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La movida trentina e le ordinanze comunali

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La “movida” del capoluogo, se così possiamo correttamente definirla, si concentra nelle zone di Via e Vicolo Santa Maria Maddalena, Via Dietro Le Mura B, Via Ferruccio, Via Marchetti, Vicolo San Marco e Vicolo San Pietro, ovvero le zone limitrofe alla piazzetta davanti al liceo Bonporti.

Una convivenza sempre più difficile quella dei residenti con i giovani che si divertono e si attardano fino a notte fonda in quelle specifiche zone.

Il conflitto di interessi contrapposti è del tutto evidente e servono soluzioni politiche e sociali che non possono però prescindere dalla partecipazione dei giovani.

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Il Comune di Trento finora ha risposto con il metodo dei divieti di consumo di alcolici in strada contenuti nelle ordinanze del Sindaco Ianeselli e che ha però pensato di intervenire recentemente usando lo strumento della delega alla consigliera comunale Giulia Casonato di Futura proprio per risolvere definitivamente i problemi della vita notturna e della vivibilità urbana.

Il problema legato alla movida dei giovani non c’è solo a Trento, ma in tutte le città d’Italia e forse in questo periodo storico viene anche acuito dal fatto che le restrizioni anticovid hanno portato i giovani all’isolamento sociale nel vero senso del termine. La reazione giustificata non può che essere il divertimento, lo stare assieme perché in fin dei conti l’essere umano è tale perché ha bisogno di socializzare, di confrontarsi, di ricreare armonia tra le nuove generazioni.

Il problema però non può però diventare solo la movida perché in altre zone come ad esempio Piazza S. Maria Maggiore o Piazza Dante assistiamo inermi e a risse quasi quotidiane dovute perlopiù al perdurare dello spaccio di sostanze stupefacenti.

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Movida e spaccio di stupefacenti non sono però due facce della stessa medaglia e devono trovare soluzioni politiche diversificate.

Per lo spaccio di stupefacenti servono interventi di ordine pubblico mirati e il monitoraggio costante delle forze di polizia e in questo caso il Comune può mettere a disposizione la Polizia locale dotandola di cani antidroga e strumenti per il contrasto della microcriminalità di strada che preoccupa tutti i residenti di quelle zone da tanto tempo. A me pare che la situazione non sia affatto migliorata e anzi sembra peggiorare sempre di più. Un coordinamento interforze e il presidio costante è la soluzione non più procrastinabile.

Non vedo la movida come una mera questione di ordine pubblico e tendo a riconoscerla più come un’opportunità unica per sviluppare il contesto urbano. Personalmente mi viene in mente il quartiere delle Albere dove una seria programmazione di eventi culturali e artistici uniti alla presenza del parco affacciato sul fiume Adige e la biblioteca universitaria potrebbero essere un ritrovo ideale per il divertimento in un luogo che ha bisogno di attirare attività enogastronomiche, commerciali e ricreative.

Non penso certo solo alle Albere perché credo che la diversificazione dei luoghi di divertimento sia un valore aggiunto che richiedono con insistenza anche i nostri giovani e in questo il capoluogo ci aiuta perché è ricco di parchi e strutture idonee a fungere da catalizzatori del divertimento all’aperto per non arrecare o limitare al massimo il disturbo della quiete pubblica.

Ovviamente ci vuole una nuova visione politica dove i giovani devono diventare protagonisti, ma quello che non dovrebbe mai passare come messaggio è che la città capoluogo consideri un peso insostenibile i 17.000 studenti che frequentano le nostre Università.

Sarebbe un vero e proprio boomerang che potrebbe creare le condizioni per un allentamento della domanda nei confronti delle nostre eccellenze universitarie e di conseguenza anche con riflessi importanti sul mercato delle locazioni immobiliari.

E’ questo che vogliamo creare?

Io penso che non sia il momento per essere bigotti o avere come unica soluzione i divieti, ma proporre una visione politica innovativa che ci proietti nel futuro dove gli investimenti europei dovrebbero aiutarci a riqualificare urbanisticamente la nostra città e immaginare un capoluogo aperto, a misura dei giovani e in linea con le città europee più rinomate come Berlino, Vienna, Budapest e Barcellona.

A cura di Andrea Merler

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