Trento
Ieri il sit – in dell’Oipa sotto il palazzo della provincia di Trento

Continua il braccio di ferro tra associazioni animaliste e provincia autonoma di Trento. Ieri davanti alla provincia c’è stato un sit – organizzato dall’Oipa con la presenza però di pochi militanti.
L’Oipa vuol vederci chiaro nelle cifre spese nell’operazione orsi al Casteller e per farlo ha depositato un esposto-denuncia alla Corte dei Conti col quale si chiede di indagare la Provincia.
L’atto è stato depositato il 27 dicembre tramite Pec ed è stato reso ufficiale ieri mattina in occasione del sit in di protesta che l’associazione animalista supportata dall’ex consigliere comunale Marco Ianes, ha organizzato sotto il palazzo della provincia.
Ornella Dorigatti megafono alla mano, ha elencato le cifre finora spese rifacendosi alle dichiarazione dell’assessora Zanotelli che ha riferito di 15 mila euro spesi per il mantenimento degli orsi, di 160 mila per la recinzione e di 80 mila di spese veterinarie ripartite tra tre professionisti.
In aggiunta sempre secondo quanto affermato da Ornella Dorigatti, ce ne sono altro 630 mila per adeguare il Casteller come ha dichiarato il dirigente dei Servizi Faune e Foreste dottor Giovannini nella Determinazione 554 del 2 dicembre 2020.
Quali sono le cifre realmente spese chiede Ornella Dorigatti, ma a anche a quanto potrebbe ammontare il danno d’immagine per il Trentino conseguente alla gestione degli orsi? Da questi presupposti nasce l’esposto denuncia.
Un’altra considerazione messa sul tavolo dall’Oipa: il totale spesa è del tutto ingiustificato se rapportato ai danni che l’orso ha procurato nel 2019 che ammontano a 152 mila e 689 euro ( fonte Rapporto Grandi carnivori) ed a questo punto, suggerisce la Dorigatti, la soluzione migliore non sarebbe quella di liberare gli orsi in alta quota, risolvendo in un colpo solo anche tutte le pendenze legali?
L’Oipa chiede anche il motivo del mancato investimento della Provincia per la realizzazione dei corridoi faunistici che permetterebbero a tutti gli animali selvatici di spostarsi senza attraversare i centri abitati e perché non si preveda il posizionamento diffuso di cassonetti antiorso.
Va ricordato però che nel maggio del 2020 Il Tribunale regionale di Giustizia amministrativa aveva respinto, con la sentenza numero 62 del 12 maggio 2020, il ricorso presentato da alcune associazioni animaliste contro le ordinanze del Presidente della Provincia che aveva disposto la cattura e l’eventuale abbattimento dell’orso M49.
In particolare il Tribunale amministrativo aveva riconosciuto che l’amministrazione ha valutato correttamente i presupposti di pericolo e l’urgenza di intervenire a tutela dell’incolumità delle persone e a questo fine il Presidente della Provincia si era legittimamente avvalso del potere di ordinanza attribuitogli dallo Statuto d’autonomia.
La decisione del Tar allora aveva contrastato con quella del Ministero dell’Ambiente che non aveva rilasciato l’autorizzazione alla cattura.
Cattura che l’Amministrazione provinciale aveva chiesto a fronte di un quadro chiaro supportato da precisi elementi tecnici e da un altrettanto chiaro parere di ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale).
Il Tar inoltre aveva ribadito il fondamentale principio che la protezione di ogni esemplare di orso trova un preciso limite nella tutela della sicurezza pubblica e nel pericolo per l’uomo.
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