Trento
Tamponi falsi, Opi: «Scandaloso e inaccettabile, saremo inflessibili»

Un ambulatorio al Centro sportivo di Pergine per il rilascio di tamponi e certificati su richiesta. E quindi falsi.
E’ questa l’accusa rivolta ad un infermiere in seguito ad un’indagine svolta da Guardia di Finanza e Carabinieri su segnalazione di alcuni anonimi, insospettiti dall’attività del professionista.
Tra le ipotesi di reato anche quella di corruzione anche per i ‘clienti’ che avrebbero pagato per delle certificazioni fasulle. E i finti test sarebbero migliaia. Ma non è tutto. Gli inquirenti hanno provveduto anche ad ordinare il blocco degli account utilizzati per svolgere l’attività.
Sequestrati anche 120mila euro in contanti come probabile provento dell’azione illecita. Si tratterebbe quindi di circa 12 mila tamponi falsi.
L’Ordine delle Professioni Infermieristiche della Provincia di Trento appresa la notizia ha replicato che «Se saranno confermate le accuse, si tratta di fatti gravissimi sui quali saremo inflessibili. Oltre ai rischi per la salute pubblica, alle responsabilità penali, è evidentemente lesa l’immagine degli infermieri che stanno garantendo nei diversi contesti la cure dirette e indirette ai cittadini in situazioni complesse e difficili. L’aggravante sarebbe l’effetto lesivo sulla fiducia dei cittadini che credono nella professione infermieristica e dei colleghi infermieri che mettono a rischio quotidianamente la propria salute e spesso la vita per tutelare quella delle persone».
E ancora: «Una notizia che se confermata risulterebbe essere scandalosa e inaccettabile per le possibili responsabilità dell’infermiere coinvolto. L’Ordine manterrà alta l’attenzione, effettuerà le verifiche necessarie e attiverà tutte le azioni e le conseguenti eventuali decisioni di propria competenza disciplinare. L’Ordine manifesta infine alla Magistratura la propria piena ed incondizionata collaborazione alle indagini in corso».
L’infermiere disponeva di accrediti rilasciati dall’Azienda sanitaria come libero professionista e operava sette giorni su sette al ribasso. Il prezzo per i (finti) test era infatti di dieci euro contro i 15 della media di mercato. Con l’abilitazione all’inserimento dei dati, l’infermiere rilasciava anche le relative certificazioni verdi.
Dopo lo scandalo perginese che ha portato alla denuncia di un infermiere per la gestione sospetta di un ambulatorio nell’area del Centro sportivo, il caso dei falsi tamponi emerge anche a Trento.
Secondo la pista seguita dalla Procura del capoluogo, le certificazioni fasulle sarebbero state rilasciate da un altro centro diagnostico con sede nella parte nord della città, avviato meno di dieci giorni fa, il 16 gennaio.
E sono cinque in tutto le persone accusate di avere gestito una sorta di ‘mercato nero’ dei test antigenici (tra questi anche l’infermiere fermato in Valsugana). Si valutano inoltre altre posizioni. I reati compiuti vanno dall’associazione per delinquere finalizzata al falso all’accesso abusivo informatico fino alla corruzione.
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