18 politico
Le tre emergenze endemiche dell’Italia

Nel 2021 sono tre le emergenze importanti del nostro Paese. La pandemia dovuta al Covid-19 che non accenna ad arrestarsi, gli infortuni mortali sul lavoro e la violenza di genere. Sono emergenze sanitarie e socio-culturali che devono essere affrontate con piena consapevolezza dalla politica per non restarne travolti.
Partiamo dalla prima che riguarda il Covid-19. Siamo ancora in piena ondata con i 30.000 contagi e i 153 morti di ieri. Rispetto al 2020, i numeri dei morti per Covid sono molto inferiori e quest’anno ci ha portato delle soluzioni che però sappiamo non essere efficaci al 100%, ma anche nuove varianti del virus molto più contagiose come la Omicron. La politica si è giustamente affidata alla scienza – peraltro non sempre univoca – ma comunque la sola che può indirizzare le politiche sanitarie.
I vaccini rimangono sempre l’arma più efficace, ma in questo momento è importante anche il contact tracing (il tracciamento) e le misure di sicurezza (distanziamento, mascherine) per ottenere il risultato di preservare in tutti i modi la nostra libertà “condizionata”, le attività economiche e il lavoro.
Se questo volesse dire sacrificare ancora alcuni settori considerati – a torto o a ragione – più superflui penso che bisogna mettere in preventivo nuovi aiuti economici alle imprese.
Pensare a lockdown settoriali o intervenire ancora una volta sul settore scolastico rimandando gli studenti in DAD deve però essere l’extrema ratio perché già vediamo gli effetti sociali della pandemia con la crescita delle tensioni tra i nostri giovani.
Tutto dipenderà ovviamente dalla tenuta del sistema sanitario e degli ospedali in particolare dove i no-vax pentiti o non pentiti ormai occupano costantemente le terapie intensive e questo ha un’incidenza negativa sulla cura di altre importanti malattie.
Una situazione del genere credo non sia più accettabile e anche i pro-vax che per due anni hanno seguito pedissequamente le indicazioni scientifiche e le misure di sicurezza, dalla somministrazione delle più dosi di vaccino in tempi più ravvicinati rispetto a quanto preventivato e si sono prontamente muniti di green pass normale e rafforzato non siano più tanto propensi ad accettare ulteriori limitazioni per accedere a cinema, teatri, stadi ecc.. Probabilmente la reazione giustificata sarebbe quella di rigetto, di rinuncia a recarsi al cinema, al teatro o allo stadio per non sottoporsi ancora una volta ai tamponi istantanei.
La seconda riguarda gli infortuni sul lavoro. La strage di Torino dovuta al crollo della gru a torre in fase di montaggio è l’ultima di una lunga serie. Più di 1.000 infortuni mortali nel 2021 sono un’ecatombe annunciata e drammi famigliari che non possiamo sottovalutare.
Il Governo Draghi ha approvato il decreto legge 146/2021 che è stato convertito con modificazioni nella legge n. 215 del 17/12/2021. La visione politica si è concentrata sulla repressione con la duplicazione degli Enti di controllo su tutto il territorio nazionale – ad eccezione del Trentino-Alto Adige – affiancando alle Aziende Sanitarie Locali anche l’Ispettorato Nazionale e territoriale del lavoro e prevedendo la sospensione immediata delle attività imprenditoriali per gravi violazioni in materia di sicurezza sul lavoro o per la presenza di lavoratori irregolari nella misura del 10%.
Non basta, serve anche altro. Investire di più in prevenzione, in cultura del lavoro e verificare il rigoroso rispetto dell’investimento del 5% della spesa sanitaria in questo settore strategico. Per fare la prevenzione servono risorse economiche e per questo ci sono anche entrate già a disposizione e derivanti dall’applicazione delle sanzioni in materia di sicurezza sul lavoro.
Il problema è che queste risorse non vengono però utilizzate da tutte le Regioni per investimenti nel sistema di prevenzione degli infortuni. Il Trentino su questo non si distingue dagli altri e pensare che il D.Lgs. 81/08, meglio noto come testo unico in materia di sicurezza sul lavoro, lo prevede già dal lontano 2008!
La politica e in particolare le opposizioni e persino le Organizzazioni sindacali dei lavoratori devono vigilare attentamente su questo invece di fare la solita demagogia solo quando accadono gli infortuni mortali. Bisogna invertire la tendenza e contabilizzare le risorse – variabili anno per anno – nei bilanci delle Aziende sanitarie e pensare a nuove strategie di prevenzione. I doverosi interventi ex post evento servono solo ai fini di giustizia del caso singolo, ma non certo per contrastare le morti bianche o le invalidità dovuti agli infortuni sul lavoro.
Infine vorrei parlare della violenza di genere. La pandemia ha nascosto, ma nel contempo anche acuito il problema e assistiamo sempre di più a violenze fisiche e psicologiche sulle donne.
Il legislatore è intervenuto con il Codice rosso, ma serve anche altro. La rete di protezione delle donne che denunciano maltrattamenti deve funzionare al meglio in tutte le Regioni. Bisogna però anche pensare alla cultura di genere, coinvolgendo gli uomini e anche in questo mi sento di richiamare la politica che deve pensare non tanto a garantire le quote di genere che personalmente non mi sono mai tanto piaciute, ma rendere veramente effettiva la parità.
Le liste elettorali dovrebbero essere composte al 50% di donne. Solo così potremo finalmente dare l’opportunità all’elettore di poter scegliere i suoi rappresentanti tra una rosa di uomini e donne paritaria ed esprimendo le due preferenze.
Mi pare l’unico modo per contaminare positivamente le Istituzioni di donne impegnate in politica, ma bisogna anche ricreare le condizioni per un loro impegno perché molte rinunciano già prima essendo di fatto costrette a scegliere tra il lavoro, la cura della famiglia e dei figli e la politica.
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