Trento
Arriva a Trento la nuova campagna contro l’aborto di Pro Vita & Famiglia. Scontro fra la testimonial e la Cirinnà che ne chiede la censura

Arriva anche a Trento e in altri comuni della regione la nuova campagna di Pro Vita & famiglia contro l’aborto.
Si tratta di un grande manifesto non destinato all’affissione, ma a viaggiare sulle strade, recante la fotografia di una donna con un cartello recante questa scritta provocatoria: “Il corpo di mio figlio non è il MIO corpo, sopprimerlo non è la mia scelta”.
Questa nuova campagna –rilanciata da molte donne che hanno copiato la frase e si sono fatte fotografare in rete – ha sollevato la forte protesta di Monica Cirinnà, senatrice del PD, che sulla pagina facebook del partito ha parlato di “campagna disgustosa che mortifica i diritti e continua a colpevolizzare le donne”. Al post è seguito un invito al comune di Roma a censurare il manifesto.
Decisa e rude la risposta della giovane donna disabile, testimonial della campagna, Anna B.: “Cara Monica Cirinnà, sono io, la ragazza che si è offerta di metterci la faccia per contribuire a questa campagna, in difesa della vita umana innocente. Vi definite democratici, eppure cercate di imbavagliare in tutti modi chi porta alla luce del sole la verità, cosa tipica delle peggiori dittature che hanno attraversato la storia dell’umanità… Ogni giorno vi proclamate paladini dell’inclusione sociale della diversità come la disabilità,i migranti, la comunità LGBT, etc. E io faccio parte di quella “diversità” che voi tanto dite di difendere siccome sono sorda profonda dalla nascita, perciò so bene di cosa parlo.
E di tutti i bambini disabili che vengono sterminati per mezzo della diagnosi prenatale niente da dire? D’altronde, se abbiamo il diritto di essere inclusi nella società, NESSUNO può avere l’autorità di negarcelo prima della nascita. Vi indignate così tanto per chi sostiene la vita e la maternità, perché forse è più comodo levarsi il peso strumentalizzando il vostro abominevole “diritto” di uccidere un essere umano innocente. Se NESSUNO ha il diritto di privare il prossimo della vita e della libertà, perché allora ritenete lecito per una madre sopprimere il proprio figlio che non ha modo di difendersi? La verità è che I DELITTI NON SARANNO MAI DIRITTI e noi continueremo a ripeterlo finché non avremo voce, che vi piaccia o no”.
A oltre 40 anni dalla legalizzazione dell’aborto in Italia, il dibattito è dunque ancora vivace, anche perché la legge 194 da una parte non ha affatto eliminato l’aborto clandestino (addirittura depenalizzato), dall’altra non è mai stata minimamente applicata nella parte iniziale, preventiva, quella in cui invita all’esame delle possibili soluzioni dei problemi esistenti ed impone aiuto alla rimozione delle cause che porterebbero alla IVG.
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