Trento
Finanziamento carri raccolta val di Non, Zanotelli: «Nessuna scelta predeterminata, bando aperto a tutti»

L’indomani della elargizione ad una platea ben precisa di 211 contadini, 185 dei quali residenti in Val di Non, di quasi 2,3 milioni di euro tra la seconda metà del 2020 e la prima metà del 2021, con la causale di misure straordinarie per il contrasto alla diffusione del Covid 19 Lucia Coppola aveva presentato un’interrogazione per chiedere alla giunta provinciale perché non si è inteso differenziare circa la destinazione di questi contributi, destinandoli tutti ad un unico prodotto: i carri per la raccolta delle mele e perché si è venuti incontro alle richieste di una platea collocata prevalentemente in un unica zona del Trentino, la Val di Non.
L’assessora Giulia Zanotelli chiamata in causa per le sue competenze nella sua risposta ha chiarito che l’articolo 4 della legge provinciale n. 3/2020, a differenza del successivo articolo 5, ha ad oggetto contributi straordinari per il contrasto della diffusione del COVID-19 e per la promozione della competitività del sistema trentino.
Più nello specifico, questa misura è stata messa in campo non per ristorare gli operatori che hanno subiti gravi danni a causa della pandemia, ma, nell’ambito dell’emergenza sanitaria, anche nell’ottica di promozione e sviluppo dell’imprenditoria, per sostenere, tra le altre cose (progetti di digitalizzazione, di riconversione produttiva e avvio di nuova imprenditorialità) i costi finalizzati all’implementazione delle misure di sicurezza sul luogo di lavoro idonee a garantire il contenimento della diffusione del COVID-19.
Uno degli obiettivi di questo articolo (4) era quindi, quello di promuovere presso le aziende, iniziative che consentissero di dare continuità alle attività assicurando, oltre alla sicurezza sul lavoro, il contrasto ed il contenimento della diffusione del virus, attraverso l’implementazione di misure idonee a tal fine, di natura organizzativa e/o strumentale.
Proprio per far fronte in sicurezza a questa necessità ed assicurare lo svolgimento di tutte le fasi propedeutiche a garantire il raccolto del prodotto agricolo, nel corso della primavera 2020 si è definito ed organizzato, nell’ambito di una collaborazione tra l’Azienda Provinciale per i Servizi Sanitari, le strutture agricole provinciali, le organizzazioni dei produttori, la Federazione della Cooperazione Trentina e le organizzazioni datoriali agricole, il modello della quarantena attiva che, previsto nell’ordinanza del Presidente della Provincia del 13 agosto 2020, è stato disciplinato con specifici atti e rigorosamente condizionato al rispetto dei protocolli sanitari (quello generale, allegato all’ordinanza, e quello specifico di cui si è già detto).
La quarantena attiva ha consentito, e consente, di avviare all’attività lavorativa stagionale i lavoratori stranieri asintomatici per i quali era previsto l’isolamento fiduciario, nel rispetto delle predette misure e “a condizione che lavorino rigorosamente separati rispetto agli altri dipendenti”.
In particolare, per detti lavoratori devono essere previsti “gruppi stabili operativi composti al massimo da 4 persone (gruppi stanza) anche relativamente all’alloggio, ai pasti e all’attività lavorativa”. Ancora, “il periodo dei 14 giorni, obbligatorio per espletare il periodo di sorveglianza sanitaria e isolamento fiduciario, dovrà comunque avvenire nel massimo distanziamento sociale tra operatori agricoli che contemporaneamente svolgono l’attività nella medesima azienda agricola”.
Rispetto, invece, agli aspetti procedurali – scrive l’assessore Zanotelli – va da subito chiarito che il bando ha previsto un primo periodo in cui era possibile presentare domande dall’11 giugno al 31 luglio 2020; tale termine è stato quindi prorogato fino al 30 settembre 2020 (considerata l’importanza e l’urgenza che le disposizioni per il contenimento dell’epidemia Covid – 19 possano essere messe in atto dal maggior numero possibile di operatori economici, affinchè possa essere garantita la sicurezza dei lavoratori e dei cittadini) e, da ultimo, riaperto dal 7 al 16 novembre 2020, proprio per mettere tutti gli operatori nelle condizioni di presentare le domande di aiuto ed assicurare il massimo supporto possibile alle aziende del sistema agricolo trentino.
Entro le predette scadenze sono pervenute complessivamente 356 istanze di aiuto, delle quali 311 sono state ritenute ammissibili, per una spesa ammessa di euro 5.239.924,27 e di euro 3.143.954,56 di contributo concesso. Di queste, 209 hanno riguardato carri raccolta, per un contributo complessivo concesso pari a 2.294.974,51 euro.
Per differenza, si rileva come per le altre voci previste dal bando adottato con la deliberazione n. 738/2020 siano state ammesse a contributo 102 istanze, per un contributo concesso pari a 848.980,05 euro.
A fronte di questo quadro oggettivo, non pare corretto sostenere che “non si spiega l’elargizione ad una platea ben precisa di 211 contadini, 185 dei quali residenti in val di Non, di quasi 2,3 milioni di euro” in relazione alle argomentazioni di cui sopra e in quanto, come per tutti i bandi pubblici, aperti a tutti e a tutti i territori, non è possibile predeterminarne gli esiti.
Infatti, proprio per garantire la ripartizione del budget complessivamente disponibile, tra il maggior numero possibile di aziende interessate, i termini sono stati prima prorogati e quindi riaperti, fermo restando che oltre il 16 novembre 2020 non era possibile andare in relazione alla necessità di chiudere la procedura con istruttorie e concessione dei contributi entro il 31 dicembre 2020. In alcun modo, quindi, si è predeterminata la scelta di riservare una quota importante delle risorse ad “un’unica zona del Trentino, la Val di Non”.
Inoltre, come si evince dalla formulazione del bando di cui si tratta, gli ambiti di intervento previsti finanziabili erano molto differenziati, dovendo unicamente rispondere, sia sul fronte delle opere, sia su quello delle attrezzature, alle finalità indicate dalla norma.
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