Italia ed estero
Troppe mutazioni, in Giappone il Covid-19 verso “l’auto estinzione”

Ci sarebbe un eccesso di mutazioni alla base della quasi estinzione del Covid in Giappone. Ad avanzare l’ipotesi è un gruppo di ricercatori dell’università di Nigata e dell’Istituto Nazionale di Genetica.
Secondo gli scienziati nipponici il virus si starebbe di fatto ‘auto estinguendo’, immobilizzandosi da solo. Alla testata The Japan Times, il professor Itsuro Inoue, capo del dipartimento di ricerca, ha rilasciato diverse dichiarazioni riguardo questa scoperta.
La quinta aggressiva ondata di contagi portata dalla variante Delta è arrivata al suo punto di saturazione, facendo di fatto fermare la circolazione dell’infezione.
Tre mesi dopo che la variante Delta ha stimolato un numero record di casi giornalieri a livello nazionale di quasi 26.000, le nuove infezioni in Giappone sono infatti crollate, scendendo sotto i 200 casi nelle ultime settimane. A sottolineare questo calo è stato il fatto che nessun decesso è stato riportato il 7 novembre per la prima volta in circa 15 mesi.
Molti studiosi indicano una varietà di possibilità per spiegare il fenomeno, che includono uno dei più alti tassi di vaccinazione tra i paesi avanzati, con il 75,7%. Altri potenziali fattori sono le misure di allontanamento sociale e di mascheramento che sono ormai profondamente radicate nella società giapponese.
“Ma la ragione principale rimane ovviamente quella legata ai cambiamenti genetici che il coronavirus subisce durante la riproduzione, ad un ritmo di circa due mutazioni al mese – spiega Inoue – . La variante delta in Giappone ha accumulato troppe mutazioni alla proteina non strutturale che corregge gli errori del virus, chiamata nsp14. Come risultato, il virus ha lottato per riparare gli errori in tempo, portando infine all'”autodistruzione“.
Gli studi hanno dimostrato che più persone in Asia hanno un enzima di difesa chiamato APOBEC3A che attacca i virus RNA, tra cui il virus SARS-CoV-2 che causa la COVID-19, rispetto alle persone in Europa e Africa.
Il team ha condotto un’analisi dei dati di diversità genetica per le varianti alfa e delta da campioni clinici infetti in Giappone da giugno a ottobre.
Hanno poi visualizzato le relazioni tra le sequenze di DNA del virus SARS-CoV-2 per mostrare la diversità genetica in un diagramma chiamato rete di aplotipi. In generale, più grande è la rete, più casi positivi rappresenta.
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