Trento
«Ecco perché preferisco affittare agli italiani». Parla Giorgio Casillo, pioniere dell’imprenditoria trentina

“Il diritto all’abitare è di tutti, ma il senso di rispetto e reciprocità tipici di un’Italia che pochi hanno conosciuto, beh, quello signora, appartiene a quei pochi“.
Parola di Giorgio Casillo. Lavoratore innovativo e di successo, pioniere dell’imprenditoria trentina nel settore della distribuzione organizzata prima e dell’edilizia poi, è stato il primo in Italia a portare la grande innovazione del ‘discount’.
Prima arrivò lui, con un’idea importata da un viaggio nel Nord Europa. Poi arrivarono tutti gli altri, copiando quel grande sistema al quale oggi siamo ormai abituati, ma che allora apparteneva all’intuizione di pochi.
Rimpiange quell’Italia, Giorgio Casillo. Quel Paese in perenne difficoltà ma anche in continua evoluzione dove ogni idea, pur difficile da realizzare, poteva diventare azzardo o successo.
“Serviva la testa, l’impegno e anche un certo talento – ci racconta – . La nostra famiglia lo ha sempre saputo. A noi interessava lavorare con costanza. Chiacchiere ed assistenzialismo non ci sono mai appartenuti“.
Casillo proviene da un’altra era. Da un solo piccolo stabile alla costruzione di sette supermercati (due a Rovereto e altri tra Mattarello, Borgo, Gardolo e Laives) nel giro di 20 anni l’imprenditore ha realizzato un piccolo impero fatto di 150 dipendenti e 40 miliardi di fatturato annui.
“Alla gente piaceva entrare da noi. Allestimento spartano ma prezzo sincero sono state le nostre carte vincenti. Di quell’atmosfera così diversa rispetto agli altri punti vendita, noi ne abbiamo fatto un vanto e alla fine tutti ci hanno copiato costruendo reti di distribuzione molto più estese”.
L’etica è sempre stata il punto forte della figura imprenditoriale di Casillo.
“Nel momento in cui decisi di vendere, la ditta austriaca Billa, con sede ad Innsbruck, aveva avanzato l’idea del subentro offrendo una cifra superiore rispetto a quella di chi poi ha acquistato. La differenza? Billa avrebbe trasferito in Austria circa 35 dipendenti. Per questo ho preferito vendere a chi ci assicurava l’assunzione con la garanzia di permanenza sul territorio. Abbiamo guadagnato meno, ma abbiamo difeso le famiglie“, sottolinea.
Nel 1994 il ‘piccolo impero’ decide quindi di cedere il passo alla ditta Poli. Senza rimpianti ma con tantissime idee, Casillo decide di dedicarsi all’investimento immobiliare e al settore delle costruzioni. A partire dallo storico condominio di via Abondi, costruito dalla famiglia subito dopo l’alluvione del 1969, che ha rappresentato per anni un punto di riferimento.
“Preciso che il piano terra dello stabile è stato volutamente tenuto alto, ovvero fino al livello tenuto dall’acqua che aveva invaso la nostra città, ed è stato utilizzato per diversi anni come nostro magazzino dell’ingrosso, mentre nella parte superiore sono stati realizzati 15 appartamenti. Quando nel 1974 questo magazzino fu ampliato e spostato in via del Commercio, fu mia l’idea di buttarmi nella vendita al dettaglio a prezzi vantaggiosi. Fu un enorme successo, con clienti che arrivavano persino da Verona e da Bolzano“.
Poi cosa è successo?
Di mia esclusiva proprietà era rimasto l’ex supermercato di 1000 metri quadri, che dopo poco ho trasformato in nove appartamenti con accessi indipendenti mentre la parte superiore, munita di un altro accesso, era in multiproprietà. E come spesso succede in questi casi, a molte teste corrispondono idee diverse.
Lentamente quella parte dello stabile ha subito un degrado inaccettabile per la poca attenzione usata nell’affidare le abitazioni interne. Quando mi sono deciso ad acquistare tutto il condominio, ristrutturandolo, ho capito che il problema del ‘coabitare’ è legato soprattutto ad un principio di valori condivisi.
Molti di questi appartamenti erano semplicemente devastati da un pessimo uso da parte di alcuni inquilini. Non volendone fare una questione discriminatoria, ho semplicemente constatato che la diversità di valori può costituire un problema di convivenza quando alla base non c’è il rispetto o il senso di estraneità rispetto al contesto in cui si è inseriti.
Ha dunque deciso per una ‘bonifica’ dello stabile?
Più che di bonifiche, parlerei di una scelta precisa. Valutare la diversità di usi e costumi di popoli diversi non significa essere razzisti. Ma il principio della coabitazione serena e arricchente per tutti, quello sì che fa la differenza. Affittare a determinate persone, e in questo caso non mi vergogno a dire stranieri, la maggior parte delle volte significa accettare il fatto che molti dei ‘ricongiungimenti’ familiari o amicali prevedano una serie di problematiche poi difficili, se non impossibili da risolvere.
Ammassamenti di soggetti anche in subaffitto, modifiche abusive delle strutture con allacciamenti improvvisati (e pericolosi) di luce e gas, soffitte o locali caldaia usati come dormitori di fortuna. E’ capitato, all’interno di una delle abitazioni, di trovare anche quindici letti accatastati ed altro ancora.
Enormi anche i rischi per la sicurezza, immaginiamo.
Ecco vede, creare civiltà è una scelta di campo che sta al singolo. Nel mio caso, chi si occupa di investimenti immobiliari può e deve fare una valutazione che prescinde e anzi va oltre il mero ragionamento economico. Pur essendo ancora favorevole ad ospitare una piccola percentuale di extracomunitari, purché referenziati, starò molto attento nel selezionare persone che abbiano la seria volontà di inserirsi nella nostra società. Solo questo conta.
La morale di chi vuole oggi insegnare cosa è la convivenza ne esce distrutta. Noi italiani, per non dire europei, siamo penalizzati da politiche mistificatorie che non ci permettono di distinguere le vere risorse da quelle finte. Al di là nostro continente, non tutti lo sanno, funziona diversamente. Basta prendere l’esempio dell’Australia o degli Stati Uniti, dove non si varca il confine se non si è considerati inseribili socialmente e lavorativamente. Qui, purtroppo, non è così.
E’ successo anche a noi italiani, con il problema dell’integrazione tra nord e sud. Casillo, come può sentire, è un cognome del profondo sud. Mio padre, originario di Salerno, arrivò in Trentino giovanissimo. Dotato di rara inventiva, si inserì lavorando duramente e costruendo una piccola fortuna. Tutto questo nel rispetto e con il rispetto di tutti. Noi, in questo senso, dovremmo costituire un esempio per chi ci chiede di poter fare parte della nostra realtà.
Dichiarazioni concrete e sincere le sue, signor Casillo. Ha paura del giudizio altrui?
Sono perfettamente consapevole del rischio di diventare, in questo senso, un bersaglio sin troppo facile. Ovvero di poter essere banalmente tacciato di razzismo da chi mi legge. Ma il mio pensiero è coerente, in quanto lo stesso principio lo applicherei con qualsiasi trentino. In realtà, e con un nuovo significato attribuito al termine, mi potrei definire ‘razzista’ perché, da sempre, e diverse volte anche contro il parere dei miei tecnici, io ho investito denaro e di conseguenza anche creato lavoro sempre e solo nel mio territorio. E’ qui che ho realizzato il mio benessere rifiutando consapevolmente proposte più vantaggiose da paesi esteri o da fuori provincia. Ed è qui che intendo continuare a costruire ricchezza per i miei conterranei.
Una scelta in controtendenza rispetto a quella fatta da molti italiani
Voglio essere ancora una volta sincero: i problemi di enorme degrado da me riscontrati negli ultimi anni, seppure anche da noi non manchino gli ‘sbandati’, riguardavano quasi esclusivamente inquilini stranieri. Quello che oggi chiedo a me stesso e agli altri, è una scelta di selezione per il benessere di tutti. Esistono persone molto serie e seriamente intenzionate ad integrarsi. Accogliamole. Impariamo, come ho già detto, a distinguere le vere risorse dai veri problemi.
In nove mesi ho ristrutturato lo stabile originario di via Abondi, che per anni ha rappresentato un edificio simbolo per la città. Oltre a rifare tutta la facciata esterna, ho completamente messo a nuovo otto appartamenti. Due saranno pronti entro dicembre e prevedo a breve di liberarne altri tre.
Per me, il rione di Cristo Re merita una maggiore valorizzazione. Oggi questo condominio ha cambiato volto, io ci ho messo il mio impegno e, non mi vergogno a dirlo, affitterò solo ad italiani.
Sotto, alcune immagini vecchie e nuove dello storico stabile di via Abondi, di proprietà della famiglia Casillo
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