Riflessioni fra Cronaca e Storia
Giornali e fake news: un binomio inscindibile

La più grossa balla spaziale attualmente sul mercato è questa: il tentativo di far credere che esistano delle balle spaziali, dette fake news, che infettano la vera informazione e stravolgono la verità delle cose. Tutte sulla rete, prima non c’erano. Basta affidarsi ai grandi giornali e si sta tranquilli.
Sarebbe bello che fosse così. Un grande giornalista come George Orwell denunciò la assoluta falsificazione di ogni notizia e di ogni fatto che avveniva nella Russia comunista; poi parlando della sua Inghilterra il 18 maggio 1944 a Noel Willmett, esponendogli la genesi del nuovo romanzo, scrisse: “Gli intellettuali hanno una tendenza totalitaria rispetto alla gente comune. L’intellighenzia britannica si è opposta a Hitler, ma al prezzo di accettare Stalin. Molti di loro sono pronti alla falsificazione della storia”. Intellettuali, scrisse Orwell, capaci di sostenere che “due più due fa cinque”: «da una parte ci sono i nemici teorici, gli apologeti del totalitarismo, dall’altra ci sono i nemici diretti e pratici, il monopolio e la burocrazia», poiché in Inghilterra, per esempio, esistono una «concentrazione della stampa nelle mani di pochi uomini facoltosi, la morsa del monopolio sulla radio e sul cinema…».
Per capire qualcosa di più sul giornalismo dobbiamo andare alle origini.
Già alla fine del quattrocento nascono in Francia i canard (parola che rimanda all’anatra, e al suo stranazzare), in Veneto le gazette: giornali periodici occasionali, non regolari, magari di 4 pagine, venduti in libreria, e nelle strade da ambulanti.
Sta nacendo la “cultura della notizia”: ciò significa che bisogna vendere notizie! Più sono eclatanti, incredibili, inaudite… più vendono. Ecco che i primi “giornalisti”, che spesso fanno i tuttologi, fimandosi con vari psuedonimi per apparire più numerosi, eccellono in fantasia: devono inventare avvenimenti incredibili, magari localizzandoli in altri paesi, lontani, esotici… arrivano a parlare di mostri marini, di miracoli, profezie, terremoti…Più la bufala è grossa, più vende. Con un po’ di oroscopo, poi, si va ancora meglio.
Il primo rischio del giornalismo, è dunque il sensazionalismo. Quante volte i titoli dicono una cosa, e l’articolo ne dice un’altra (più banale, meno interessante, più normale)!
Passano duecento anni circa e con la rivoluzione francese, la nascita dei parlamenti e dei partiti, sorge l’opinione pubblica: non ci sono solo notizie da vendere, ma anche notizie da dare o da nascondere, da cammuffare, a seconda degli interessi dei partiti.
La grande borghesia scende in campo, e prende in mano politica ed informazione. Da una parte si magnifica la libertà di stampa, dall’altra si usa questo potente mezzo per il potere.
Napoleone, per esempio, sa bene come vanno le cose: è un grande difensore della libertà di stampa, finchè gli serve a diventare sempre più importante e forte. Una volta diventato imperatore, impone la censura dovunque riesce. La commistione tra politica e giornalismo è tanto forte che, per fare solo tre esempi, all’inizio del Novecento Churchill, Lenin e Mussolini, fanno prima i giornalisti, poi i capi di governo.
Gli ultimi due sono entusiasti difensori del libero pensiero e della libera stampa, finchè non vanno al potere: è allora che cambiano idea e impongono la censura.
Gli inglesi, e gli americani, come ci ha già detto da Orwell, seguono per lo più un’altra strada: non la censura, è meglio impadronirsi dei mezzi di comunicazione di massa, assoldare i giornalisti, pagarli bene, dare loro un ruolo pubblico, importanza… oppure, se occorre, ingannare quelli sinceri e seri fabbricando notizie false!
Così invece che “cani da guardia” del potere (watch dog), i giornalisti possono diventare “cani da grembo”, o “cani da salotto”, del potere.
Per l’intera lezione: https://voce24news.it/fake-news-giornali-e-fake-news-un-binomio-inscindibile/?series=2784
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