Trento
Dal 1° di gennaio uccise 109 donne. Fermare la violenza è una sfida da vincere

In occasione della Giornata internazionale contro la violenza sulle donne, che si celebra oggi, 25 novembre, in tutto il mondo sono stati molti gli attestati di solidarietà verso le donne e i minori abusati con la violenza. Numerose anche le panchine e le sedie rosse esposte nelle piazze e nei luoghi istituzionali.
L’arma dei Carabinieri per l’occasione ha diffuso un video per sensibilizzare maggiormente tutta la popolazione italiana (clicca qui per vederlo) Ma questo non basta perché le violenze continuano e anzi, aumentano.
Da inizio anno, nel nostro Paese, è stata uccisa una donna ogni tre giorni. Secondo fonti del Ministero dell’Interno, infatti, sono state 109 le donne uccise (dal 1° gennaio al 21 novembre 2021).
E nei due anni della pandemia le situazioni critiche sono peggiorate: il 2020 è stato l’anno in cui l’incidenza della componente femminile sul totale degli omicidi è stata la più alta di sempre: il 40,6%. Con le forme più gravi esercitate da partner, parenti o amici. Un triste fenomeno – quello della violenza sulle donne – che non conosce limiti generazionali. Anche tante, troppe, ragazze finiscono nel mirino e non solo con la violenza diretta.
Perché la violenza può anche essere indiretta e declinarsi in decine di modalità diverse: fisica, sessuale, psicologica, economica, virtuale, ecc.. Situazioni che spesso non vengono nemmeno prese nella giusta considerazione o raccontate, perché normalizzate dalla nostra cultura.
Ad aiutare dovrebbe essere innanzitutto la scuola, che dovrebbe tutelare e far comprendere ai giovani uomini le basi del rispetto.
La situazione relativa alla violenza sulle donne in Trentino è simile a quella delle altre regioni italiane; i dati del Report annuale, presentato ieri durante la firma del Protocollo di Intesa per la prevenzione e il contrasto del fenomeno della violenza di genere, confermano ancora una volta che la violenza di genere riguarda, purtroppo, la rete di relazione più vicina alle vittime che coinvolge la sfera affettiva e delle conoscenze.
Nell’89,9% dei casi, infatti, il presunto autore è un uomo che proviene dal contesto familiare, relazionale o lavorativo delle donne. Vi è poi un dato su cui prestare attenzione, quello delle denunce e dei procedimenti di ammonimento che nel 2020 hanno subito una flessione.
Il numero donne accolte nel 2020 nei servizi del Trentino è poi sostanzialmente stabile, con un lieve incremento percentuale per i servizi residenziali del 4,8%. Le donne che si rivolgono ai servizi residenziali hanno caratteristiche diverse dalle utenti dei servizi non residenziali. Le prime sono più giovani, economicamente vulnerabili, straniere e con livelli di istruzione diversificati.
Per quanto riguarda i dati riferiti all’anno 2020 si registra una contrazione delle denunce rispetto gli anni passati e un drastico calo nei procedimenti di ammonimento: se nel 2014 si registrava un totale di 910 eventi, di cui 722 denunce e 188 ammonimenti, nel 2020 il dato complessivo è sceso a 475 di cui 391 denunce e 84 procedimenti di ammonimento.
Dal punto di vista dell’incidenza sulla popolazione femminile si registrano 2,5 casi ogni 1.000 donne, tenendo come riferimento il numero complessivo di donne tra i 16 e i 64 anni in Trentino al 1° gennaio 2020 pari a 169.314. Drammatica poi la relazione fra la vittima e il presunto autore: nel 39,4% si tratta del partner e nel 24% dei casi dell’ex partner.
Per quanto riguarda l’accesso ai servizi da parte delle donne in situazione di violenza si registra una sostanziale stabilità del dato: le donne accolte nei servizi residenziali nel 2020 sono state 109 (104 nel 2019).
Le donne che si sono rivolte ai servizi non residenziali sono state 340 nel 2020 (erano 338 nel 2019). Si rileva invece un decremento percentuale del 13,0% dei bambini coinvolti nella violenza insieme alle madri che si sono rivolte ai servizi, passando dai 624 bambini c nel 2019 ai 543 del 2020. (Clicca qui per vedere il video integrale diffuso dai Carabinieri)
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