Trento
Arresto nigeriani: guadagni di 2.500 euro al giorno per ogni pusher e un fondo per pagare gli avvocati in caso di arresto

45 mila intercettazioni e decine di appostamenti, 16 nigeriani arrestati e numerose perquisizioni, sono il bilancio della complessa attività di indagine che ha permesso di smantellare l’organizzazione che da Verona ‘esportava’ la droga verso il Trentino.
Eroina e cocaina in un primo momento stoccate a Vicenza, venivano poi portate direttamente nella zona di piazza Dante tramite piccoli spacciatori impegnati quotidianamente a fare la spola con la città scaligera.
A capo della filiera due nigeriani, madre e figlio residenti a Verona. La donna, Agho Isoken Tina, detta ‘mamma T‘ gestiva un negozio di articoli etnici in zona via XX settembre.
Il sistema criminoso si basava su una gerarchia fortemente improntata alla violenza e all’assoggettamento da parte dei vertici verso la base. L’attività portava nelle tasche dei narcotrafficanti tra i 2000 e i 2500 euro al giorno per singolo spacciatore. I soldi venivano poi depositati in una ‘cassa comune’ che serviva poi per pagare le spese degli avvocati in caso di arresti.
Nell’ordinanza di custodia cautelare è emerso che le organizzazioni dedite allo spaccio di droga erano fortemente organizzate al loro interno, sia dal punto di vista dei ruoli assunti da ogni persona, sia attraverso tecniche di elusione della polizia. Per questa la banda di criminali era in grado di raggiungere un numero elevato di consumatori.
Le organizzazioni avevano una struttura gerarchica. Ogni persona aveva dei ruoli specifici: si passa dall’autorità delle persone al vertice, a coloro che organizzano il luogo dell’appuntamento, i clienti a cui vendere le sostanze, il prezzo e tutte le accortezze per eludere la polizia e via di seguito. Un organizzazione capillare in tutte le sue branchie impostate per fare business alle spalle dei tossicodipendenti per lo più giovanissimi.
Esisteva persino il ruolo dell’esattore. Era l’incarico che, da quanto ha scritto il giudice Borrelli, ricopriva David Johnson. L’esattore aveva il compito di farsi dare i soldi dai clienti che non avevano pagato la sostanza stupefacente. I clienti stessi ricevevano minacce di ritorsioni fisiche qualora non avessero pagato la merce acquistata.
Emmanuel Ezedinachi ricopriva invece un altro ruolo. Lui era il responsabile dell’afflusso di eroina sulla piazza di Trento e Rovereto. Ogni giorno, attraverso il pagamento di un’autista, partiva da Verona e arrivava a Trento. Alla fine della giornata ritornava nel luogo di residenza con le tasche gonfie di soldi. L’uso del taxi era un espediente che senza dubbio portava i rischi di essere individuato e fermato al minimo.
Le piattaforme social vengono utilizzate dalle organizzazioni per gestire il traffico e i contatti, e soprattutto per stabilire gli appuntamenti.
Pur non essendo oggetto di contestazione nei provvedimenti presentati ieri presso la Questura emergono anche degli episodi inquietanti che riguardano lo sfruttamento della prostituzione.
Un nigeriano della banda infatti ha «promosso l’ingresso illegale sul territorio nazionale di una donna nigeriana con lo specifico intento di avviarla alla prostituzione». La donna appena giunta a Milano come da accordi presi in Libia ha dovuto chiamare il numero dl capo della banda Mama T.
Poi la giovane africana accompagnata da un ragazzo nigeriano a Verona, è stata obbligata subito a prostituirsi. A Mama T avrebbe poi consegnato 15.000 ero frutto del meretricio che poi sono stati investiti nell’acquisto della droga poi venduta in piazza Dante
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