Arte e Cultura
Palazzi Aperti 2021 e visite guidate nel centro storico di Borgo Valsugana per scoprire il territorio e le bellezze nascoste

Nell’ambito di Palazzi Aperti 2021 numerosi sono gli appuntamenti in tutto il Trentino per scoprire le bellezze architettoniche e la storia di chiese, residenze e palazzi spesso chiusi e non accessibili al pubblico.
A Borgo Valsugana sabato 18 settembre 2021 si è svolta la visita guidata con Massimo Libardi alla chiesetta-oratorio di San Rocco costruita nel 1509 per voto della Comunità di Borgo contro l’imperversare della peste, scoppiata probabilmente in seguito al passaggio di truppe, saccheggi, stragi e devastazioni causate dalla guerra dell’imperatore Massimiliano I contro la Repubblica di San Marco.
A Venezia in quell’occasione era stato creato il Lazzaretto su un’isola della laguna veneta per la cura degli appestati e inventata la quarantena (dai 40 giorni di Cristo nel deserto).
L’Oratorio di Borgo fu eretto sopra una preesistente cappella cimiteriale dedicata a San Michele Arcangelo, si accede salendo due rampe di scale che si congiungono sul pianerottolo protetto da un tetto di scandole.
L’interno gotico è costituito da due campate rettangolari voltate a crociera, la seconda delle quali è stata completamente affrescata nel 1516 dal pittore locale Francesco Corradi e da un suo aiuto, identificato nel cosiddetto “Secondo Maestro della Valsugana”.
Francesco Corradi in seguito sarà condannato al taglio della lingua nella pubblica piazza di Trento il 23 dicembre del 1525, poiché aveva partecipato alla “Guerra Rustica”, una rivolta per lo più di contadini.
Dopo l’ultimo restauro durato due anni (eseguito da Enrica Vinante e il suo team), la chiesetta di San Rocco è stata riaperta al pubblico in tutto il suo splendore.
E’ interessante la biografia del santo, un’antica leggenda (1430) riportata in una pubblicazione del prof. Vittorio Fabris dal titolo: l’Oratorio di San Rocco.
“Rocco sarebbe nato da una famiglia agiata a Montpellier nel sud della Francia, rimasto orfano verso i vent’anni, dopo aver venduto tutti i suoi beni e distribuito il ricavato ai poveri, si mette in pellegrinaggio per Roma. Durante il viaggio conosce la terribile realtà della peste nei pressi di Roma, dove incurante del contagio si prodiga ad assistere e guarire gli appestati con la sua benedizione.
Ma durante il viaggio di ritorno verso Piacenza si accorge di aver contratto la peste e si ritira nella solitudine di un bosco, dove viene nutrito da un cane che gli porta tutti i giorni un pezzo di pane, fino a che un angelo gli appare per guarirlo e per annunciargli il futuro martirio. Alle porte di Montpellier viene scambiato per una spia, arrestato e gettato in carcere dove finirà i suoi giorni.”
Tre sono i livelli dei magnifici affreschi: la base, le lunette e la volta, che raffigurano la vita di san Rocco in partenza dal castello degli avi fino alla sua morte.
Santa Caterina e Santa Barbara sono dipinte nella parete a sud della cappella a testimoniare i bisogni contingenti della popolazione.
Nelle vele della volta accanto ai simboli dei quattro Evangelisti, troviamo gli angeli con gli strumenti della Passione. Sulla destra un interessante affresco proveniente dalla scuola tedesca che raffigura S. Anna e i Santi.
Qual è il senso del progetto iconografico? Per quanto grandi possano essere le nostre sofferenze, sono nulla in confronto a quelle patite da Gesù Cristo. Visto il terribile contesto della peste, emerge un chiaro invito a non disperare.
Sulla parete ovest, vicino all’affresco della Sacra Famiglia è collocata la pala d’altare con la Madonna col Bambino tra i Santi Rocco e Antonio Abate (uno dei più illustri eremiti della storia della Chiesa) di Lorenzo Fiorentini Senior, installata nel 1614 sull’ancona-cornice lignea di Giambattista Pivio di Strigno.
Sullo sfondo dell’altare una pregevole veduta di Borgo e del monte Ciolino, così come si presentavano agli inizi del Seicento con la chiesa di S.Anna, Castel Telvana e Castel S.Pietro sulla sommità.
La famiglia del pittore Fiorentini (oltre al padre anche i figli Giacomo e Francesco) ha rappresentato una importante realtà nel contesto culturale e artistico della Valsugana, contribuendo in modo sensibile a creare un ponte tra la cultura alpina e veneta.
Nel secolo XVII a Borgo si svilupperà una vera e propria scuola pittorica, estesa anche al modo di costruire, come il santuario di Onea a Borgo ed altre opere minori.
Massimo Libardi pone l’accento sull’importanza del ciclo di affreschi a San Rocco di Francesco Corradi, ma anche di altre generazioni di pittori che hanno operato in Valsugana, spesso girovaghi alla ricerca di commesse di lavoro: Eremo di S.Lorenzo sul monte Armentera (val di Sella), chiesa di S.Anna e chiesa di Onea. Tra le botteghe dei “frescanti” da ricordare la famosa dinastia dei Baschenis (a partire dal 1450).
L’offerta culturale dell’Ufficio APT Valsugana si è rivolta al centro storico di Borgo Valsugana con la visita guidata a cura di Sandro Zanghellini, giovedì 16 settembre 2021.
Due ore di percorso per scoprire alcuni aspetti inconsueti e scorci di Borgo Valsugana, pillole di storia e scienze, geologia e arte, partendo dal Municipio in piazza Degasperi (piazza del mercato), dove campeggiano all’entrata due grandi immagini.
La prima foto racconta il grande incendio del 6 luglio 1862, la seconda mostra la mappa dell’ex monastero di S.Anna, che all’epoca occupava una vastissima area del paese e dal 1673 ospitava le Clarisse.
La chiesa di S.Anna di origine seicentesca è ubicata tra Piazza Degasperi e Piazza Martiri, il monastero sorgeva proprio nel luogo dove oggi si trova il Municipio.
Con la guida proseguiamo il percorso fino all’imponente e bellissima Pieve della Natività di Maria, la facciata opera settecentesca del trentino Francesco Oradini proviene dalla demolita chiesa della B.V. del Carmine di Trento con i suoi pregevoli marmi.
Borgo Valsugana è attraversata dal fiume Brenta, che ha contribuito a conferirgli una deliziosa impronta veneta, visibile lungo ponti e portici del centro. Il paese è sorto perché il Brenta con la forza idraulica delle sue acque ha dato lavoro ai suoi abitanti (mulini, segherie, fucine e botteghe artigianali).
Oggi l’ex Mulino Spagolla è diventato sede dell’interessante Mostra permanente della Grande Guerra in Valsugana e sul Lagorai che visitiamo.
Una guerra combattuta con tecniche e materiali del passato, guerra di trincea e di montagna, dove l’arma di difesa principale era il filo spinato, che ancora oggi resiste a testimoniare il grande conflitto che sconvolse l’Europa tra il 1914 e 1918. Malattie e temperature rigide fecero più vittime dei combattimenti.
Tra i meravigliosi palazzi storici l’ex sede del primo Municipio è probabilmente il più caratteristico, che riporta sulla facciata lo stemma di Borgo e di Casa d’Austria.
Si trova a ridosso del ponte a schiena d’asino tra i due capitelli di S.Rocco e S.Nepomuceno. Lungo il tragitto ammiriamo palazzo Ceschi con la cappella privata e le belle case affiancate e pregevoli edifici di corso Ausugum.
Alzando lo sguardo si scorge Castel Telvana, raggiungibile con una panoramica passeggiata che sale attraverso il quartiere più antico e il convento delle Clarisse, per proseguire fino alle Fratte e Telve di Sopra.
Si può tornare con un giro ad anello tramite il “Sentiero dei Bersaglieri”, una serie di scalini e terrazzamenti (un tempo coltivati a vite) con vista d’insieme sui tetti del borgo.
La coltivazione di uva, gelso, castagni e tabacco sono stati fondamentali per l’economia della Valsugana, in particolare fin dai primi decenni dell’800 era florida ed estesa la coltivazione della pianta di gelso, finché non comparve la “Pebrina”, malattia del baco da seta. Per quanto Don G.Grazioli si recò 11 volte in Oriente per recuperare varietà esenti da malattia.
La particolare conformazione geologica della Valsugana è dovuta ai giganteschi ghiacciai che in tempi remoti hanno scavato la valle, a livello orografico è racchiusa tra due catene montuose: il Lagorai e Cima XII-Ortigara che influenzano anche il clima e l’andamento delle stagioni.
Tanti particolari interessanti raccontati dal naturalista Sandro Zanghellini durante la passeggiata nel centro storico di Borgo Valsugana; un territorio punto d’incontro tra il mondo tedesco e la pianura veneta, costellato dalle testimonianze dei reciproci influssi, visibili soprattutto nell’opera di pittori e frescanti che hanno arricchito le chiese, le strade e le facciate delle case.
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