Politica
Consiglio regionale: dopo le dimissioni Claudio Cia bombarda SVP e PATT

>In apertura della seduta del Consiglio regionale, il presidente Roberto Paccher è intervenuto sulla Giornata del Ricordo, che si celebra oggi, 10 febbraio, rivolgendo il pensiero alle vittime delle Foibe e dell’esodo giuliano-dalmata.
Al primo punto all’ordine del giorno della seduta c’erano, quindi, le dimissioni di Claudio Cia dalla carica di assessore regionale e i provvedimenti conseguenti. Il presidente Roberto Paccher ha ricordato che all’ordine del giorno era anche una mozione di sfiducia, presentata dai consiglieri Atz Tammerle, Knoll, Unterholzner, Nicolini e Marini, nei confronti della Giunta regionale, in seguito all’uscita dal partito “Agire in Trentino” e l’aggregazione al partito “Fratelli d’Italia” dello stesso Cia: si trattava di anticiparne la trattazione. Myriam Atz Tammerle (Süd-Tiroler Freiheit) ha quindi chiesto una sospensione per un confronto tra i capigruppo di minoranza. La richiesta di anticipo del punto n. 23 è stata quindi posta in votazione: l’aula l’ha respinta con 37 voti contrari.
Dopo che il pres. Paccher ha dato lettura della lettera di dimissioni da assessore regionale (“per motivi personali legati a scelta politica”) di Claudio Cia, quest’ultimo è intervenuto innanzitutto ringraziando chi l’aveva accompagnato e assistito come assessore a livello di struttura tecnica, permettendogli di onorare “la struttura più importante della nostra Autonomia: la Regione, per scelte politiche infelici spogliata di tutto, senza che si sappia se le verrà data una nuova identità e a quale prezzo”.
Sono prevalsi l’egoismo, l’incomunicabilità tra Trentino e Alto Adige, la riduzione dell’istituzione a sportello bancomat: è sotto gli occhi di tutti di archiviare la Regione al più presto, e in questa direzione si sono fatti progressi anche in questa legislatura, con la regia della SVP che per i suoi scopi non disdegna di mettere in difficoltà i suoi alleati, “questo non si può tacere”.
Ma l’Autonomia non si esprime esautorando la Regione, non si difende con atteggiamenti provocatori e di sfida: non c’è prospettiva di successo, tra Trento e Bolzano, fuori dall’ottica regionale. Una vera Autonomia si mostra con una buona amministrazione che risponde ai diritti dei cittadini, non con un’autonomia considerata un valore da non condiviso o usata come un paravento per rivendicare posizioni sulla base dell’appartenenza politica o per occultare i “faccendieri dell’Autonomia” stessa.
Bizzarro è scoprire dai media – ha aggiunto ancora Claudio Cia – che secondo SVP, Süd-Tiroler Freiheit e PATT sarei io stesso, a mettere in pericolo l’autonomia della regione e delle minoranze: questi gruppi avevano chiesto le sue dimissioni da assessore, ma egli aveva già rimesso la sua carica nelle mani della maggioranza: “Lascio la poltrona di assessore regionale spontaneamente, per coerenza col mio modo di fare politica”.
Lo si sarebbe voluto far passare per fascista o nemico delle minoranze, ha aggiunto Cia, ma tra i suoi antenati non ci sono fascisti o nazisti, nella sua storia umana e politica non si trova alcuno scritto che celebra regimi totalitari, né egli si è mai espresso contro le minoranze o contro le donne. Egli è l’unico politico del territorio ad aver rinunciato a un ruolo così prestigioso coerentemente con le sue idee.
Diversi politici locali avrebbero ultimamente distribuito pagelle di autonomia, ed egli sarebbe escluso in quanto appartiene a Fratelli d’Italia: i primi a intervenire sono stati gli esponenti di STF, da sempre contrari alla regione, seguiti da SVPP e PATT, la cui posizione per la chiusura della Regione è altrettanto nota, anche se intanto la usano come cassa e ufficio di collocamento.
Egli, da trentino, da sempre si riconosce in questa terra e nelle sue istituzioni, ma è anche orgogliosamente italiano; non è un autonomista di facciata, che da un lato sventola bandiere e dall’altro non perde occasione per distruggere la regione.
Chi dà le pagelle di autonomista dov’era, quando lui era presso gli ospedali periferici per contestarne le chiusure o protestava contro gli atti di un’amministrazione deviata contro i cittadini? Erano proprio loro quelli che prendevano queste scelte di smembramento della regione, gli amici di Renzi e del referendum costituzionale che avrebbe portato regole uguali ovunque.
Egli lascia nella convinzione di aver portato a compimento questioni rilevanti, come i 21 milioni erogati dalla regione per forme collaborative tra enti locali, i compensi per i revisori dei conti, la chiusura di spinose questioni sulle fusioni dei Comuni trentini, le norme dedicate agli amministratori comunali in tempo utile per il turno generale delle elezioni, la previdenza integrativa per lavoratori autonomi, casalinghe e disoccupati, l’introduzione dell’indennità di fine mandato per i sindaci a tempo pieni, gli adeguamenti delle indennità degli amministratori locali alle crescenti responsabilità.
Sul suo lavoro, nessuno ha avuto nulla da ridire, pertanto paiono pretestuose le accuse che gli vengono rivolte; la Regione è l’ente del confronto e dialogo tra le due Province e tra queste e lo Stato, luogo di impulso per lo sviluppo del territorio. Cia ha concluso ringraziando il pres. Kompatscher, il vicepres. Fugatti e gli assessori regionali, con cui ha lavorato in armonia e rispetto, nonché i colleghi di maggioranza e minoranza, il Consorzio dei Comuni di Trento e Bolzano per la proficua collaborazione.
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