Trento
Omicidio Debora Saltori: il cordoglio del mondo politico

È un messaggio di dolore quello che l’assessore provinciale alla famiglia Stefania Segnana, pronuncia alla notizia del dramma che si è consumato nel pomeriggio di ieri nei campi di Cortesano.
“Siamo senza parole – commenta l’assessore dopo essersi confrontata con il procuratore Raimondi per cercare di capire cosa sia successo – e siamo senza una ragione, perché ogni volta che una donna viene strappata alla vita dal suo compagno, è come se crollasse attorno a tutte noi quella casa che giorno dopo giorno stiamo faticosamente cercando di costruire”.
“Spetterà agli inquirenti – prosegue l’assessore Segnana – ricostruire il fatto che ha insanguinato un’altra volta il nostro sogno: quello di poter vivere libere e liberi dalla più odiosa forma di violenza. Ma spetta a noi cercare nella nostra coscienza la forza di ricominciare, subito, camminando accanto a questo nuovo dolore, per continuare a conquistare la fiducia di chi deve trovare il coraggio di chiedere aiuto“. Per rivolgersi alla rete antiviolenza è importante chiamare i seguenti numeri: numero unico 112 e numero anti-violenza 1522.
Sul gravissimo episodio è intervenuta anche Lucia Coppola la consigliere provinciale dei Verdi: «L’ennesimo caso di femminicidio, tra i tanti che hanno già caratterizzato purtroppo l’inizio di questo 2021. La giovane vittima era mamma di 4 figli che ha perduto il bene più prezioso e impagabile: l’affetto e la cura di una madre. L’omicida è un uomo, il suo compagno, che era già stato ammonito per comportamenti violenti. Un pregiudicato agli arresti domiciliari. Un’altra donna che evidentemente è stata abbandonata al suo tragico destino, che non è stata abbastanza protetta e garantita.
Non dalle forze dell’ ordine, non da chi forse nei servizi sociali territoriali era a conoscenza del disagio presente in questa famiglia. Non dal gruppo parentale e amicale che non ha saputo cogliere le potenzialità distruttive di un rapporto tossico e pericoloso. Aiutare, sostenere, difendere con l’ aiuto dei Centri Antiviolenza. Forse qualche cosa è stato fatto ma evidentemente non abbastanza. Ora è troppo tardi per salvare Deborah. Ma non per riflettere sul tanto che si può e si deve ancora fare: in famiglia, nelle scuole, sui luoghi di lavoro, nelle istituzioni, nella società civile. Per prevenire tanta violenza e tanto dolore. Tanto orrore.
Per educare uomini rispettosi, solidali, partecipi, attenti, miti e in grado di rapportarsi e dialogare con l’ universo femminile. Per crescere donne libere, consapevoli dei propri diritti. Capaci di riconoscere l’amore vero, quello che non si nutre di sopraffazione, violenza fisica, umiliazione, maltrattamenti. Abbracciamo i figli di Deborah, chi l’ha amata e il suo ricordo»
Anche il sindaco Franco Ianeselli nella tarda serata di ieri è intervenuto: «Rischiamo di non trovare più parole adatte, non scontate, di fronte alle uccisioni di donne. Eppure io credo che dobbiamo fermarci e trovarle. Dobbiamo interrogarci come maschi, come cittadini, come istituzioni. Due donne uccise in meno di due mesi in Trentino. A dicembre Agitu, oggi Deborah. Oggi è successo in un sobborgo di Trento, dentro la nostra comunità, in un luogo che può sembrare più sicuro di altri. E invece no. La strage non si ferma, ogni giorno. Rischiamo di viverla come lontana da noi ma non è così. Dobbiamo fermarci e capire come possiamo curare una società malata di violenza che produce maschi violenti che ammazzano mogli, compagne, fidanzate. Lo dobbiamo ad Agitu, a Deborah e alle loro famiglie.»
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