Trento
Tamponi fasulli: i clienti pagavano mille euro. Pronto il registro con i nomi dei ‘furbetti’ del test
Dopo lo scandalo delle denunce per l’infermiere e i suoi collaboratori, ora tocca ai clienti. L’elenco dei nomi sarebbe già in mano alla Procura e ora chi ha pagato per i falsi test rischia dai 6 ai 12 anni di carcere

Mille euro per acquistare un tampone. E’ quanto emerge dall’inchiesta avviata dalla Procura di Trento sui falsi test per la rilevazione del covid che ha portato alla denuncia di cinque persone tra Pergine e Trento. Ma ora a rischiare davvero sono i clienti.
Sarebbe infatti già pronta una lista con nomi e cognomi di coloro che nelle ultime settimane avrebbero acquistato il ‘pacchetto’ truffaldino per scampare al vaccino con un risultato positivo oppure per assicurarsi l’accesso ai diversi servizi con un esito negativo al virus.
E’ stato infatti sequestrato il registro sul quale l’infermiere Macinati e i suoi collaboratori hanno lasciato ogni prova dell’illecito, comprese le date degli appuntamenti.
Una busta contenente dei contanti consegnata in ambulatorio sarebbe inoltre stata sequestrata dagli investigatori a riprova che il ‘mercato nero’ dei finti positivi era più che fiorente.
Le decine di persone che hanno sborsato fior di quattrini per un falso tampone ora hanno paura. Molte sono state già individuate, altre verranno presto smascherate e denunciate per induzione al falso e corruzione.
Non tutti coloro che si sono rivolti agli ambulatori gestiti da Macinati erano in malafede ma i tempi troppo rapidi per l’esecuzione del servizio sia al centro sportivo di Pergine in località Costa che alla sede di Trento in via Senesi avevano insospettito più di qualcuno.
Da qui le indagini congiunte di carabinieri e guardia di finanza che hanno portato agli esiti che oggi conosciamo. Il successivo cronometraggio da parte degli investigatori ha infatti confermato le ipotesi sulla potenziale truffa.
Se per un normale servizio nelle farmacie servono fino ai 15 minuti, nei centri diagnostici gestiti da Macinati bastava anche un minuto e mezzo.
Molto gravi i casi in cui a dispetto della positività al Covid al cliente pagante sarebbe stato rilasciato un certificato negativo che gli avrebbe permesso di circolare liberamente.
Anche sul numero dei tamponi qualcosa non tornava: una media di 400-500 tamponi giornalieri verificata dalle forze dell’ordine non corrispondeva all’effettivo inserimento informatico di quasi 600 test (100 in più degli effettivi) con collegamenti al sistema anche in orario notturno o quando la struttura risultava chiusa al pubblico.
Il prezzo particolarmente conveniente (solo 10 euro con l’offerta 80×10) avrebbe garantito una richiesta maggiore. Ammonta infatti a ben 120mila euro la cifra sequestrata al professionista e ai suoi presunti complici. Ad incastrare i truffatori anche le intercettazioni telefoniche dove al posto del termine ‘soldi’ di parlava di ‘rose’. I corruttori, in questo caso chi ha pagato per il tampone fasullo, rischiano ora da 6 a 12 anni di carcere.
In sede civile si costiruiranno l’azienda sanitaria (come confermato dal direttore Ferro) e probabilmente anche il ministero della salute. Per i furbetti no vax del tampone la previsione è di anni di processi e una montagna di euro di risarcimenti.
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