Valsugana e Primiero
Don Guido Avi festeggia 104 anni. E’ il sacerdote più longevo del Trentino

Il sacerdote Don Guido Avi ha raggiunto la veneranda età di 104 anni. E’ il sacerdote più anziano del Trentino e il sacerdote con più anni di sacerdozio in diocesi (80 anni). Nonostante qualche problemino dovuto al secolo di vita, è ancora in ottima salute e anche la lucidità non ha risentito del peso degli anni.
In proposito ha guidato la macchina fino a 100 anni e quando una pattuglia della polizia locale gli ha ritirato la patente si è mostrato sorpreso e contrariato. Don Guido Avi conosciuto anche come «Don Torta», è stato soprannominato dagli organizzatori della festa di Cristo Re «Il parroco inviato dal Signore»
Oggi, giorno di san Valentino è il suo compleanno che sarà festaggiato nella sua casa a Vigalzano, frazione del comune di Pergine. Il sacerdote ha voluto celebrare ieri la messa a Madrano.
La fragilità dovuta all’età avanzata e soprattutto la pandemia sono fattori ad altro rischio e hanno fatto sì che nell’ultimo periodo il sacerdote riducesse al minimo i contatti con l’esterno. In questo caso però Don Guido ha deciso di fare un’eccezione co – celebrando la messa.
Nei primi anni di sacerdozio don Guido è stato viceparroco a Noriglio, frazione di Rovereto (1942-1943) e poi in Santa Maria, sempre a Rovereto (1943-1947). E’ stato per più di vent’anni parroco a Cristo Re (1947-1968) , dove ha contribuito fortemente alla costruzione di una chiesa nel rione.
Per raccontare la sua storia, che è legata a doppio filo a quello del rione di Cristo Re, sono stati scritti anche due libri, ma per mettere su carta tutte le peripezie e tutto quanto fatto per quel rione da Don Guido Avi credo non basterebbe un’intera enciclopedia.
A Don Guido il quartiere di Cristo Re deve molto, la sua nascita dopo i cupi momenti del dopo guerra, il suo sviluppo, e una grande integrazione che ha permesso di non lasciare indietro nessuno, singoli e soprattutto famiglie. Saranno in molti a ricordarsi di lui, quelli che gli sono stati vicino negli anni e coloro che attraverso i genitori e in nonni sono venuti a conoscenza di tutto ciò che ha fatto, per il bene di Trento e dei suoi cittadini.
Da parroco di Cristo Re don Guido Avi, ribattezzato «Don Torta», ha vissuto l’alluvione del 1966 che devastò Trento e il Trentino. Proprio quei giorni fece ritorno a Trento con la salma del nipote morto in Germania e si trovò di fronte quell’inferno che però lui stesso poi definii «Un fiore sbocciato dal quel fiume: il fiore dell’amicizia e della solidarietà»
A lui il quartiere di Cristo Re deve la costruzione dell’asilo di via Pedrotti e la realizzazione del campo sportivo di calcio (ex B14) dove intere generazioni a partire dalla fine degli anni 50 hanno si sono divertiti a correre dietro un pallone quando non c’era davvero altro. Subito dopo l’alluvione aveva fondato anche il giornalino «Amicizia» dove venivano pubblicate tutte le foto delle devastazioni del rione. Grazie a quelle foto arrivarono aiuti da tutta l’Italia.
La sua vocazione inizia a 12 anni, quando in un pomeriggio rientrando a casa a Vigalzano di Pergine, confessa alla mamma di volersi far prete. Il seminario costava molto e in casa di soldi ce n’erano pochi. Ma qualcuno, forse da lassù, ha fatto si che ad assistere alla richiesta del piccolo Guido ci fosse anche la signorina Enrica, nobile decaduta e credente che disse subito: «Il desiderio di un bambino non va mai calpestato, parlerò a Maria che studia a Milano».
Mario che studiava all’università accolse la richiesta di Enrica e in poco tempo attraverso i suoi amici riuscì a trovare 270 lire, il costo per l’iscrizione al seminario. E fu così che Guido Avi poco tempo dopo entrò in seminario per uscirne a 24 anni sacerdote.
Torna a Rovereto e prima di diventare parroco di Cristo Re a Trento contribuisce alla ricostruzione dell’oratorio di santa Maria.
Don Guido Avi, celebrò la sua prima messa in Cristo Re il 6 gennaio 1948, nella vecchia cappella di san Benedetto costruita in corso Buonarroti.
A lui si deve la costruzione della nuova chiesa ubicata i via Fratelli Fontana (che lo scrittore Igidio Giordani definii “il miracolo dei poveri”) e il consolidarsi di una comunità uscita dalla seconda guerra mondiale frastornata, povera e affamata. La sua arguzia, l’intraprendenza e la tenacia l’hanno portato a non essere mai stato dimenticato da chi, il rione l’ha costruito, vissuto e amato.
Era solito organizzare delle aste di torte per raccogliere fondi per la chiesa: da qui è diventato famoso per il suo soprannome «don Torta». E’ stato poi parroco ad Albiano (1968-1975) e a Baselga del Bondone (1976-1990).
Ha poi collaborato con alcune chiese del perginese fino a qualche anno fa. Ha guidato fino all’età di cento anni. Negli ultimi anni ha ridotto notevolmente la sua attività pubblica, soprattutto dopo un infortunio di un paio di anni fa, dal quale si è però ripreso senza problemi.
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