Italia ed estero
Aumentano i contagi in Italia: oltre il 90% dei pazienti ricoverati e in terapia intensiva è «no vax»

La quarta ondata riguarda solo le persone non vaccinate. Cioè oltre il 90% dei pazienti ricoverati negli ospedali italiani e nei reparti di rinaimazione sono «no vax».
A dirlo è l’istituto superiore della sanità che nell’ultimo monitoraggio settimanale della cabina di regia, conferma che in Italia aumenta l’incidenza settimanale. La piana lettura del report dell’Istituto Superiore di Sanità sull’incidenza mensile dei ricoveri dei vaccinati e non vaccinati ci dice che il 90% degli ospedalizzati in area medica e il 93% di quelli in terapia intensiva non è vaccinato. (Fonte: Ministero della Salute, Agenas e ISS)
Tra il 5 e 11 novembre è salita a 78 per 100 mila abitanti (era a 53). Sale anche l’indice di trasmissibilità Rt: è 1,21 (era 1,15).
La circolazione del virus è in aumento in tutte le Regioni e cresce nell’età pediatrica, soprattutto sotto i 12 anni. L’ISS conferma anche che l’efficacia cala dopo 6 mesi, per questo è necessario alzare l’attenzione sulla terza dose.
Brusaferro nella tradizionale conferenza stampa spiega che «questa settimana vediamo una Europa divisa in due e le parti dell’Italia confinante con la parte orientale dell’Ue cominciano a essere rosse e ciò dimostra che la circolazione del virus sta aumentando anche nel nostro Paese. L’andamento è in crescita anche se meno che in altri Paesi. In tutte le Regioni c’è un aumento della circolazione del virus».
Dal monitoraggio emerge che ci sono più contagi fra 30-49 anni dove molti non sono vaccinati.
Secondo Brusaferro, presidente dell’ISS «È il vaccino a fare la differenza in positivo nel proteggersi dal Covid-19. Lo testimoniano i dati raccolti dall’Iss. Brusaferro, infatti, segnala che la crescita dei contagi riguarda soprattutto due fasce: tra i 30 e i 49 anni (molti non vaccinati) e under 12 (nessun vaccinato). Si tratta delle fasce d’età dove si registra la quota più significativa di non vaccinati».
Per la prossima settimana nessuna regione entrerà nella zona gialla. A rischio ci sono il Friuli Venezia Giulia (che potrebbe diventare a rischio alto) e la provincia autonoma di Bolzano. Come sappiamo bene uno dei parametri maggiormente tenuto in considerazione è l’occupazione dei posti letto ospedalieri.
Questa settimana sono 17 i territori italiani che superano la soglia critica di allerta per l’incidenza, fissata a 50 casi ogni 100mila abitanti. I valori più elevati sono quelli della Provincia autonoma di Bolzano (316,3), del Friuli-Venezia Giulia (233,0) e del Veneto (115,3).
Il Trentino ha un valore di 76,0. Un dato quindi che conferma una situazione per il momento sotto controllo con 22 ricoveri ospedalieri e 2 in rianimazione. Bene anche la scuola dove si registrano solo 3 classi in quarantena (l’anno scorso erano oltre 70).
In Trentino cresce il numero dei ragazzi tra 12-19 anni che hanno ricevuto almeno una dose di vaccino: sono 34.354. Il numero di vaccinazioni più elevato è riscontrato nelle persone fra 20-49 anni (168.383), seguono i 50-59enni (74.880) e la categoria tra 60-69 anni (61.031).
È ormai confermato che nelle zone dove ci sono più vaccinati il virus corre meno.
Ad oggi in Italia il tasso di occupazione in terapia intensiva è al 4,4% (rilevazione giornaliera ministero della Salute all’11 novembre) contro il 4% (rilevazione giornaliera ministero della Salute al 4 novembre).
Il tasso di occupazione in aree mediche a livello nazionale sale al 6,1% (rilevazione giornaliera ministero della Salute all’11 novembre) contro il 5,3% al 28 ottobre. I valori si mantengono comunque sotto la soglia di allerta fissata al 10% e al 15%.
Per ora la soglia critica non è ancora stata superata.
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