Politica
Claudio Cia chiude la polemica: «Nessuna intenzione di rimanere in Giunta»

«Credo sia utile ribadire – scrive Claudio Cia in una nota – che non ho la minima intenzione di restare nell’incarico in giunta, qualunque sia la conclusione della “verifica” che per primo io auspico, così che tutti possano chiarire quali siano le loro intenzioni e le ragioni dell’alleanza; chiedo solo la trasparenza e l’onestà di argomentarlo. Io poi dirò la mia, in piena sintonia con la posizione, sempre chiara e coerente, espressa da Fratelli d’Italia. L’ho detto sin dall’inizio e lo ribadisco ancora oggi. Non mi presto ad alimentare azioni strumentali e pretestuose di partiti che sparano contro chi non è come loro o la pensa in modo diverso».
Il consigliere provinciale e assessore regionale chiude così la polemica aperta dopo il passaggio a Fratelli d’Italia, con il conseguente scioglimento del movimento civico «Agire per il Trentino» di cui era stato fondatore.
La polemica era stato innestata dai rappresentanti della Svp che dopo la scelta di Cia si ritrovano tra gli alleati di giunta regionale un esponente del partito di Giorgia Meloni. «Non si può fare come se niente fosse – ha dichiarato il presidente della Provincia di Bolzano e della Regione, Arno Kompatscher – la posizione di Fratelli d’Italia su minoranze ed autonomia non sono conformi a quelle della maggioranza. Ne ho già parlato con l’Obmann, Achammer, e con il presidente della Provincia di Trento, Fugatti. Serve un chiarimento».
Fioccano poi le «solite» accuse di appartenere ad un movimento post fascista che saltano fuori ad intermittenza, cioè quando fanno più comodo. In tal senso sono intervenuti i consiglieri del partito secessionista Südtiroler Freiheit, gli stessi che hanno sempre chiesto l’eliminazione della Regione: «Non è possibile che in giunta regionale sieda il rappresentante di una partito apertamente neofascista» – hanno dichiarato.
A questi, come detto, si è accodata la SVP la cui posizione sulla Regione è altrettanto nota: «L’adesione di Cia al partito postfascista di Giorgia Meloni non può essere ignorata».
Claudio Cia ha liquidato la questione con eleganza ed un pizzico di ironia e sarcasmo sottolineando le incongruenze di chi ora lo critica.
«Non posso che essere positivamente colpito da questo rinato interesse per l’Ente regionale – dichiara Cia – sinceramente fino al 25 dicembre mi è sembrato di essere andato bene a tutti i gruppi seduti in Consiglio regionale, nessuno ha mai contestato il mio operato, anzi, direi che molti sono rimasti soddisfatti del mio lavoro come Assessore regionale quando ho portato a compimento questioni di loro interesse. Penso ai 14 milioni di euro provenienti dalle casse regionali finora erogati per promuovere le forme collaborative tra gli enti locali della provincia di Bolzano, l’adeguamento dopo ben più di un decennio dei compensi stabiliti per i revisori dei conti dei Comuni con l’introduzione anche di un compenso minimo per garantire la qualità e l’affidabilità dei lavori di revisione, o la chiusura di spinose questioni sulle fusioni dei comuni trentini lasciate irrisolte dalla precedente Giunta.
Penso a tutta la serie di norme dedicate agli amministratori comunali e portate tempestivamente a termine in tempo utile per il turno generale delle elezioni: la previdenza integrativa introdotta per gli amministratori che sono lavoratori autonomi o liberi professionisti (ma anche studenti, casalinghe o disoccupati) sanando la disparità di trattamento con i lavoratori dipendenti, l’introduzione dell’indennità di fine carica per i sindaci impegnati a tempo pieno nel loro ruolo, equivalente al trattamento di fine rapporto destinato ai lavoratori dipendenti, o ancora, in tema di indennità, l’intervento per bloccare gli effetti della legge 7 del 2004 che avrebbe tagliato del 20-25 per cento le indennità dei primi cittadini e il successivo ripristino del 7% che era stato tagliato anni fa, per adattare il sistema alle crescenti responsabilità che si assumono nell’assolvimento delle loro funzioni. E altro ancora.»
Claudio Cia ha ricordato anche che fin quando ha portato avanti queste tematiche è andato tutto e nessuno ha mai avuto nulla da dire, «ecco perché non posso che percepire come improbabili e anacronistiche le “accuse” che mi vengono rivolte, – incalza ancora – ma evidentemente è più facile etichettare le persone che mettersi a confronto con le stesse. E la Regione, per come l’ho sempre vissuta e continuerò a viverla in futuro, è l’Ente del confronto. L’Ente che può favorire il dialogo tra le due Province autonome e che può dare impulso a un’Autonomia che non sia solo strumento di tutela, ma soprattutto strumento di sviluppo per il nostro territorio».
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