Trento
Crisi della mano d’opera: intervengono i sindacati

Il mercato del lavoro ha bisogno (disperata) di mano d’opera, ma la risposta latita.
A tutte le incognite legate sia al lavoro stagionale, ma anche ai possibili nuovi provvedimenti restrittivi dovuti alla pandemia, c’è chi preferisce la tranquillità di una cassa integrazione acquisita oppure il reddito di cittadinanza, ma incombe anche il lavoro nero che nulla cambia della situazione in essere.
Su queste criticità intervengono i sindacati che prima di tutto chiedono che non ci siano preclusioni per lavoratori stranieri che siano coinvolti i giovani e che venga attuato un programma di riqualificazione dei disoccupati.
“ Valutiamo positivamente l’analisi del fabbisogno formativo delle imprese e delle risorse disponibili all’interno del mercato del lavoro – si legge nella nota diffusa dai sindacati – che ci è stata presentata questa mattina e la conseguente attivazione di percorsi formativi di riqualificazione. Tuttavia se non si gestisce con adeguato pragmatismo e puntando all’efficacia delle politiche per il mercato del lavoro in questa fase rischiamo la tempesta perfetta – fanno notare Maurizio Zabbeni, Michele Bezzi e Matteo Salvetti – provocata dalla bassa presenza di giovani, dall’invecchiamento della forza lavoro e dal contemporaneo avvio di investimenti pubblici straordinari soprattutto nelle infrastrutture al Sud che rischia di ridurre la mobilità dei lavoratori. L’edilizia infatti già risente in tutta Italia da un forte bisogno di manodopera, che con l’arrivo delle risorse del Pnrr destinate alle opere pubbliche verrà ulteriormente ampliato.
E’ difficile pensare di dare risposte alle imprese locali solo riqualificando i disoccupati presenti sul nostro mercato del lavoro, perché c’è un’età media elevata che rende più complesso l’inserimento di addetti senior nei cantieri.
Attualmente su circa 2000 disoccupati con pregresse esperienze lavorative in edilizia, ce ne sono 850 con più di 50 anni, cioè il 40 per cento. Quindi la loro ricollocazione in un settore complesso come l’edilizia non è semplice e non è un caso se imprese e sindacati a livello contrattuale nazionale stanno cercando di gestire questa fase anche in termini di prepensionamenti e staffette generazionali.C’è poi il fronte giovani, su cui bisognerebbe puntare con progetti specifici per promuovere l’appetibilità del settore, in cui, comunque, ci sono ancora buone possibilità di carriera e buone retribuzioni. Senza perdere di vista che anche in Trentino una fetta sempre più consistente di ragazzi ha un titolo di studio medio alto dunque, se non si qualifica il lavoro in edilizia, aspirerà a posizioni diverse sul mercato del lavoro”.
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