciati fermi e da soli.
Non hanno potuto relazionarsi”.
Questi due anni hanno causato anche altri disturbi di questo tipo nelle menti dei giovani? Si potrebbe per esempio parlare di un aumento della depressione?
“C’è un più preoccupante aumento della depressione.Una larga fascia di persone è stata colpita da una depressione che li ha devastati.
Questo fenomeno ha comportato ed è stato causato da problemi sul lavoro, paure e quasi messi uno contro l’altro. La paura del vaccino e l’ansia per le incertezze hanno distrutto molte persone.
Quello che ho notato è un diverso relazionarsi delle persone. Prima, per esempio, era spontaneo un abbraccio, con la pandemia c’è stato il blocco e poi quando si poteva eri sempre insicuro se farlo o no.
Secondo me l’uomo come essere umano ha bisogno del contatto fisico. Ciò che più ha fatto di male la pandemia è che ha tolto questa spontaneità del contatto“.
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