Trento
Smart working, Diaspro: «Il Comune di Trento eviti fughe in avanti e disciplinari arbitrari»

Il Comune di Trento sta elaborando un disciplinare sul lavoro agile che Fp Cgil, col segretario generale Luigi Diaspro e il responsabile di settore Mirko Vicari, contestano nel metodo e nel merito. «Anzitutto, le modalità di svolgimento dello smart coworking devono essere definite contrattualmente e non con norme interne dell’amministrazione».
Ma entriamo nel dettaglio. Nel disciplinare non è prevista un’analisi organizzativa generale, mentre: «Sono indispensabili una ricognizione e uno studio organizzativo che evidenzino anche il numero delle posizioni “smartabili” e i criteri di scelta».
La definizione di smart working (contenuta nella Legge 81/2017 e premessa del disciplinare) è: “una modalità di esecuzione del lavoro subordinato caratterizzato dall’assenza di vincoli orari o spaziali e un’organizzazione per fasi, cicli e obiettivi, previo accordo tra le parti; una modalità che aiuta il lavoratore a conciliare i tempi di vita e lavoro e, al contempo, favorire la crescita della sua produttività”.
«Per questo la fissazione di giornate settimanali in presenza e di fasce obbligatorie predefinite, buono pasto, sistema indennitario ed altre agibilità e condizioni che incidono sul rapporto di lavoro non possono essere in disponibilità esclusiva dell’amministrazione, in termini peraltro vaghi e non condivisibili, ma oggetto di apposita definizione nel contratto collettivo ovvero, nelle more di un vero e proprio accordo sindacale».
In sintesi, come spiega Luigi Diaspro: «Stigmatizziamo la corsa alla regolamentazione del lavoro agile in modo autoreferenziale in questa fase: contrasta con quanto annunciato dalla giunta provinciale sull’adozione di un modello condiviso. Per tale progetto si è aperto un tavolo di confronto sindacale, con tutte le autonomie locali, dunque anche il Comune di Trento. È quella la sede in cui discutere dello “sw”, in forma strutturata e non più emergenziale. La contrattazione collettiva deve regolamentare l’istituto, con tutele quali salute e sicurezza, diritto alla disconnessione, tempi di lavoro e riposo, rendicontazione e verifica delle attività, permessi e agibilità, formazione, recesso, buono pasto. Stessa cosa per il confronto sulle attività “smartabili” e sui relativi criteri e requisiti di accesso e alternanza. Non può essere il singolo lavoratore a regolare individualmente le proprie condizioni col dirigente.
Invitiamo il Comune ad aprire un vero tavolo di confronto, nelle more della definizione del lavoro agile nella contrattazione collettiva (visto che a oggi di rinnovare il contratto la giunta provinciale non ne vuole sapere) per condividere un percorso virtuoso nella regolamentazione di un istituto che ha rivelato sin qui potenzialità enormi per migliorare la pubblica amministrazione e consentire migliore conciliabilità dei tempi di vita e lavoro. Si comprenda, una volta per tutte, il momento storico che stiamo vivendo, con la pubblica amministrazione al centro della grande sfida sociale ed economica che ci attende per la ripartenza».
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